Le violenze
Massacro nel carcere di Guayaquil, 31 morti e 14 feriti nella rivolta dei detenuti in Ecuador
Esteri - di Redazione Web
Almeno 31 morti e 14 feriti nel carcere di Guayaquil in Ecuador, dove da sabato è in corso una rivolta dei detenuti. Le violenze sono scattate dopo che il governo ha dichiarato lo stato di emergenza in tutte le carceri. E si sono estese anche ad altre carceri: in altri 13 istituti i detenuti hanno proclamato uno sciopero della fame e preso in ostaggio 96 guardie carcerarie per sollecitare migliori condizioni sanitarie e cibo. Dal 2021 le rivolte nelle carceri ecuadoriane hanno provocato almeno 420 vittime, alcune decapitate o bruciate vive.
La Penitenciaría del Litoral di Guayaquil è considerata una delle carceri più pericolose dell’Ecuador. Quando esplodono le rivolte scattano le spedizioni e le vendette trasversali tra i membri legati ai cartelli di narcotrafficanti avversi. Il Paese è un centro chiave nel traffico di cocaina in Sudamerica. L’istituto di Guayaquil ha una capacità di circa 9.500 detenuti ma nel primo semestre di quest’anno il limite della capienza è stato superato di quasi tremila unità. Soltanto lo scorso aprile in una rivolta erano stati uccisi tre detenuti.
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Undici i massacri in meno di due anni di tempo nelle carceri in Ecuador. Già nel maggio 2019 e nell’estate 2020 il governo di Quito aveva decretato due cosiddetti “stati di eccezione” per ristabilire l’ordine nelle prigioni, attribuendolo agli scontri tra bande criminali. A febbraio 2021 erano stati 79 i morti. 21 a Guayaquil, altri 33 nella prigione meridionale di Turi, a Cuenca, e 8 a Lacatunga, a Cotopaxi. I tre istituti ospitavano circa il 70% della popolazione carceraria del Paese, ricordava El Pais, con 38mila detenuti ritenuti legati ai cartelli. A ottobre 2021 erano stati 118 i morti negli scontri che erano durati per giorni nello stesso carcere di Guayaquil: era stato definito il peggior massacro all’interno di un carcere nella storia dell’America Latina. Per sedare la rivolta erano stati impiegati 900 ufficiali e membri di unità tattiche.
Questa mattina i militari e la polizia sono entrati nella prigione per ristabilire l’ordine e cercare armi, munizioni, esplosivi e altri oggetti illegali utilizzati nella rivolta in corso. Gl agenti hanno trovato fucili a lungo raggio, un lanciagranate, giubbotti antiproiettile, armi bianche, cellulari e radio usati per le comunicazioni interne. Il dato sui morti è stato confermato dalla Procura generale dello Stato. Il governo ha disposto il dispiegamento di 1.500 agenti di sicurezza per contenere le violenze.
I problemi che affliggono gli istituti sono il sovraffollamento, la facilità di accesso ad armi e stupefacenti, la mancanza di registri attendibili sulla popolazione carceraria. Il presidente Guillermo Lasso lo scorso maggio ha firmato un decreto che autorizza le Forze Armate ad avviare azioni con “tutti i mezzi a loro disposizione” contro il “terrorismo” nel territorio nazionale. Anche le organizzazioni criminali sono considerate terroristiche. Lo stesso decreto ha previsto l’apertura di eventuali azioni penali nei confronti dei militari nell’esercizio delle azioni “anti terroristiche”.