Le elezioni regionali
In Molise spariscono i grillini: M5S perde oltre il 30% in 5 anni
Cinque anni fa qui il m5s aveva il 38,50%, il Pd il 17,10%. In campagna elettorale chi si è speso più di tutti è Salvini che è andto 4 volte
Politica - di David Romoli
Le sezioni sono poche, 393 per 136 comuni. I votanti sono pochissimi, 157.024 su 327.805 aventi diritto, meno della metà, 47,94%. Significa un balzo dell’astensionismo pari a quasi 5 punti rispetto alle Regionali del 2018. Ma i dati arrivano con il contagocce, lo spoglio prosegue con la velocità di un accelerato e a sera non è ancora possibile tracciare un bilancio delle Regionali nel Molise.
Se i voti delle prime sezioni scrutinate nelle 4 o 5 ore dopo la chiusura delle urne, ieri alle 15, fossero confermati l’esito sarebbe disastroso per il centrosinistra, o meglio per l’alleanza Pd-M5S qui compiutamente uniti. In fondo è proprio questo il dato che rende le elezioni in una Regione minore così indicativo: la messa alla prova delle potenzialità di una vera alleanza strutturale tra Pd e 5S. Ieri sera, con il candidato del centrodestra Francesco Roberti al 63,5% e quello avversario Roberto Gravina, del M5S, al 33,8% sembrava non esserci partita. Ma il dato riguardava 15 sezioni, meno del 10%, troppo poche anche solo per ricavarne un’indicazione credibile. La risposta ci sarà solo nella notte e senza dubbio Elly Schlein e Giuseppe Conte la aspetteranno con un’ansia poco commisurata alle dimensioni del test elettorale in sé.
In Molise, già regione-roccaforte di Antonio Di Pietro, il candidato del Movimento, cinque anni fa, aveva preso il 38,50%, quello del Pd il 17,10%. Uniti, anche scontando la perdita di voti di entrambe le liste se si fossero presentate unite, avrebbero probabilmente surclassato Donato Toma, il candidato del centrodestra che invece vinse con il 43,46% dei voti. La lista del Movimento andò come sempre un po’ peggio del suo candidato ma raggiunse comunque un più che ragguardevole 31,57%. Altri tempi, certo.
Si parla dell’anno d’oro del Movimento, quello in cui stravinse le elezioni politiche. Le cose sono cambiate ma fino a un certo punto. Alle politiche di settembre la lista di Giuseppe Conte ha conquistato il 24,18%, risultando così ancora il primo partito della Regione. Qui, inoltre, i 5S vantano un certo insediamento territoriale, limite che invece scontano in quasi tutta Italia. Guidano alcuni comuni, tra cui Campobasso, il cui primo cittadino è proprio il candidato comune Pd-5S in queste regionali.
La fatidica presenza dei due capipartito, Schlein e Conte, sullo stesso palco non c’è stata nemmeno in questa occasione. Conseguenza di una riflessione comune nella quale hanno messo becco a volontà gli esperti della propaganda. Uniti sì ma senza esagerare. I due si sono fatti vedere nello stesso bar, presente a completare il quadro dell’alleanza anche Nicola Fratoianni, sono rimasti in bella vista per tre quarti d’ora, poi ciascuno per conto suo: Conte sul palco di un comizio, la segretaria del Pd a un incontro con elettori e simpatizzanti. A destra chi si è speso più di tutti è Salvini, che nell’ultimo mese è passato per la regione in campagna elettorale quattro volte. La premier invece ha scelto la sordina, non ha partecipato neppure a una sola manifestazione elettorale.
Forza Italia invece punta forte sul Molise, perché la prima prova elettorale dopo la scomparsa del capo riveste un’importanza particolare: una fuga in massa dell’elettorato azzurro sarebbe l’avvio di una slavina. Tajani, che ha gestito spesso in prima persona la campagna elettorale, è ottimista: l’elettorato forzista è ancora emotivamente infiammato dal colpo subìto con la perdita del patriarca, i sondaggi registrano un aumento secco dei consensi azzurri: tutto lascia pensare che l’esito non sarà disatroso ma i vertici azzurri tengono lo stesso le dita incrociate.
In Molise, poi, il coordinatore e Lotito, il presidente della Lazio che, un poì per scherzo e un po’ no, manifesta con una certa frequenza ambizioni da leader nel partito rimasto senza un leader. Se mai ci pensasse davvero, un risultato brillante nella sua regione gli darebbe la classica spintarella, una sconfitta secca gli tarperebbe le ali per sempre. Per l’alleanza virtuale Pd-M5S non si può dire la stessa cosa. Ma certo se la prova fosse un disastro, dopo quello delle aministrative, per la marcia d’avvicinamento tra Elly e Giuseppi tutto diventerebbe ancora più difficile.