Parola alla presidente

Intervista a Silvia Stilli: “Erdogan e gli altri: le relazioni tossiche dell’Europa”

«Per il nostro aiuto pubblico allo sviluppo il governo dà priorità a Libia ed Egitto, non ai paesi poveri da cui si fugge. Esternalizzare le frontiere, un’ossessione europea. Che errore accordarsi con Erdogan»

Interviste - di Umberto De Giovannangeli

28 Giugno 2023 alle 10:59 - Ultimo agg. 28 Giugno 2023 alle 11:13

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Intervista a Silvia Stilli: “Erdogan e gli altri: le relazioni tossiche dell’Europa”

Silvia Stilli è Presidente dell’Associazione delle Organizzazioni Italiane di cooperazione e solidarietà internazionale (AOI), rappresenta più di 500 organizzazioni non governative, interne e internazionali.

“Il Tar silura le Ong”. Così titolava nei giorni scorsi Il Giornale. Altro titolo altro siluro: “0,7% della spesa pubblica per i profughi. Ma le Ong prendono già contributi pubblici milionari”. Lei si sente una “silurata” ma con le tasche piene di milioni?
Sto sorridendo. Per il tema dei contributi pubblici milionari. Peraltro l’articolo de Il Giornale fa riferimento, per le organizzazioni citate, all’autodichiarazione sui contributi pubblici previsti in pubblicazione per legge, non ai bilanci. E sono i bilanci che restituiscono il quadro delle entrate-uscite e dei loro investimenti in attività. La trasparenza sicuramente non manca nella pratica delle ong e associazioni di solidarietà, volontariato e cooperazione internazionale allo sviluppo. Si dovrebbe essere tutti molto soddisfatti della destinazione dei fondi pubblici e privati alla costruzione di un mondo meno povero, non affamato, che plachi i conflitti e sia sostenibile a livello globale. Dovrebbe esserne felice anche il Governo in carica che ci sia un percorso virtuoso di ‘aiuti a casa loro’ per arginare i viaggi dei disperati in fuga per terra e per mare in cerca della sopravvivenza. Magari avessimo bilanci milionari, potremmo svolgere un ruolo determinante per rispondere agli obiettivi dell’Agenda ONU 2030. Invece fino al 2021 siamo stati fermi con i finanziamenti dei bandi dell’AICS (Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo) per 3 anni e di nuovo lo saremo fino al 2024. Lo 0,70 per l’APS (Aiuto Pubblico allo Sviluppo) italiano è un miraggio, noi ong e organizzazioni accreditate dalla Farnesina cerchiamo di ‘cavarcela’, di operare per emergenza e sviluppo con fondi di altri finanziatori e del fund raising. Il bando annuale per le ong, disatteso, è previsto dalla L.125/2014. Le accuse infondate dell’articolo del Giornale, non il primo né l’ultimo, denotano una grave mancanza di conoscenze delle modalità di funzionamento del sistema dell’APS italiano e addirittura delle incombenze degli Enti di Terzo Settore e degli strumenti di verifica della trasparenza e dell’accountability, tra cui i bilanci economico-finanziari e il Bilancio Sociale. Io non userei il termine ‘silurati’, direi invece che siamo un ‘problema’ e veniamo ‘attaccati’, laddove denunciamo le risposte mancate del nostro Paese ad impegni presi a livello internazionale e le conseguenze di cui i governi dei Paesi ricchi, come il nostro, si rendono responsabili. E non ci fermeremo, perché la nostra voce si affianca a quella del Segretario Generale delle Nazioni Unite e di Papa Francesco, ben più autorevoli.

E riguardo al “siluro” del Tar?
Sulla delibera del Tar rispetto al ricorso presentato da Medici Senza Frontiere, sinceramente penso che era prevedibile: il tema dell’approdo in un porto sicuro a mio parere (e non solo) è tema politico e di giustizia, etico e morale, e va visto nel contesto delle politiche europee coerenti con le misure internazionali del Soccorso in mare. Le ong delle navi del SAR e le reti delle organizzazioni sociali di solidarietà e cooperazione internazionale devono trovare insieme la modalità di affrontare vertenze e costruire processi di salvaguardia della dignità del nostro portare aiuto e salvezza alle vite umane. La Rete AIO ci prova, accogliendo nella propria costituency le esperienze di Emergency, ResQ e SOS Mediterranée Italia.

Nel Mediterraneo si continua a morire ma l’’Italia e l’Europa perseguono nelle politiche securitarie con un obiettivo diventato una ossessione: esternalizzare le frontiere.
L’Italia e l’Europa, precisiamolo. Anche il recentissimo incontro tra Meloni e Macron in Francia pone al centro l’accordo per bloccare le fughe dei disperati: ma non si rendono conto che le soluzioni si trovano solo con una politica globale, con un impegno irrimandabile per lo sviluppo sostenibile e per affrontare le emergenze climatiche, le carestie e i conflitti in aumento in Africa e Medio Oriente? Lo ripete incessantemente con questi accenti accorati Guterres, a capo delle Nazioni Unite: “Serve un’azione urgente e ambiziosa per evitare la catastrofe nei Paesi più poveri ed un esplosivo deficit di fiducia in tutto il mondo”. La povertà globale e le sue drammatiche conseguenze portano instabilità per tutti. Sì, è vero, esternalizzare le frontiere è un obiettivo ossessionante che acceca la politica estera europea. Le associazioni di solidarietà internazionale italiane collaborano da anni ormai con mondo del profit, aziende e finanza sostenibile anche senza la mediazione del Governo attivando hub locali nei Paesi poveri e incubatori per garantire lavoro dignitoso e sviluppo comunitario e buone pratiche di partenariato. Insieme, le organizzazioni sociali e il mondo dell’impresa formano persone e lavoratrici e lavoratori per il flusso regolare, ma con una collaborazione complessa per far loro ottenere i visti di entrata.

Libia, Tunisia, Egitto…L’Italia è alla costante ricerca di “gendarmi” a cui affidare il lavoro sporco dei respingimenti. Haftar, Saied, al-Sisi, Erdogan…
APS e cooperazione internazionale anche con fondi privati, volontariato (tanto) che pesa nei nostri bilanci spesso a pari merito con le entrate pubbliche, impegno per entrate ‘regolari’ dei migranti, corridoi umanitari: gli strumenti ci sono per evitare accordi di blocco delle fughe per la vita e respingimenti, fatti con governi che non rispettano i diritti umani, come la Libia. I ‘gendarmi’ di cui sopra, L’attuale Governo ha annunciato che i Paesi in priorità per il nostro APS saranno proprio Libia ed Egitto: non aiuteremo, quindi, prima di tutto i Paesi più poveri da cui si fugge, vittime di conflitti e che si trovano a gestire, in Africa essenzialmente, migrazioni circolari di milioni di persone. Lo si deve sapere, per evitare poi ‘lacrime di coccodrillo’. L’errore di essersi accordati a Malta con la Turchia di Erdogan in cambio di sostegno per riprendersi i disperati sbarcati o giunti via mare nei Balcani e in Europa dalle terre del conflitto siriano e dall’Oriente ha generato tragedie umanitarie e morti e non ha fermato la legittima fuga per la vita. Erdogan, uscito ahimè vincente dalle elezioni recenti, ringrazia ma non ‘ricambia’. Erdogan è l’amico di Putin, lo ha ribadito in questi giorni e il nemico delle libertà civili. Europa mia, perché ti infogni in queste relazioni ‘tossiche’ e non costruisci una strategia autorevole che ti ridia ruolo? Il modello greco è frutto di questa indecisione nel porre i Paesi europei di fronte alle proprie responsabilità degli insuccessi del Trattato di Dublino del 1990, che avrebbe dovuto disciplinare l’accoglienza e l’accettazione delle richieste d’asilo. Quel Trattato va riformato, lo chiediamo noi come i Governi italiani di ieri e di oggi, deve esserci una equa ripartizione dei migranti e regole da rispettare in maniera vincolante. Anche la Francia non deve permettersi di respingere persone al confine italiano a Ventimiglia. E l’Italia deve garantire le misure umanitarie del soccorso in mare e in terra e l’accoglienza giusta.

In Parlamento sta per iniziare la discussione sul decreto missioni. Cosa chiede l’AOI alle forze di opposizione?
Abbiamo presentato in audizione congiunta delle Commissioni Difesa ed Esteri della Camera un documento comune con Rete Italiana Pace e Disarmo dove contestiamo il taglio dei fondi nel decreto alle attività umanitarie del sistema bilaterale, molto attraverso le Ong, e al multilaterale delle Agenzie delle Nazioni Unite nelle aree di presenza del peacekeeping militare italiano. Si tratta di quasi 40 milioni di euro. Di fatto si tratta di una riduzione del 12% rispetto all’anno passato di fondi per interventi umanitari e anche di stabilità dei processi di pace. Siamo preoccupati per l’abbandono dell’azione umanitaria in Afghanistan attraverso le organizzazioni ONU e della ventilata riduzione dell’impegno nel Kurdistan irakeno e nei Paesi coinvolti indirettamente dal conflitto siriano. E il Sudan? E i territori palestinesi? ‘Dulcis in fundo’, invece l’aumento dell’aiuto alla Libia dei respingimenti. La Campagna 0,70, attaccata da Il Giornale, (www.campagna070.it) chiede l’aumento promesso nel 2015 al mondo dell’APS graduale verso lo 0,70 della ricchezza nazionale e invece si stabilisce (dal precedente Governo) un aumento tendenziale al 2% delle spese militari. E lo abbiamo ricordato in audizione.

Oltre a una “crudeltà della logistica” c’è anche una “crudeltà semantica”: quella che trasuda in una certa stampa mainstream che fa eco alle improvvide esternazioni governative sui “carichi residuali”.
Un’azione gravissima. Un segnale terribile di disumanità. Ma indubbiamente è la messa a terra di un pensiero politico che tende a scagionarsi dalla responsabilità di inazione di fronte alle emergenze globali e a spostare sul fronte estero l’attenzione dell’opinione pubblica, evitando così di affrontare il tema della povertà ‘a casa nostra’. Quella resa evidente dalla negazione del diritto ad un impiego dignitoso, dalle nostre giovani generazioni senza futuro e speranze, del Pnrr che non decolla. Ma noi organizzazioni sociali riteniamo che le responsabilità della mancanza di politiche coerenti tra loro del nostro Paese per gestire le migrazioni non siano da ascriversi solo al Governo attuale, di cui certamente le parole di alcuni ministri ed esponenti di partito sono davvero inascoltabili, in termini di ‘disumanità’.

Il PD ha scelto di non votare il rifinanziamento della Guardia costiera libica. E’ un successo per movimento pacifista di cui AOI è parte attiva ?
Beh, in questi ultimi anni, la governance del PD al Governo con Conte e Draghi non ha certo ascoltato le nostre argomentazioni, che invece adesso l’hanno convinta. Una piacevole sorpresa, un posizionamento all’interno sicuramente non facile, anche in relazione al difficile dialogo con il movimento pacifista in relazione al voto del PD per la fornitura di armi al Governo Ucraino, se pure non unanime. Un successo? Sono prudente. Non credo che su questi temi la contrapposizione sia mai pagante; sono strutturalmente e personalmente convinta che il dialogo sia terreno fertile per conoscersi, capire le reciproche ragioni e trovare mediazioni paganti e utili per il bene delle comunità. La Rete AOI lo cerca con chi governa e chi sta all’opposizione. Siamo una rappresentanza che non risponde ad un indirizzo di partito, ma ha punti fermi. Recentemente abbiamo registrato un positivo dialogo con deputati della Lega, ad esempio, con il Terzo Polo e con il PD. Le ong nostre colleghe francesi sono riuscite ad ottenere una misura legislativa vincolante per lo 0,70 by partisan. Anche la L.125/2014 è nata così. La speranza per un mondo migliore resta, anche a casa nostra. Nonostante tutto.

28 Giugno 2023

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