Un Paese spaccato in due

“Giorno buio per la democrazia”, la protesta hi-tech sui giornali israeliani: prima pagina nera contro la riforma della giustizia

Esteri - di Carmine Di Niro

25 Luglio 2023 alle 13:32

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“Giorno buio per la democrazia”, la protesta hi-tech sui giornali israeliani: prima pagina nera contro la riforma della giustizia

Una pagina nera, letteralmente, della storia recente di Israele. Così la ‘Protesta hi-tech‘, un gruppo impegnato contro la riforma della giustizia del governo Netanyahu, ha voluto definire la giornata di lunedì, quando il Parlamento israeliano, la Knesset, ha approvato la prima fase della contestata riforma.

All’indomani dell’approvazione della cosiddetta ‘limitazione della clausola di ragionevolezza‘ il quotidiano liberal Haaretz, ma anche altri giornali del Paese, sono andati in stampa e in edicola con una prima pagina totalmente in nero. È il segno di protesta appunto della ‘Protesta dell’hi-tech’ che, con un annuncio a pagamento su alcuni quotidiani, hanno voluto sottolineare lo sdegno e la contrarietà per la mossa dell’esecutivo Netanyahu, quello più a destra nella storia di Israele: “Un giorno nero per la democrazia israeliana. 25/7/2023”, si legge in fondo alla pagina.

Prima pagina identica anche sul popolare tabloid Yediot Ahronot, sul suo supplemento economico Calcalist e anche su Israel ha-Yom: un free press indipendente, ma spesso vicino alle posizioni del governo. “L’hi-tech – hanno scritto su Twitter gli organizzatori della protesta – non può prosperare senza una democrazia stabile. Dove non c’è democrazia, non c’è economia e non c’è hi-tech”.

La riforma della Giustizia proposta dal governo di Benjamin Netanyahu intende limitare i poteri della Corte Suprema a vantaggio del potere esecutivo e legislativo: una minaccia all’equilibrio alla divisione dei poteri dello Stato, è la denuncia dei contestatori della riforma, anche perché Israele non ha una Costituzione ma solo alcune Leggi fondamentali.

La prima parte della riforma, quella sulla ‘limitazione della clausola di ragionevolezza’, è passata con 64 voti favorevoli e zero contrari, con le opposizioni che hanno lasciato la Knesset in segno di protesta. Uno scontro durissimo: a nulla è valso anche il tentativo di mediazione tra governo e opposizioni del presidente dello Stato Isaac Herzog.

A scatenare le proteste soprattutto la norma sul concetto giuridico della “clausola di irragionevolezza” che impedirebbe alla Corte Suprema di bloccare e abolire provvedimenti amministrativi approvati dal governo. Sarebbe possibile annullare le sentenze della Corte Suprema con un voto a maggioranza semplice in parlamento. La riforma prevede anche nuove norme per le nomine dei Giudici della Corte Suprema e dei tribunali inferiori che aumenterebbero i membri della commissione che nomina i giudici e all’interno di questa i membri scelti dal governo che diventerebbero la maggioranza. Altri punti riguardano il reato di corruzione per membri del governo e la sospensione dei poteri del primo ministro.

Decine di migliaia di persone si sono riversate nelle strade della capitale, di Tel Aviv, e in numerose località del Paese, per protestare contro la riforma. Netanyahu nella serata di lunedì interviene per calmare gli animi, realizzando però l’effetto opposto col suo rivendicare i risultati ottenuti dal governo: “Quello di oggi è stato un passaggio democratico necessario volto a ristabilire l’equilibrio tra i poteri dello Stato”, ha detto il premier, dicendosi comunque disponibile a tornare al dialogo con le opposizioni pe trovare un compromesso “entro novembre”.

Appello rispedito al mittente dal leader dell’opposizione centrista Yair Lapid: “La dichiarazione di Netanyahu di stasera è un’altra menzogna. Questo governo di estremisti e fanatici non può fare a pezzi la nostra democrazia a mezzogiorno, e mandare Netanyahu a dialogare la sera”.

A pesare sulla situazione è però il coinvolgimento nelle proteste dell’esercito: nei giorni scorsi oltre 10mila riservisti, inclusi centinaia di piloti e membri di unità di élite hanno annunciato di essere pronti a non presentarsi più in servizio per protesta, compromettendo così un settore basilare per la vita stessa del Paese come la difesa. E ora pure il personale ospedaliero sceglie la linea dura, entrando in “modalità Shabbat”. L’Associazione Medica Israeliana ha infatti annunciato uno sciopero generale che potrebbe paralizzare il sistema sanitario nazionale.

25 Luglio 2023

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