Parola al filosofo
“Dobbiamo capire perché la gente vota i nazisti”, parla Angelo Bolaffi
«Ma non è che ogni volta che viene eletto un sindaco dell’AfD bisogna pensare che siamo al 30 gennaio del 1933. La sinistra tedesca regge perché in Germania reggono ancora i partiti»
Interviste - di Umberto De Giovannangeli
Il vento di destra che scuote l’Europa può travolgere anche la Germania? L’Unità ne discute con Angelo Bolaffi. Filosofo della politica e germanista, dal 2007 al 2011 è stato direttore dell’Istituto di cultura italiana a Berlino. È membro della Grüne Akademie della Böll Stiftung di Berlino e del direttivo di Villa Vigoni “Centro italo-tedesco per l’eccellenza europea”, e autore di numerosi saggi.
L’impetuoso vento di destra che da est a ovest, da nord a sud sta scuotendo l’Europa può scuotere se non travolgere anche la “locomotiva d’Europa”: la Germania?
Negli anni ’30 del secolo scorso fu l’ultimo Paese a cedere. Però ha ceduto. Per ora mi pare che sia attrezzata. D’altro canto, non possiamo confondere il 30 per cento nazionale avuto dalla Meloni con l’elezione di un sindaco di Alternative für Deutschland in un paese di novemila abitanti o con un consigliere regionale di una regione sperduta dell’est di Germania. Bisogna sempre mantenere le proporzioni. Si tratta sempre di un partito, l’AfD, che era nato inizialmente nelle regioni dell’ovest della Germania, promosso da professori liberali ma anti-Maastricht, anti euro. Dopo il 2015, con lo shock dell’arrivo di un milione di migranti e la Wir schaffen das (Ce la faremo), lo slogan utilizzato allora dalla cancelliera Merkel, si è aperta, soprattutto nelle regioni dell’est, una reazione anti immigrati e lì l’AfD ha trovato un campo fertile. I paragoni sono sempre azzardati, a volte però aiutano a capire meglio…
Azzardi questo paragone, professor Bolaffi.
Un secolo dopo, siamo ad una svolta di un certo tipo. Però non possiamo pensare che sia sempre la stessa cosa. Allora, un secolo fa, iniziò Das Zeitalter des Faschismus (l’epoca dei fascismi). Oggi sarebbe sbagliato pensare che c’è la stessa cosa. Certamente siamo in una fase che mette fortemente in discussione le istituzioni liberaldemocratiche e le conquiste del glorioso periodo post Seconda guerra mondiale. Questo sì. Che le istituzioni democratiche siano in grado di reggere lo vedremo. Quel che so è che in Italia è avvenuto qualcosa che per la mia generazione sarebbe stato impensabile. Se qualcuno mi avesse detto dieci anni fa che la leader del partito post fascista sarebbe diventata presidente del Consiglio, lo avrei preso per matto. Ma questo è avvenuto. Non basta dire, vale per l’Italia come per la Germania, che sono voti di protesta e basta. Così ci mettiamo a posto l’animo e diamo una legittimazione a questi voti. Sono cose più complicate. Di fronte alla guerra, di fronte alle migrazioni, generalmente i Paesi vanno a destra.
Quanto pesa nel rafforzamento di questa destra identitaria e dalle forti venature razziste e fasciste, la crisi dei grandi partiti tradizionali, in Germania della Cdu e della Spd?
Tutto il modello delle conquiste del Welfare, liberaldemocratiche e socialdemocratiche, si basava sulla presenza di grandi partiti di massa. I partiti teorizzati da Duverger, la democrazia rappresentativa liberaldemocratica ha bisogno della mediazione di grandi partiti organizzati. L’Italia che è sempre stato il laboratorio del peggio, lo è stato con il fascismo negli anni ’20 e lo è stato con Mani pulite, ha visto la dissoluzione drastica, rapidissima dei partiti di massa. E non è colpa di Tangentopoli. Sì, certamente ha giocato un ruolo importante, ma la crisi era lì. È nata con il crollo del Muro di Berlino e del ruolo dell’Italia a livello geopolitico. Adesso la Germania è l’ultimo Paese europeo di rilievo in cui i partiti in qualche modo ancora funzionano. E quindi funziona anche la democrazia. Con questo torno alla prima domanda. La Germania regge? Se reggono i partiti sì, se i partiti non reggono, no.
Guardando a sinistra, cos’è che è entrato in crisi in una delle forze storiche della sinistra in Europa, la Spd, e cosa invece la mantiene ancora viva rispetto a partiti socialisti di altri importanti paesi europei scomparsi o ridotti al lumicino?
Una risposta semplice sarebbe che la Spd a differenza degli altri partiti di sinistra europei, funziona perché in Germania funzionano ancora i partiti. Tanti partiti della sinistra sono caduti in quanto sono caduti i partiti. Detto, questo, va ricordato che l’Spd è il più antico partito socialista della storia europea. Dietro ha una storia forte, una società organizzata, molto strutturata. La Spd, come del resto la Cdu e anche i Verdi o la Fdp, sono partiti che ancora funzionano. Questo peraltro smentisce la sciocchezza detta in Italia che la crisi del PD sia dovuta al suo “governismo”. L’Spd è al governo dal 2005, salvo una brevissima eccezione, ha fatto lo junior partner della Merkel, adesso ha pure il cancelliere. La crisi non dipende dal fatto che si è al governo ma da come uno ci sta al governo. Va aggiunto, per verità storica e politica, che l’Spd è stato anche un partito molto coraggioso.
In che senso?
La Spd ha fatto errori terribili per la questione del gas e del rapporto con Putin. Poteva essere travolta come è stato per il Partito socialista francese. Bisogna dire che, a cominciare dal presidente della Repubblica, Steinmeier, e poi col cancelliere Scholz, hanno avuto il coraggio di fare mea culpa e di dire abbiamo sbagliato. Lo hanno detto ad alta voce, cosa che nessun altro, da Macron agli italiani che guadagnavano col gas russo, ha fatto.
La storia della Spd è legata strettamente alle conquiste del Welfare. Ma una sinistra che guarda al futuro che salto di qualità, anche di visione, dovrebbe compiere?
Intanto bisogna rimarcare il fatto che in Germania nel rinnovamento culturale giocano un ruolo molto forte i Verdi tedeschi, l’unica realtà del genere veramente significativa a livello europeo. Ricordiamoci che i Verdi tedeschi vengono da Joschka Fischer, da una tradizione, anche di governo, molto forte. I Verdi, con un lungo processo di trasformazione, sono diventati un partito capace di essere critico della modernità senza essere anti moderno. Questa è la cosa nuova. Di solito in Europa, c’erano o gli apologeti della modernità, tutto va bene è il migliore dei mondi possibili, oppure contro la modernità, come voleva Grillo, col ritorno ai bei tempi antichi che invece erano orrendi. I Verdi tedeschi hanno elaborato quello che il grande sociologo tedesco Ulrich Beck chiamava la cultura della seconda modernità. Una modernità capace di autocritica. I Verdi giocano un ruolo molto forte nella spinta all’Spd a trasformarsi. È un gioco di squadra. I Verdì rappresentano l’innovazione. l’Spd la tradizione. Le due cose insieme, bene o male, funzionano. Soprattutto i Verdi per quanto concerne la trasformazione digitale e sullo stesso tema dei migranti, aiutano a non dire fesserie come avviene in altre parti d’Europa.
Quanto pesano sugli equilibri politici e sulle prospettive elettorali in Germania due grandi temi che s’intrecciano tra loro come la guerra e il futuro dell’Europa?
Sulla guerra, salvo piccole differenze di accento, i tre partiti maggiori – la Cdu, l’Spd e i Verdi – concordano. Qua e là ci possono essere sottolineature ed enfatizzazioni diverse, ma grosso modo la linea è quella indicata, con grande fatica ma alla fine c’è arrivato, da Scholz. Ricordo che quando il 27 febbraio del 2022, Scholz tenne il famoso discorso, che sorprese tutti, sulla zeitenwende, i primi ad applaudire in piedi furono i rappresentanti della Cdu.
E l’Alternative für Deutschland?
L’AfD prova a svolgere lo stesso ruolo che i nazisti giocarono nella Repubblica di Weimar, vale a dire usare temi di sinistra, populisti, la pace, niente armi, coniugati con ideologie di destra: noi tedeschi diversi dagli altri, l’identità tedesca. Da questo punto di vista rappresentano l’unica opposizione alla linea politica del governo tedesco.
E sull’Europa come stanno le cose?
Le coalizioni tedesche prima di entrare in funzione, firmano, letteralmente, un contratto di governo, in cui c’è scritto, punto per punto, quello che si dovrebbe fare, poi che questo avvenga o meno è un altro discorso. Sotto la spinta dei Verdi c’è una enfatizzazione della prospettiva di una Europa federale. Una vecchia tradizione anche del pensiero cattolico democristiano tedesco. Oggi questa è una dichiarazione di principio, che poi realmente ci credano tutti, è un po’ meno vero. Senza cadere nella giaculatoria degli Stati Uniti d’Europa, e tenendo ben presente l’esistenza, ineludibile, degli interessi nazionali, l’Europa è la prospettiva senza la quale anche la Germania non va da nessuna parte.
La storia non si ripete. Tuttavia la crescita dell’AfD un campanello d’allarme non può non farlo suonare. In Germania c’è questa percezione del pericolo “nero”?
Dobbiamo mantenere la mente lucida senza isterismi. Non è che ogni volta che viene eletto un sindaco dell’AfD pensiamo che siamo al 30 gennaio del 1933. Quella che trovo molto in ritardo è la riflessione da parte delle forze liberaldemocratiche e di sinistra su quanto sta avvenendo. Questo è il vero male, non che qualcuno elegge un becero nazista. Il problema è che noi non sappiamo che dire. Non possiamo continuare a dire che sull’immigrazione va bene tutto, perché non è così. Noi italiani dovremmo occuparci del Mediterraneo e non lo facciamo. Dobbiamo cominciare a pensare che bisognerà rivedere anche il rapporto della spesa pubblica con la difesa. Tutte cose vere che comportano scelte difficili, pesanti. Se continueremo a dire che basta quota 100 e che non vogliamo i cannoni, tanti auguri. C’è poi un’altra cosa da dire, una distinzione da fare. Non è che se viene eletto un governo di destra, conservatore, come quello che ha vinto in Grecia, è un governo fascista. Quello è un governo democristiano. Anche in Spagna: Vox è una cosa, i democristiani spagnoli ne sono un’altra. Attenzione a non fare tutto un calderone, gridando sempre attenti ai fascisti. Vi sono forze conservatrici, forze fasciste, forze eversive… Per tornare alla Germania, la conclusione del discorso fin qui fatto può essere questa: il grande interdetto è finito. Ciò che funzionava prima, la Conventio ad excludendum non funziona più. Non funziona in Italia e neanche in Germania. Non basta dire: ma quelli sono nazisti, perché la gente li vota. Bisogna capire che cosa vogliono e perché la gente li vota. Questo è il lavoro di scavo che andrebbe fatto ma purtroppo non lo vedo fare da nessuna parte, almeno in Italia.
Per finire sul piano delle alleanze internazionali. Come sta il rapporto Germania-Stati Uniti?
È interessante il sostegno tedesco agli americani al vertice Nato di Vilnius. A differenza di Macron, i tedeschi finché è possibile non mollano gli americani. Però si ricordano anche che sono passati 5 anni da quando la Merkel disse: dobbiamo capire che non possiamo più affidare la nostra sicurezza ad altri. Molta cautela, senza l’America la Germania non vuole andare da nessuna parte da sola, al tempo stesso bisogna cominciare a pensare che il prossimo anno alla Casa Bianca potrebbe rientrare uno come Trump al quale dell’Europa non frega niente. E questo è un enorme problema.