Il rapporto di Hrw
Il rapporto HRW sui migranti decimati in Arabia Saudita: è questo il rinascimento di Bin Salman?
I migranti hanno raccontato di essere stati maltrattati e costretti a pagare per poter uscire dai campi.
Esteri - di Umberto De Giovannangeli
“Massacri di Stato”. Un nuovo rapporto di Human Rights Watch (Hrw) accusa le guardie di frontiera saudite dell’uccisione di centinaia di migranti provenienti dallo Yemen. Molti di essi sono etiopi che attraversano lo Yemen devastato dalla guerra per raggiungere il Regno Saud. I migranti hanno detto alla Bbc di avere arti recisi da colpi di arma da fuoco e di aver visto corpi lasciati sui sentieri. L’Arabia Saudita ha respinto le accuse di uccisioni sistematiche.
Il rapporto dell’Ong, intitolato They Fired On Us Like Rain, contiene testimonianze dirette di migranti che affermano di essere stati colpiti e talvolta presi di mira con armi esplosive dalla polizia e dai soldati sauditi sul confine settentrionale dello Yemen con l’Arabia Saudita. Migranti contattati separatamente dalla Bbc hanno parlato di terrificanti traversate notturne durante le quali grandi gruppi di etiopi, tra cui molte donne e bambini, sono stati presi di mira mentre tentavano di attraversare il confine in cerca di lavoro nel regno ricco di petrolio. “Ho visto persone uccise in un modo che non avrei mai immaginato. Ho visto 30 persone uccise sul posto. Mi sono buttata al riparo di una roccia per dormire. Sentivo che c’erano varie persone che dormivano vicino a me. Poi mi sono resa conto che erano cadaveri“.
È la testimonianza della 14enne Hamdiya, che da migrante a febbraio ha attraversato il confine saudita dallo Yemen, La ricercatrice di Hrw che ha coordinato il dossier, Nadia Hardman, ha definito i risultati “osceni”. Molti dei migranti che attraversano lo Yemen devastato dalla guerra per raggiungere l’Arabia Saudita sono etiopi. Tanti di loro hanno dichiarato alla Bbc di avere arti recisi da colpi di arma da fuoco e di aver visto corpi lasciati sui sentieri. Alcuni sopravvissuti hanno raccontato di aver raggiunto lo Yemen con viaggi compiuti su imbarcazioni di fortuna sovraffollate e con cibo e acqua insufficienti.
Una volta arrivati sarebbero stati divisi dai trafficanti in gruppi, su base etnica, e sarebbero stati rinchiusi in campi di detenzione allestiti in modo provvisorio e senza assistenza medica e altri servizi di base. I migranti hanno raccontato di essere stati maltrattati e costretti a pagare per poter uscire dai campi. A chi non poteva farlo veniva ordinato di guidare il proprio gruppo nell’attraversamento del confine con l’Arabia Saudita, esponendosi così per primo agli spari della guardia di frontiera.
Faisal Othman, un migrante proveniente dall’Etiopia, ha raccontato al New York Times che lo scorso settembre lui e altre circa 200 persone che cercavano di attraversare il confine erano stati raggiunti da spari che avevano ucciso un intero gruppo di donne. Secondo le testimonianze contenute nel rapporto, in diversi casi le violenze sono proseguite anche dopo l’attraversamento del confine, quando i migranti sono stati fermati dalle guardie di frontiera saudite e portate nei centri di detenzione. Un ragazzo di 17 anni ha detto di essere stato costretto, insieme ad altri ragazzi che erano con lui, a stuprare due donne mentre gli agenti li guardavano, e ha aggiunto che un membro del suo gruppo che si era rifiutato di farlo era stato ucciso sul posto da un agente.
Nel rapporto si stima che il numero di migranti uccisi nei 15 mesi analizzati sia almeno nell’ordine delle centinaia, ma si aggiunge che il bilancio complessivo potrebbe raggiungere le migliaia. In totale 3.442 persone avrebbero attraversato il confine, e ci sarebbero stati centinaia di morti per ogni attraversamento. Sarebbe questo il “Rinascimento saudita”?