Parola al professore

Intervista a Donald Sassoon: “Il vento della destra soffia anche tra i labour”

«Il leader Starmer si è spostato su posizioni di centrodestra, quando vinceranno le elezioni si troveranno in una situazione economica catastrofica»

Interviste - di Umberto De Giovannangeli

14 Luglio 2023 alle 14:00 - Ultimo agg. 14 Luglio 2023 alle 15:18

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Intervista a Donald Sassoon: “Il vento della destra soffia anche tra i labour”

Il vento di destra che spira in Europa investe anche il Regno Unito. E sposta a destra anche il Partito laburista. L’Unità ne discute con uno dei più autorevoli storici inglesi e della sinistra europea: il professor Donald Sassoon, allievo di Eric J. Hobsbawm, professore emerito di Storia europea comparata presso il Queen Mary College di Londra, autore di numerosi libri di successo.

Professor Sassoon, in Italia si è molto scritto e parlato di un “feeling politico” tra Giorgia Meloni e il premier britannico Rishi Sunak. Il Tory Party si è radicalizzato a destra?
Il Partito conservatore di oggi è ben diverso da quello degli anni ’50, il Tory Party di Anthony Eden e di Harold Macmillan. Il Partito conservatore che aveva accettato il sistema di salute pubblica, il partito di Edward Heath che aveva accettato l’Europa. L’attuale Partito conservatore è un partito profondamente diviso, litigano in continuazione e per il momento la maggioranza, quella che è al governo con Sunak, è euroscettica, come lo era il suo predecessore al 10 di Downing Street, Boris Johnson, per non parlare di Liz Truss che, per grazia di dio, è stata primo ministro per solo 44 giorni. Quella di essere contro l’Europa è una posizione nuova.

In che senso?
Prima c’era un euroscetticismo di Margareth Thatcher che affrontava l’Europa per cercare di ottenere il massimo in quell’ambito. Poi c’è la questione dell’immigrazione. Questione in sé non è nuova in Inghilterra. Abbiamo immigrazione dall’Europa dell’Est, degli ebrei, degli italiani, dalla fine dell’800. La cosa è continuata, per la fortuna del Paese, negli anni’50. Poi c’è stato chi, come Enoch Powell del Partito conservatore, aveva detto: possiamo ammetterne di più, perché sono diversi da noi, non hanno gli stessi valori. Enoch Powel fu costretto da Edward Heath a dare le dimissioni dal governo. Questa fazione era in minoranza. Ora invece sono in maggioranza. Questo è il grande cambiamento. Il Partito conservatore si è spostato a destra, come peraltro quasi tutta l’Europa.

Da storico avendo come orizzonte non solo l’Inghilterra ma l’Europa nel suo complesso, come lo spiega questo vento di destra generalizzato?
Ci sarebbe un lunghissimo discorso da fare, materia per un saggio più che per una intervista. Diciamo che gli errori della sinistra hanno pesato sul fatto che la destra abbia cominciato a fare discorsi un po’ razzisti, anti migranti, che nessun altro osava fare, legittimandoli sempre più. Basta pensare all’estrema destra in Germania, un Paese dove essere un partito di estrema destra fino a qualche tempo fa era inammissibile o quasi, perché ricordava Hitler, Auschwitz…Adesso l’AfD, sta risalendo. In Francia è probabile, comunque possibile, che dopo le stupidaggini di Macron, Marine Le Pen venga eletta presidente. Non deve stupire che anche in Italia, dopo la cosiddetta “discesa in campo” di Berlusconi e la legittimazione della destra post fascista, questa destra è cresciuta fino a conquistare la leadership di governo con Giorgia Meloni. L’estrema destra è in crescita anche in Grecia, come testimoniano i risultati delle ultime elezioni, e in Spagna. È un fenomeno europeo e americano, pensiamo a Trump, ma si potrebbe aggiungere Bolsonaro, quando è stato eletto presidente del Brasile, o Modi in India. C’è un aumento della destra un po’ dappertutto.

Tornando al caso inglese, ma con un’ottica “globale”. Si può dire che la forza della destra risieda anche nella debolezza della proposta politica della sinistra? Com’è lo stato di salute oggi del Partito laburista inglese?
Il Labour Party ha capito che per vincere le prossime elezioni, meno fa promesse e meglio è. Perché il Partito conservatore è in una tale situazione di lotta interna, d’incertezza, che è quasi certo che perderà le prossime elezioni. Ma questo non dovrebbe far gioire particolarmente chi è di sinistra…

Perché professor Sassoon?
Intanto perché anche il leader del Labour, Keir Starmer, si è spostato su posizioni di centrodestra. Malgrado il momentaneo successo nel 2017 di Jeremy Corbyn, il Labour Party ha deciso che bisogna stare sul centro se non addirittura sul centro-destra. Quando i laburisti vinceranno le elezioni, al contrario del ’97 quando a vincere fu Tony Blair e il Labour Party governò per tredici anni, il Labour di Starmer dovrà aspettarsi una situazione economica catastrofica. Con servizi pubblici che non funzionano, anche perché non riescono a reclutare medici, infermieri. Per motivi personali in questi mesi sono dovuto andare parecchie volte in vari ospedali. Se non ci fossero gli immigrati, i nostri ospedali non funzionerebbero. Il paradosso è che abbiamo più bisogno di immigrati oggi più di prima, e comunque continuano a venire extracomunitari. Da un lato si dice peste e corna di loro, dall’altro, però, ne abbiamo bisogno.

Si può dire, per usare una formula gramsciana, che questa destra, in Inghilterra ma non solo, abbia vinto la battaglia dell’egemonia culturale sulla sinistra?
No, al contrario. L’egemonia culturale, che è una cosa complicata da spiegare, è ancora nelle mani dei cosiddetti progressisti. Le università, una parte dei media, almeno quelli televisivi, i giovani soprattutto. Se avessero votato solo i giovani saremmo rimasti nell’Unione Europea. Questa è una destra di vecchi di destra. Non ha vinto affatto la battaglia culturale. Ma forse vincere la battaglia culturale non è così importante come sembrava.

Per tornare all’attuale premier britannico, Rishi Sunak. Come lo definirebbe?
Un tecnocrate senza carisma. Come peraltro definirei Keir Starmer. Bisogna dire, ad onor del vero, che dopo Boris Johnson la gente è quasi contenta di avere a Downing Street uno che sembra normale.

Quali sono i punti di forza del suo profilo politico, sul piano programmatico?
I programmi dei due partiti maggiori, almeno sulla carta, o per meglio dire le promesse che stanno propinando, sono quasi uguali. Dicono tutti e due votate per me e ci sarà la crescita economica. Il che non è una cosa molto originale. Non ho mai sentito in tutti questi anni uno che si candida alle elezioni dicendo votate per me e ci sarà la depressione.

Si può affermare allora che stia vincendo una sorta di pensiero unico?
No. Sta vincendo la comprensione che l’era del cosiddetto neo liberismo è finita, l’ideologia che bisogna dare più spazio al mercato, una sorta di idolatria più che di ideologia. Questo neanche Rishi Sunak lo crede davvero, anche se lo ripete in continuazione. In realtà devono stare molto attenti all’inflazione. E per battere l’inflazione devono far salire i tassi d’interesse. E facendoli salire diminuiscono le possibilità d’investimenti produttivi da parte del mercato. Non ci sarà un tasso di crescita alto, forse non ci sarà per nulla una crescita. La situazione continuerà a peggiorare.

Di fronte a questo scenario, lucidamente pessimista, visto da Londra c’è uno spiraglio di ottimismo?
No, non c’è uno spiraglio di ottimismo. Il Regno Unito è fuori dall’Unione Europea, e la stessa Ue non vive una situazione particolarmente florida. E già questo potrebbe bastare per non indulgere all’ottimismo, neanche a quello della volontà. Ma c’è di più.

Cos’altro ancora, professor Sassoon?
Le inevitabili conseguenze della guerra in Ucraina, la quale potrebbe durare ancora per anni, con richieste tipo che l’Ucraina entri nell’Unione Europea, cosa completamente utopica, essendo l’Ucraina già prima della guerra il paese che sul piano economico ha fatto peggio dopo la fine del comunismo, peggio addirittura della Russia. Dunque non entrerà nell’Unione Europea. A tutto ciò si aggiunge la lotta tra la Cina e gli Stati Uniti, con questi ultimi che fanno finta di dire che la Cina è un pericolo militare. Un’assurdità. La Cina ha solo una base militare fuori dai confini nazionali, a Gibuti, come l’Italia, mentre gli americani hanno più di ottocento basi. Quella tra Stati Uniti e Cina è una “guerra” economica, in cui gli Stati Uniti cercano di bloccare l’espansione cinese. Contro questo c’è però una parte tutt’altro che marginale delle grandi corporation americane che hanno bisogno della Cina. Apple senza la Cina sarebbe nei guai. Abbiamo il paradosso che un Paese capitalista come gli Stati Uniti, che per decenni ha inneggiato al libero mercato, al libero scambio, cerca adesso di diminuire il libero scambio, mentre la Cina, diretta da un Partito comunista, è completamente a favore del libero scambio.

A proposito della guerra, perché Sunak sembra ancora più “interventista” dello stesso Biden?
No, è meno interventista. Biden ha deciso di mandare all’Ucraina le cluster bomb, le bombe a grappolo, invece Sunak si è rifiutato di farlo. La Gran Bretagna ha firmato il trattato internazionale che vieta le cluster bomb. A parole, Rishi Sunak, come lo era Boris Johnson, è un entusiasta sostenitore dell’Ucraina, ma nella pratica non ha ancora mandato gli aerei che aveva promesso e non manderà certo le cluster bomb.

È dunque più propaganda che sostanza?
Direi proprio di sì. D’altro canto, ormai quasi tutto è più propaganda che sostanza.

14 Luglio 2023

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