Nonnismo in caserma
Emanuele Scieri fu ucciso, condannati per omicidio due ex caporali della Folgore: la sentenza dopo 24 anni

Ventiquattro anni dopo spera di aver ottenuto giustizia. È il sentimento che prova Isabella Guarino, la mamma di Emanuele Scieri, il giovane siciliano di Siracusa trovato morto ai piedi di una torre della caserma Gamerra di Pisa il 16 agosto del 1999.
Lui, neo laureato in Giurisprudenza che aveva iniziato la pratica in uno studio legale, viene chiamato sotto le armi all’età di 26 anni e finito il Car (il centro addestramento reclute) a Firenze, viene trasferito alla caserma Gamerra: lì troverà la morte. Ad ucciderlo, come accertato 24 anni dopo, gli ex caporali della Folgore Alessandro Panella e Luigi Zabara.
La Corte d’Assise di Pisa li ha condannati rispettivamente a 26 e 18 anni di reclusione per omicidio volontario, oltre al pagamento delle spese processuali e all’interdizione dai pubblici uffici nonché al risarcimento dei danni. I pm Alessandro Crini e Sisto Restuccia avevano chiesto condanne a 24 e 21 anni.
Secondo quanto ricostruito dalla Procura i due imputati assieme al terzo commilitone Andrea Antico (processato nel novembre 2021 con rito abbreviato e assolto) la sera del 13 agosto 1999 fecero spogliare Scieri e, dopo averlo picchiato, avrebbero obbligato Emanuele a salire sulla torre di asciugatura dei paracaduti e poi avrebbero fatto pressione con gli scarponi sulle nocche delle sue dita. Per questo Scieri cadde mentre i caporali si diedero alla fuga, provocando la sua morte: il giovane militare di leva morì dopo qualche ora di agonia ed un soccorso immediato avrebbe potuto salvarlo. Il suo corpo verrà trovato soltanto tre giorni dopo.
Panella e Zabara si sono sempre dichiarati innocenti e, tramite i loro avocati, hanno annunciato ricorso contro la sentenza di condanna: la loro difesa, composta dai legali Andrea Cariello, Andrea Di Giuliomaria e Maria Teresa Schettini, ha sempre contestato la ricostruzione della Procura.
I pm hanno duramente accusato anche i vertici della caserma Gamerra, dove c’era un pesante clima di nonnismo, coperto dai militari di alto grado. Imputati per favoreggiamento erano infatti anche l’ex maggiore Salvatore Romondia e l’ex generale Enrico Celentano, entrambi assolti assieme ad Antico nel processo con rito abbreviato, sentenza già appellata dalla Procura di Pisa.
Oltre alla condanna inflitta ai due ex caporali per omicidio volontario aggravato da futili motivi, la Corte d’Assise di Pisa ha condannato anche il ministero della Difesa al risarcimento dei danni alle parti civili, fissato in 200mila euro di provvisionale per la madre di Emanuele e 150mila euro per il fratello Francesco Scieri. Il ministero della Difesa appariva nel processo anche come parte civile e dunque, oltre ai familiari della vittima, i due ex caporali dovranno risarcire lo stesso ministero con 80mila euro.
Proprio la madre di Emanuele si sfoga a Repubblica dopo l’attesa sentenza: “Dopo 23 anni non perdono chi non si è mai pentito di avere ucciso mio figlio. Mi illudevo di trovare pietà in chi ha ammazzato Emanuele. Non è stato così“. Isabella ricorda in particolare come da parte dei due ex caporali non c’è “mai stato il minimo rimorso nelle loro parole, mai un tentativo per avvicinarci e chiedere scusa. Uno di loro, Panella, ha anche tentato di fuggire all’estero. Non mi si può chiedere di perdonare. Abbiamo lottato per 23 anni senza sosta, nel frattempo mio marito è morto. E adesso arriva un primo spicchio di verità”.