Il grido del Cardinale

Mediterraneo ridotto a cimitero, il grido di Zuppi: “Rispettate le leggi del mare”

Quando il mondo ecclesiale e quello dell’attivismo dicono insieme quello che non si può più accettare, allora il potere ha un serio problema

Cronaca - di Luca Casarini

25 Giugno 2023 alle 12:00

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Mediterraneo ridotto a cimitero, il grido di Zuppi: “Rispettate le leggi del mare”

Giovedì scorso, nella Basilica di Santa Maria in Trastevere, si è tenuta la veglia di preghiera e riflessione “Morire di speranza”, in ricordo dei tanti migranti che sono morti nel tentativo di giungere in Europa e negli stati Uniti. L’ha organizzata e proposta a tante associazioni laiche e religiose la Comunità di Sant’Egidio, e a celebrarla c’erano il cardinale Matteo Zuppi e anche Don Mattia Ferrari, di Mediterranea. La presenza più significativa certamente era quella di molti profughi e migranti sopravvissuti alla traversata del mare o ai lager in Libia, ai campi di concentramento in Grecia e Turchia, alle violenze delle polizie lungo la rotta balcanica.

Questi momenti si stanno moltiplicando in tutto il mondo, ma in particolare sulle sponde del Mediterraneo. Sono veri e propri atti di convergenza tra mondo religioso e laico. Queste pratiche sono spesso miti, ma tutt’altro che deboli. Inoltre con l’attuale legislazione, italiana ed europea, ma anche libica, tunisina, algerina, turca, greca, sono spesso considerate violazioni e reati. Ospitare un “clandestino”, o soccorrerlo in mare, o aiutarlo a fuggire da un campo di detenzione dentro e fuori l’Europa, è considerato un reato grave. La “legge di Cesare” incombe su chi aiuta e su chi è aiutato.

In questi atti comunitari dunque, vi è anche una sorta di richiamo, per la Chiesa, a quello spirito paleocristiano che per almeno un paio di secoli dopo la crocifissione di Gesù, ha visto riunirsi, spesso clandestinamente e al riparo dalla repressione delle autorità, i seguaci di un Cristo che si era occupato in vita non solo delle cose del cielo, ma soprattutto di quelle degli uomini. Il Cardinale Zuppi, che presiede anche la Conferenza episcopale italiana, nella sua omelia traccia i contorni di questa “rinnovata alleanza” tra chi non si rassegna all’orrore dei naufragi provocati, o del mondo dei muri e del filo spinato, della guerra contro gli ultimi: ”Dimenticare è un doppio tradimento della vita, che chiede, sempre, per tutti, di essere difesa e ricordata. Per i pagani l’oblio era la vera morte. E’ atroce essere “dimenticati” da vivi, che significa non essere visitati, attesi, rivestiti di importanza.”

E ancora “Il nostro è un Dio che ascolta il grido dei suoi eletti che giorno e notte cercano giustizia. Dio si è fatto vittima. Si identifica con esse, con il loro corpo e con la loro anima, ce li affida talmente che siamo giudicati proprio se facciamo quello che la loro condizione chiede….Dio risponde alle richieste, non aspetta per vedere come va a finire, o se ci può pensare qualcun altro, per stabilire di chi è la competenza. Dio conosce e protegge la fragilità delle persone. Ognuna è sua ed è preziosa. Ognuna è un mondo, un mondo da salvare.”

Il riferimento alla strage di Pylos, a quella di Cutro e a tante altre che ogni giorno, anche ieri, riempiono il Mediterraneo come una grande fossa comune, è chiaro: “Non dobbiamo mai accettare che sia messa in discussione l’umanissima e responsabile legge del mare, regola di umanità per cui chiunque sia in pericolo va salvato e custodito. E’ in pericolo? Si salva!”. Matteo Zuppi continua ricordando che si tratta di donne, uomini e bambini. Non numeri. “Ricorderemo tanti nomi di quanti non sono stati salvati. Ci sono cari, ci diventano cari. Sono il Prossimo. Sentiamo anche l’umiliazione di non potere ricordare i nomi di tutti quei santi innocenti che non hanno trovato chi li proteggesse da Erode”.

In un passaggio Zuppi ricorda Papa Roncalli: “Sessant’anni fa scriveva che ogni essere umano ha diritto di immigrare in altre comunità politiche e stabilirsi in esse. Per il fatto che si è cittadini di una determinata comunità politica, nulla perde di contenuto la propria appartenenza, in qualità di membri, alla stessa famiglia umana; e quindi l’appartenenza, in qualità di cittadini, alla comunità mondiale.”  E poi le parole di Papa Francesco, pronunciate per la giornata del rifugiato: ”Padre Onnipotente, donaci la grazia di impegnarci operosamente a favore della giustizia, della solidarietà e della pace, affinchè a tutti i tuoi figli sia assicurata la libertà di scegliere se migrare o restare. Donaci il coraggio di denunciare tutti gli orrori del nostro mondo, di lottare contro ogni ingiustizia che deturpa la bellezza delle tue creature e l’armonia della nostra casa comune.”

Vi è qualcosa che sta crescendo contro l’orrore. E’ la cosa che più fa paura a chi pensa di trasformare l’Europa in una fortezza e il Mediterraneo in un luogo di morte e disperazione, spacciando tutto ciò come “governo della migrazione”. Quando si incontrano mondi così diversi come quello ecclesiale e quello dell’attivismo sociale, e si incontrano sulle pratiche concrete sorrette da una visione che intanto, subito, gli permette di dire ciò che non si può più accettare, allora Cesare ha un serio problema.

25 Giugno 2023

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