La critica al Presidente

Criticare Mattarella non vuol dire delegittimarlo, non ci sono luoghi inviolabili per un giornale

L’Unità è tornata in edicola per essere quel giornale. Che non ha luoghi proibiti. Non conosce opportunità superiori. E che costruisce la sua credibilità su questo principio.

Editoriali - di Piero Sansonetti

29 Luglio 2023 alle 11:30 - Ultimo agg. 29 Luglio 2023 alle 12:55

Condividi l'articolo

Criticare Mattarella non vuol dire delegittimarlo, non ci sono luoghi inviolabili per un giornale

Ho ricevuto molte telefonate, ieri, di amici e compagni che protestavano per il titolo dell’Unità su Mattarella. Titolo durissimo: “Pessimo discorso di Mattarella, frasi fatte sui migranti e attacco al Parlamento”. Questi compagni e amici mi hanno detto che secondo loro Mattarella è l’ultimo presidio alla Costituzione che resta all’interno dei poteri di Stato, e che delegittimarlo è uno sbaglio molto grave. Io non credo che quel titolo possa delegittimare nessuno. Criticare non è delegittimare, neanche quando la critica è molto aspra.

Penso invece che un giornale non debba mai avere tabù, luoghi inviolabili per ragioni superiori. Mi ricordo quella sera di domenica di quasi 40 anni fa, quando ero caporedattore di questo giornale e mi arrivò una telefonata da Botteghe Oscure, da un dirigente importante – credo di ricordare che fosse Occhetto – il quale mi chiese se era vero che il giorno dopo sarebbe uscito con l’Unità un numero di Tango – l’inserto satirico del giornale – che sbeffeggiava il segretario del partito (Alessandro Natta). Risposi la verità: “Non so. Mi informo”.

Scesi in tipografia e trovai l’allora giovanissimo Giovanni De Mauro che stava impaginando Tango e in prima pagina c’era proprio Natta, nudo, che ballava al suono dei pifferi di Craxi e Andreotti. Chiamai sgomento il direttore, che era Gerardo Chiaromonte, e gli chiesi cosa dovevo fare. Lui mi disse proprio così: “Non ci sono luoghi inviolabili per i giornali. Io non censuro. Non rispondere più al telefono. Neanch’io rispondo. Poi domani vediamo come riparare…”. Qualche mese dopo l’Unità di Chiaromonte pubblicò un titolo che diceva così: “Fu fatto tutto per salvare Gramsci?”. Era un attacco violento a Togliatti. Chiaromonte era togliattiano ma neanche Togliatti era tabù.
Chiaromonte, per me, resta la bussola della mia professione.

L’Unità è tornata in edicola per essere quel giornale. Che non ha luoghi proibiti. Non conosce opportunità superiori. E che costruisce la sua credibilità su questo principio. Io credo che il discorso di giovedì di Mattarella – ottimo sui temi dell’ambiente – sia stato un pessimo discorso, pieno di doppia morale, sugli immigrati e sui massacri dei tunisini. È pessimo anche nell’attacco all’articolo 82 della Costituzione che definisce i poteri del Parlamento sul terreno delle inchieste. Perciò abbiamo scritto che era pessimo. Altre volte abbiamo applaudito il Presidente. Continueremo a fare le due cose. Con lui come col presidente del Consiglio (col premier però sarà molto, molto difficile trovare l’occasione per applaudire…).

29 Luglio 2023

Condividi l'articolo