Il governo fascista

Chi era Roberto Farinacci, uno dei più agguerriti e feroci dirigenti fascisti

Farinacci alla famosa riunione del Gran consiglio del 25 luglio presentò una mozione contrapposta alla mozione Grandi. Fu sconfitto.

Editoriali - di David Romoli - 25 Luglio 2023

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Chi era Roberto Farinacci, uno dei più agguerriti e feroci dirigenti fascisti

Roberto Farinacci è nato ad Isernia nel 1892. Era figlio di un ufficiale dell’esercito che si trasferì a Cremona quando Roberto era molto piccolo. Giovanissimo, a 15 anni, si iscrisse al partito socialista. Faceva parte della corrente di Leonida Bissolati. A 17 anni lasciò la scuola e si mise a lavorare in ferrovie. Nel 1914 guidò il fronte interventista, che aveva spaccato anche il partito socialista. Guidò in città un corteo che però fu attaccato e disperso da militanti socialisti e cattolici.

I cattolici erano guidati dal futuro dirigente Dc Guido Miglioli. Farinacci passò alla corrente di Mussolini e nel 1919 partecipò alla famosa riunione di piazza San Sepolcro nel corso della quale nacquero i fasci di combattimento. Da quel momento è sempre stato un dirigente organico del partito fascista e il capo assoluto dei fascisti di Cremona. Era tra i più agguerriti e feroci dirigenti del fascio. Il 28 ottobre del 22 guidò l’insurrezione di Cremona e conquistò la prefettura prima ancora che si concludesse la marcia su Roma. Coi vertici fascisti ebbe un rapporto alterno. Era stimato per la sua fortissima presa popolare, ma temuto per la sua rozzezza e per l’eccessivo estremismo. Mussolini lo mise da parte, ma lo riportò ai posti di comando nel 1942.

Farinacci alla famosa riunione del Gran consiglio del 25 luglio presentò una mozione contrapposta alla mozione Grandi. Fu sconfitto. Fuggì in Germania. Riprese una funzione di governo con la repubblica di Salò. Il 25 aprile del ‘45, mentre era a Milano, incontrò il suo vecchio nemico Guido Miglioli che gli offrì la resa e la salvezza. Rifiutò. Iniziò la fuga verso Bergamo, in auto, ma fu intercettato da una pattuglia di partigiani. Catturato, portato a Vimercate (la cittadina più vicina) e processato in piazza. La Dc provò a salvarlo, ma fu condanna a morte. Eseguita immediatamente nella piazza del Paese. Chiese di essere colpito al petto. Gli dissero di no: alla schiena. Lui però riuscì a girarsi e fu fulminato da un colpo al cuore.

25 Luglio 2023

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