L'appello

I cattolici hanno bisogno di diritti, non di partiti

Di fronte alle sfide globali, è antistorico richiamarsi alla Chiesa di Ruini. Quella stagione è chiusa. Superata. E occorrono soluzioni nuove e adeguate

Editoriali - di Fabrizio Mastrofini

1 Luglio 2023 alle 15:00

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I cattolici hanno bisogno di diritti, non di partiti

Mons. Vincenzo Paglia in questi giorni sulle pagine dell’Unità, ha sottolineato che i cristiani (e non solo) debbano essere i protagonisti di una nuova stagione della politica. Bene. Ma come? E di quale Chiesa e di quale politica stiamo parlando? L’altro giorno il senatore Quagliariello riferisce di un sondaggio di prossima pubblicazione che certifica la distanza tra Chiesa e fedeli su diversi temi dottrinali.

Quali? Non ce lo dice. Ma lo sappiamo lo stesso, perché le consultazioni effettuate in vista del Sinodo dei vescovi, a livello dei cinque continenti, chiedono parole nuove e concetti nuovi in tema di etica pubblica, morale familiare e matrimoniale, testimonianza cristiana davanti a una povertà in aumento. Di fronte alle sfide globali, non si può tornare a guardare indietro, alle stagioni politiche ed ecclesiali finite, anzi seppellite. La Chiesa “dell’egemonia” culturale che Quagliariello sembra ri-desiderare non esiste più. La Chiesa del dialogo con i non credenti di papa Ratzinger, in realtà è la Chiesa del Concilio Vaticano II che ha avviato una stagione nuova. E a proposito di papa Ratzinger, a proposito di “verità” immutabili nel tempo, è necessario ricordare uno scambio raccontato da don Pedro Casaldaliga, vescovo nell’Amazzonia brasiliana, impegnato per i diritti umani di tutti.

Quando papa Ratzinger sottolineava la necessità di superare il relativismo, una volta il vescovo rispose: “Tutto è relativo. Tranne Dio e la fame”. È questa la via maestra di una politica di cui i cristiani devono diventare protagonisti? Sì. Alla politica – ai politici italiani – i credenti devono riuscire a parlare di Dio e della necessità di affrontare problematiche epocali ed esistenziali. Non la “politichetta” di quell’ “esasperato individualismo” – giustamente criticato dal senatore Quagliariello. A patto però che la politica (e anche lui senatore) si sbilanci verso un adeguato “mea culpa” preciso e profondo. Infatti una delle caratteristiche di oggi, uno dei fattori decisivi della confusione cognitiva in cui ci troviamo è l’incapacità della politica – cioè dei Parlamenti – ad affrontare problemi e trovare soluzioni legislative tenendo conto del “campo largo” dei diritti delle persone.

Incapacità che diventa confusione cognitiva: per giustificarsi tutti parlano di tutto, ognuno addossa la colpa a un altro. E alla fine non si capisce più niente. In altri termini: di “quale politica” stiamo parlando? Il tema centrale è la “bio-politica” cioè discutere (per davvero), prima, e legiferare poi (e tenere sotto controllo) negli ambiti che hanno a che fare con la qualità della vita umana, soprattutto nei momenti in cui la prosecuzione della vita è in pericolo. Mi riferisco al criterio etico della ricerca del maggiore bene possibile, che deve diventare norme reali sulle questioni dell’equità dei trattamenti medici, sui temi del consenso informato e delle disposizioni anticipate di trattamento, sull’accesso alle cure palliative, sulle questioni collegate ai diritti dei minori, ai desideri di diventare genitori “a tutti i costi”, all’educare ad un uso consapevole della scienza. E agli scienziati l’appello a non far sì che tutto quanto è tecnicamente possibile diventi automaticamente anche lecito.

Non sono temi che ci portano “fuori tema”. Sono invece i temi di oggi di fronte ai quali in Italia si va avanti a colpi di sentenze (della Corte costituzionale, dei Tribunali), perché la “politica” nel senso del Parlamento, è incapace di legiferare ed è incapace di ascoltare la società civile. È questa politica che applica “l’esasperato individualismo” che si vorrebbe contrastare, perché è totalmente incapace di dare ai cittadini e alle cittadine, al paese, una prospettiva di largo respiro su questioni vitali che riguardano la vita di tutti. È parte integrante di questa visione la ricerca dei modi con cui abbattere le limitazioni all’esercizio dei diritti fondamentali – casa, lavoro, istruzione, sanità. Si tratta dei grandi temi della “bio-politica” in quanto impattano direttamente sulla qualità dell’esistenza.

E allora guardiamo avanti. Il mondo cattolico ha come guida un magistero straordinario: papa Francesco, quando indica la “Bioetica Globale” come criterio interpretativo e di lettura del reale (i discorsi alla Pontificia Accademia per la Vita) e quando parla di interculturalità e transculturalità come elementi necessari e imprescindibili per la formazione nel mondo cattolico (Costituzione Apostolica Veritatis Gaudium), solo per citare alcuni riferimenti essenziali.

La Chiesa in Italia che potrebbe fare? Forse potrebbe prendere serenamente in considerazione che il mondo cattolico stesso è un po’ diviso. E lavorare per ricomporre le fratture e offrire un contributo alla società tutta. Ma non con un “partito” (basta!) bensì con un lavoro coordinato con i vescovi, i parroci, i fedeli, che entrino in dialogo tra di loro. Qui si colloca il cambiamento di mentalità, difficile – difficilissimo! – però urgente e indispensabile, basato su una informazione vera e non quella macelleria di notizie senza elementi concreti e senza dati certificati. Così possiamo formarci – istruzione, educazione, visione – per “acchiappare” il resto del mondo che in chiesa alla domenica non ci va – o non ci è mai andato.

Di fronte alla “fame” (quella vera, atroce, di cibo di qualità, di lavoro – e che va risolta), c’è la “fame” di significato, la ricerca di qualcuno che ascolti e indichi strade, c’è bisogno di aggregazioni, di dialogo tra generazioni, di un progetto di paese fatto della capacità di collegare le persone tra loro alle e con le istituzioni. E serve un’azione costante, intensa, assidua, di pressione verso la politica cioè verso i politici, affinché la smettano di pensare al proprio “particulare” e si qualifichino culturalmente, leggendo e imparando dagli straordinari documenti pontifici del Novecento e di questi 23 anni del nuovo secolo. Per trarre spunti e ispirazione – anche critica, certamente! – a favore del “bene maggiore” delle cittadine e dei cittadini.

1 Luglio 2023

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