Il viaggio del Presidente Cei

Quando Matteo Maria Zuppi mediò l’accordo di pace in Mozambico: il cardinale in missione a Kiev

Il ruolo del Presidente Cei nel percorso culminato negli Accordi di Roma. "Tutto ruotava intorno a lui, instancabile nel contattare e riunire le parti, nella ricerca di soluzioni". Zuppi inviato da Papa Francesco in Ucraina

Esteri - di Antonio Lamorte

6 Giugno 2023 alle 13:33 - Ultimo agg. 27 Giugno 2023 alle 12:46

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FOTO DA TG1
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Sedici anni di guerra civile. Oltre un milione di morti, un Paese sventrato, distrutto con conseguenze devastanti per la popolazione. E una pace che sembrava impossibile. Per quell’accordo l’arcivescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi venne nominato cittadino onorario del Mozambico. 66 anni, dal maggio 2022 presidente della Conferenza Episcopale italiana, di ala progressista, Zuppi è volato a Kiev per una due giorni di incontri come inviato di Papa Francesco per la guerra in Ucraina. Ha incontrato il Presidente Volodymyr Zelensky. Il cardinale dovrebbe poi andare a Mosca, al momento non è previsto un incontro con il Presidente russo Vladimir Putin. Quella del Vaticano è un’iniziativa per ascoltare le parti in conflitto e per valutare le possibili strade per raggiungere “una giusta pace”.

Lo scorso venerdì 12 agosto Zuppi era tornato a Maputo, per partecipare alle commemorazioni del trentennale dell’accordo di pace. L’ambasciatore del Mozambico presso la Santa Sede, Raúl Domingos, capo negoziatore dell’accordo per la ReNaMo– pur riconoscendo alcune questioni irrisolte in seno all’intesa come la smilitarizzazione, la smobilitazione e la reintegrazione dei guerriglieri – aveva definito l’arcivescovo perno del processo “perché tutto ruotava attorno a lui”, oltre che “instancabile nel contattare e riunire le parti, nella ricerca di soluzioni, e in vari momenti è riuscito a portare proposte consensuali, sbloccando così alcune situazioni di stallo”.

Zuppi si era recato per la prima volta in Mozambico nel 1984, in un periodo di estrema emergenza complicato oltremodo dalla siccità. La prima difficoltà per intraprendere un percorso di pace fu incontrare i rappresentanti della ReNaMo, il primo contatto si tenne in Germania con un rappresentante del gruppo. Un incontro segreto venne organizzato nel 1990 presso la Comunità di Sant’Egidio. Al tempo dei colloqui Zuppi era un giovane sacerdote, viceparroco di Santa Maria in Trastevere. La rivolta dei Garofani del 1974 aveva portato il Mozambico all’indipendenza dal Portogallo ma lo aveva spinto verso i finanziamenti dell’Unione Sovietica a favore del movimento di ispirazione marxista FreLiMo. Dopo i dominatori portoghesi le nuove autorità avrebbero voluto spazzare via anche la Chiesa, accusata di essere stata troppo accondiscendente con i colonizzatori lusitani.

Il governo marxista di Samora Machel fu istituito il 25 giugno del 1975. Le proprietà della Chiesa vennero confiscate, i seminari venivano chiusi, ai sacerdoti venne impedito di suonare le campane. Anche il Partito Comunista di Enrico Berlinguer e il nunzio apostolico a Mosca Francesco Colasuonno, in precedenza delegato apostolico in Mozambico, vennero coinvolti nella mediazione. Una volta al potere, contro il FreLiMo si scatenò la guerriglia della formazione conservatrice ReNaMo, formata dai servizi segreti della Rhodesia e finanziata dal Sudafrica. Il contesto geopolitico che tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 portò alla fine dell’Urss e a quella dell’Apartheid in Sud Africa favorì le aperture che avrebbero portato ai colloqui.

L’accordo firmato il 4 ottobre 1992, presso la sede di Sant’Egidio a Trastevere, mise fine ai sedici anni di conflitto cruento. A Roma Joaquim Chissano, presidente mozambicano e segretario del Frelimo, e Afonso Dhlakama, leader della Resistenza Nazionale Mozambicana (ReNaMo) sottoscrissero l’intesa. “Per la Comunità di Sant’Egidio le sofferenze del popolo del Mozambico non erano sofferenze verso cui restare indifferenti. Conoscendo la realtà e i problemi del Paese è cominciata una storia di relazioni, di incontri. Il problema non era solo aiutare per risolvere la crisi alimentare ma soprattutto quello di risolvere le cause e di cercare un cammino di pace”, ha ricordato recentemente Zuppi al quotidiano Il Faro di Roma. Era “un periodo molto complicato e di emergenza. Il Mozambico si trovava, infatti, in una situazione terribile a causa della siccità e della guerra”.

Boutros Ghali, all’epoca segretario generale delle Nazioni Unite, definì quello storico accordo tra il governo di Maputo e i guerriglieri della Renamo una pace con “formula italiana” per definire “l’attività pacificatrice” della Comunità, “unica nel suo genere” perché fatta di “tecniche caratterizzate da riservatezza e informalità”. Oltre al vescovo mozambicano Jaime Pedro Gonçalves, metropolita di Beira scomparso nel 2016, i mediatori erano tutti italiani. L’ex deputato socialista della Commissione Esteri e più volte segretario Mario Raffaelli (in rappresentanza del governo italiano), Andrea Riccardi (fondatore della Comunità di Sant’Egidio) e don Zuppi. Le trattative erano durate oltre due anni, erano partite nel luglio 1990. La comunità già a partire dagli anni ottanta si era spesa per offrire aiuti umanitari alla popolazione. Dopo gli accordi la Sant’Egidio aveva portato avanti nel Paese anche il programma DREAM per la cura dei malati di AIDS.

L’accordo prevedeva la consegna delle armi della guerriglia alle Nazioni Unite, l’integrazione degli ex combattenti nell’esercito regolare, lo sminamento e la pacificazione delle zone rurali. Due anni dopo, nel 1994, le prime elezioni libere nell’ex colonia portoghese coronarono il percorso negoziale. “Uno degli sforzi era quello di far comprendere che tutti, nonostante i problemi, facevano parte della medesima famiglia, quella mozambicana. Questa è stata la vera chiave per il buon esito della negoziazione. E per arrivare nel 1992, nel giorno in cui la Chiesa ricorda San Francesco, alla pace”. A 30 anni da quelle storiche firme il FreLiMo continua alla guida politica del Paese con il presidente Filipe Nyusi, la ReNaMo resta all’opposizione e non ha mai smobilitato la sua fazione armata. Gli oltranzisti hanno ripreso la guerriglia nel 2019, dopo le elezioni contestate. Il Paese è attraversato dalle violenze dei terroristi fondamentalisti di al-Shabaab. Gli accordi del 1992 restano comunque scolpiti nella storia per aver messo fine a un conflitto che brutalizzò il Paese africano.

6 Giugno 2023

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