Governo in affanno

Perché il Pil cala, le contraddizioni del centrodestra sui dati dell’andamento economico

Le contraddizioni di questo centrodestra sui dati dell’andamento economico sono più gravi di quel poco o nulla da loro fatto fino ad oggi

Politica - di Iuri Maria Prado

2 Agosto 2023 alle 20:30

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Perché il Pil cala, le contraddizioni del centrodestra sui dati dell’andamento economico

Il discorso del tiranno antico che imputa al volere di Dio la propria missione, o il comizio del più recente capopopolo che reclama fedeltà al regime, non sono che forme aggiornate e specializzate dei gesti e delle smorfie a denti scoperti con cui lo scimmione dominante riafferma, e appunto formalizza, le ragioni del proprio ufficio di supremazia sul branco.

Si tratta in tutti i casi di comunicazione, e governare è anche questo: fare comunicazione. Propaganda, persino. È così da quando l’uomo ha primitivamente organizzato la propria struttura sociale: la chiacchiera con cui il potere giustifica e prova a perpetuare sé stesso. Ma proprio per questo, proprio perché la comunicazione governativa non è un’altra cosa rispetto al governo e, anzi, “è” governo, essa inchioda a sé stessa la responsabilità del potere che vi ricorre per accreditarsi. Negli ordinamenti democratici, almeno.

Nei quali una dichiarazione erronea o mendace a copertura di un provvedimento sbagliato, così come l’intestazione di un merito inesistente, incolpano anche più gravemente il titolare del potere esecutivo. Ecco perché le contraddizioni e gli affanni governativi sui dati spiacevoli dell’andamento economico del Paese sono anche più gravi del poco o nulla sinora messo in campo dalla maggioranza di centrodestra per affrontare la crisi. Se qualche settimana fa incarichi i tuoi addetti alla grafica e all’immagine di confezionare un manifesto che mena vanto del calo dei prezzi, e lo fai proprio mentre risuonano gli strilli dei tuoi manipoli contro la Bce che continua ad alzare i tassi, quello fai: denunci che, se fosse stato per te, non li avresti alzati, e pace se quella discesa dei prezzi si doveva esattamente alle politiche sui tassi che contestavi.

Se qualche settimana dopo ti si rivoltano contro i dati sul Pil, allora tu puoi dare la colpa alla signora Lagarde: ma la tua sciocca requisitoria fa risultare anche meglio, e cioè peggio, il desertico panorama della tua azione in campo economico. Da questo punto di vista, a paragone dell’economia che arretra è molto più malgoverno la propaganda che, non potendo rinnegare quell’emergenza di sistema, ne addossa la colpa alla cospirazione straniera. Con il dettaglio supplementare che “l’Europa” di cui ci si duole – ma solo quando non è disponibile a farsi greppia sovranazionale – è un consorzio che abbiamo scelto, non un protettorato cui opporre lamentazioni o pretese assolutorie quando la regola ci sta stretta.

Se qualcuno in quella maggioranza avesse non dico cultura, ma appena un accenno di sensibilità storico-politica, capirebbe quanto la comunicazione del governo (che è come dire, appunto, “il governo”) riproduca quasi fotograficamente la retorica classica della media e fungibile autocrazia non importa se sudamericana o asiatica o africana, fascista o comunista non importa, rivoluzionaria o contro-rivoluzionaria non importa: il male che vien da fuori, l’ingiustizia che vien da fuori, la congiura del potere forestiero; e l’onestà nazionale, le purezze nazionali, le virtù del popolo e di chi lo dirige come bastioni valorosamente avversi ai quei tentativi di perfida sopraffazione. C’è qualcosa da cui il governo dovrebbe guardarsi anche con più attenzione, rispetto ai tocchi di inettitudine di cui sta dando prova: ed è la propensione strapaesana alla iattanza col vento in poppa e al vittimismo recriminatorio quando cambia l’aria. Che è, già in sé, governare male.

2 Agosto 2023

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