L'alleato della Lega
Chi sono i nazisti di Afd, gli amici tedeschi di Salvini
Afd, il partito alleato della Lega in Europa, ha 302 funzionari, di cui 88 a livello federale, che conducono attività concrete dirette a costruire una organizzazione neonazista in Germania. Sarà mica un problema?
Editoriali - di Luca Casarini
Salvini dunque, è quello che vuole allearsi con i nazi tedeschi di Afd. Si è discusso molto, e si discuterà ancora, sulla natura e la radice identitaria e culturale degli eredi di Almirante che oggi siedono con la Lega al governo e sugli scranni più alti del potere politico. Ma se dovessimo cercare le radici identitarie e culturali di Salvini, dove dovremmo andare a pescare? A Il pranzo è servito con Mengacci, quando faceva il giovane concorrente “di professione nullafacente”? O al consiglio comunale di Milano, da dove conduceva l’onorevole battaglia per avere tram differenziati tra neri e bianchi?
Era riuscito ad entrare a Palazzo Marino sulla scia del crescente successo della Lega Nord, creatura nata dall’istinto di quell’Umberto Bossi che poi lui accoltellò alla schiena, come Bruto. Erano gli anni quelli nei quali la spinta secessionista della Lega, agita su solide basi teoriche fornite dal troppo spesso dimenticato professor Miglio, forgiava il dna di un partito che più di altri trovava la sua ragion d’essere nel rifiuto della globalizzazione post muro di Berlino, di quel ceto medio di piccoli imprenditori padani che ne sarebbe stato travolto. In quell’ottica, di creazione di uno Stato del Nord, contro lo Stato italiano, la Lega di Bossi aveva creato il proprio “governo” e il proprio parlamento, per sottolineare il dualismo di potere e se necessario “la guerra” contro “Roma ladrona”.
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Salvini, sempre nullafacente in cerca di successo, si distingueva creando il proprio schieramento interno: i “comunisti padani”, lista con la quale nel 1997 prese cinque seggi su 210 del Parlamento leghista. Dalle rivendicazioni di stampo klu klux klan contro i migranti, ai comunisti padani, come si potrebbe dunque trovarle le sue radici? Forse è utile cercarle altrove, o meglio, non concentrarsi troppo sui contesti: Salvini ha da sempre un solo obiettivo, che era esattamente quello dei tempi de Il pranzo è servito: avere successo, vincere, avere potere.
Mentre per uno come La Russa, essere oggi Presidente del Senato equivale al coronamento di un sogno vero, quello appartenuto a quella metà di paese che è rimasta fascista anche dopo la sconfitta, e non lo ha mai nascosto, da Almirante in giù, Salvini invece insegue il potere.
Sono radici culturali anche queste, e comuni ai molti nati e cresciuti nella “Milano da bere”, tra San Babila e le ferrovie nord che ti riportavano a casa, nella banlieu delle villette a schiera e delle fabbrichette, stretto nel tuo Moncler da paninaro, dopo che avevi fatto finta tutto il giorno di non essere lo sfigato che eri.
Questo è il tratto identitario che spiega tutte le sue mosse, dal passare dalla lotta contro lo “stato italiano centralista ed oppressore” all’essere oggi l’esponente più sovranista della destra italiana. Da quel “con il tricolore mi ci pulisco il culo”, pronunciato a Venezia durante un comizio, al “difendo i confini italiani dall’invasione” del processo Open Arms a Palermo. Anche il “ponte sullo stretto” si spiega così: ogni Faraone vuole la sua piramide, ad imperitura ed eterna memoria. Il potere, questo sconosciuto, quando diventa un’ossessione identitaria, fa imboccare ogni strada utile a raggiungerlo. Non ci sono remore o scrupoli che tengano.
Quindi, perché stupirsi della posizione politica di Salvini in vista delle prossime europee, sull’alleanza con Le Pen ma soprattutto con i neonazisti di Afd tedeschi? Non vorrete mica che sia un problema se in Germania sta crescendo una organizzazione politica al cui interno, secondo i servizi di intelligence tedeschi, ci sono migliaia di aderenti che pensano che Hitler “fu il più grande ed eroico condottiero che la Germania abbia mai avuto”. I nuovi amici nazi tedeschi di Salvini, stanno andando alla grande. Le ultime proiezioni ormai li danno sopra i socialdemocratici di Olaf Scholz e appena un po’ sotto ai conservatori della Cdu-Csu.
Il servizio segreto federale tedesco e l’Ufficio per la protezione della Costituzione ( BfV) hanno da tempo drizzato le antenne su quello che dieci anni fa, quando fu fondato, sembrava dover rimanere un partitino della galassia di estrema destra, incapace di impensierire il sistema democratico. Ma i collegamenti tra Afd e reti neonaziste militanti operanti in Germania, sono oggi raccolte in un dossier molto accurato del BfV: 302 funzionari del partito, di cui 88 a livello federale, conducono attività concrete di “riorganizzazione” di una minaccia neonazista in Germania. In particolare ciò che viene rilevato attraverso il monitoraggio di dichiarazioni pubbliche, scritti e attività segrete, è un “atteggiamento diametralmente opposto a quello del rispetto della dignità umana dei migranti” in grado anche – continua il rapporto – “di minacciare seriamente la coesione sociale e la pacifica convivenza in Germania”.
Al centro del discorso politico “anti europeo, anti ecologico e anti immigrati” del partito c’è inoltre la condanna degli avversari come “nemici del popolo” e “distruttori della Germania”, mentre la “retorica xenfoba, intollerante e razzista, offende, deride ed emargina in particolare le persone di religione musulmana”. Eppure Afd ha anche una leader donna, Alice Weidel, lesbica, con due figli e una compagna dello Sri Lanka. Laureata in economia, ha lavorato con colossi finanziari come Goldman Sachs e Allianz. Ma ha sempre ribadito la necessità di sigillare le frontiere tedesche contro l’arrivo di migranti e richiedenti asilo, definendo la Mekel e i politici “maiali che vogliono far inondare la Germania di arabi e zingari”.
I legami tra Afd e formazioni militanti e spesso armate dell’estrema destra, come “Pegida” o il “Movimento Identitario”, sono ben documentati nel rapporto. Il leader dell’Afd in Turingia, fresco di successo elettorale, Bjiorn Hocke, è un noto sostenitore della campagna razzista “Ein Prozen”. Il leader storico dell’Afd, Alexander Gauland, ha pubblicamente definito i crimini del nazismo “sterco di uccello” a fronte di “mille anni di storia di trionfi tedeschi”. E si è detto “enormemente orgoglioso dei soldati della Wehrmacht hitleriana”.
Salvini risponderebbe con il classico “non mi interessano nazisti e comunisti, sono relitti della storia, del passato. Importante è cosa vogliamo fare oggi, la condivisione del programma”. La sua è ovvio, è la formula del “senza radici”, coerente con chi ha come unico faro la pratica dell’obiettivo, vincere per vincere. Ma su questo già le convergenze di vedute con i nazi dell’Afd si notano subito. Hocke, scagliandosi contro la “Giornata della Memoria” ebbe a dire: ”Queste stupide politiche che pretendono di fare i conti con il passato ci penalizzano. Siamo l’unico popolo al mondo che ha messo un monumento di infamia al centro della propria capitale”. Si riferiva al Memoriale della Shoah, a Berlino.