Lo scontro
Perché il Terzo polo è nato morto ed è già a pezzi
Ieri l'ultimo capitolo con la richiesta di Roberto Giachetti (Italia Viva) di separare i gruppi parlamentari. Carlo Calenda: "Tra noi differenze rilevanti". Pochi giorni fa la polemica per le cene al Twiga
Politica - di Andrea Aversa
La questione della destinazione dei fondi dei due partiti rispetto alla possibilità di crearne uno nuovo, nato dalla loro fusione. Le differenze su alcuni temi che hanno schierato questi stessi partiti in modo differente, a volte all’opposizione, a volte con la maggioranza (ad esempio come il salario minimo e il premierato). Le dimissioni del Ministro Daniela Santanché e le cene nel suo locale, il Twiga. Stiamo parlando di Azione e Italia Viva e ovviamente dei due rispettivi leader, Carlo Calenda e Matteo Renzi. Queste le parole pronunciate ieri da Roberto Giachetti (Iv) ai microfoni di Radio Leopolda: “Ha ancora senso che Azione e Italia viva continuino a stare insieme? Diamo un elemento di chiarezza, ognuno starà dalla sua parte, e sapremo che abbiamo anche un altro avversario politico. Ma continuare così mi sembra assolutamente non solo devastante ma anche deprimente. Ma questa è la mia opinione che sicuramente non sarà raccolta“.
Perché il Terzo polo è nato morto ed è già a pezzi
Sembrano affermazioni da pietra tombale su quel progetto politico noto come Terzo polo. Ma perché il Terzo polo è nato morto ed è già a pezzi? Il progetto aveva l’obiettivo di dar vita a uno spazio di centro e liberale in grado di attirare l’elettorato moderato di destra e di sinistra. Di questo spazio fanno parte gran parte di quei cittadini che si sono astenuti in occasione degli ultimi appuntamenti elettorali. Un’idea non malvagia per chi non avrebbe votato il Partito Democratico a 5 Stelle e una destra sempre più fascio – leghista. Ma le basi del progetto sono sempre state deboli.
Fondamenta poco solide
Innanzitutto partiamo dai due leader. Calenda e Renzi sono due prime donne. Sono due personalità vulcaniche e forti. Sarebbe stata una mission impossibile che il loro idillio fosse durato. Del resto l’accordo tra i due è stato siglato in fretta e furia solo sull’aspetto dei numeri. Ovvero per ottenere la percentuale necessaria per entrare in Parlamento. Solo pochi giorni prima il Segretario di Azione aveva rotto il patto fatto con il Pd. Il Presidente di Italia Viva è stato forse più preso dalla direzione de Il Riformista e dalle polemiche che un giorno si e l’altro pure lo riguardano in merito alle sue attività di consulente e conferenziere. Sta di fatto che così come lo è stato il Pd renziano anche questo del Terzo polo è stata un’occasione sprecata che ha prima illuso e poi deluso chi ci ha creduto. E forse i primi a non crederci sono stati proprio Calenda e Renzi. Vediamo cosa accadrà in vista delle Europee, elezioni che hanno la soglia del 4%.