Il caso a Padova

La battaglia della destra contro i bambini

Perché proprio ora la procura ha tirato fuori quegli atti dai cassetti per provare a cancellare diritti ormai acquisiti?

Editoriali - di Marilena Grassadonia

21 Giugno 2023 alle 15:30

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La battaglia della destra contro i bambini

È di poche ore fa la notizia che la Procura di Padova ha proceduto ad impugnare 33 atti di nascita con due mamme, registrati dal Sindaco in questi ultimi 7 anni. Su quegli atti ci sono i nomi di bambini e bambine in carne e ossa, nati in Italia e residenti a Padova, a cui è stata riconosciuta di fatto la doppia genitorialità. Atti che raccontano semplicemente una banalissima realtà, quella che vede genitori responsabili volersi prendere cura dei propri figli.

E forse è stato proprio questo banalissimo pensiero che per 7 anni ha attraversato la mente della procura di Padova, fino a quando un governo di destra non ha deciso di avviare la propria personale battaglia proprio contro quei bambini. Si è pensato quindi, a un certo punto, di prendere quegli atti, che il Sindaco aveva già correttamente inviato al momento della registrazione, pulirli dalla polvere e improvvisamente leggerli bene per “accorgersi” che i genitori che per 7 anni si sono prese cura e assunte responsabilità verso quei minori sono due donne, le loro mamme.

Due mamme che con i loro figli e figlie formano una delle tante famiglie omogenitoriali per le quali in Italia non esiste una legge che ne riconosca diritti e doveri, nonostante le corti di ogni ordine e grado abbiamo a più riprese chiesto al Parlamento di legiferare in tal senso.
Ed è proprio a causa della mancanza di una legge che molti sindaci e sindache si sono assunte in questi anni la responsabilità di procedere alla costituzione di atti di nascita che riconoscendo la doppia genitorialità potessero garantire tutele e diritti a tanti minori che abitano nelle loro città.

È quello che è successo anche a Padova dove per 7 lunghi anni, 33 coppie di donne sono state inchiodate alle proprie responsabilità genitoriali verso quei figli tanto desiderati. E per quegli stessi lunghi anni i loro figli e figlie hanno dormito sonni tranquilli sapendo che qualsiasi cosa sarebbe potuta accadere avrebbero avuto il diritto ad avere al loro fianco entrambe le loro mamme riconosciute tali anche da certificato. Ma allora perché dopo così tanto tempo la procura decide di tirare fuori dal cassetto questi atti provando a cancellare con un colpo di spugna diritti ormai acquisiti?

È quello che oggi ci chiediamo in molti e molte sperando di trovare una risposta di senso oltre quella più evidente e chiara: una evidente presa di posizione politica. Non sono di certo infatti passate inosservate le posizioni di questi anni contro le famiglie arcobaleno e la comunità lgbt+, da parte dei partiti che compongono l’attuale governo. Dalle circolari del ministero degli interni che invitano i prefetti a seguire sentenze emesse anni prima, omettendone altre favorevoli, alle proposte di legge per rendere reato universale i percorsi di GPA già non consentiti nel nostro ordinamento, ai decreti che impongono la dicitura madre e padre sulle carte di identità anche quando la composizione familiare del minore è differente da una famiglia tradizionalmente composta, ai mancati patrocini ai Pride, alle singolari esternazioni addirittura contro Peppa Pig.

Come possiamo chiamare tutto questo se non una vera e propria ossessione? Ossessione, argomento di distrazione di massa, propaganda politica, crociata ideologica. Chiamiamola come vogliamo, non fa molta differenza, ciò che è evidente è che i partiti reazionari oggi al governo non perdono l’occasione per posizionarsi chiaramente sempre più a destra nel panorama internazionale. Da quel timido occhiolino di qualche anno fa a paesi come Ungheria, Uganda, Russia e Polonia si è oggi arrivati a un esplicito schieramento di campo al fianco proprio di quei Paesi, in cui i diritti civili non godono certo di buona salute.

E la presa di posizione è più ferma che mai e segue una strada ben precisa: dal voto contrario al certificato europeo di filiazione, alla non punibilità della legge ugandese che prevede la pena di morte per le persone lgbt, alla non votazione a favore della convenzione di Istanbul.
Siamo oggi chiaramente davanti a una destra che ha l’ossessione di voler imporre la propria ideologia schiacciando una società reale che avanza e che ormai riscrive giorno dopo giorno modelli e “nuove tradizioni”. Ma cosa ancora ci dobbiamo aspettare?

L’impugnazione da parte della Procura di Padova degli atti di nascita formati ben 7 anni fa con due mamme, con la conseguente indicazione di cancellare un genitore, è la cosa più folle e abominevole che si potesse immaginare. Ma è accaduto. E questo ci racconta che la non considerazione del più debole, sia esso un bimbo con due mamme o un migrante davanti la spiaggia di Cutro, ha in ogni situazione un denominatore comune: l’intolleranza e la voglia di supremazia. Si sta davvero andando oltre ogni limite di ragionevolezza, decenza e buon senso.

È arrivato il tempo in cui chi crede profondamente che i diritti sono tali se riconosciuti a tutt*, sennò si chiamano privilegi, si alzi in piedi e prenda parola contro questa deriva; prenda posizione contro questa destra reazionaria che pur di imporre la propria ideologia, con la sua visione distaccata dalla realtà, è disposta a calpestare la vita e la serenità di bambini e bambine in carne e ossa. È ora che un moto di civiltà si sollevi da ogni parte perché queste azioni, che attaccano di fatto quello stato di diritto che in un Paese democratico e laico dovrebbe essere sempre tutelato, evidentemente riguardano tutte e tutti noi.

*Attivista lgbt+
Responsabile Diritti e Libertà nella segreteria nazionale di Sinistra Italiana

21 Giugno 2023

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