La storia

Boat people, quando l’Italia salvava i profughi in fuga dal Vietnam

La missione, durata dal 4 luglio al 20 agosto 1979, salvò 907 persone, tra cui 125 bambini

Editoriali - di Alberto Cisterna

16 Giugno 2023 alle 18:00

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Boat people, quando l’Italia salvava i profughi in fuga dal Vietnam

Chi strepita contro il cinismo occidentale, contro la prigione dell’indifferenza e del benessere che ci impedisce di soccorrere la gente nel Mediterraneo dovrebbe ricordare che non è stato sempre così. E se non ha l’età per ricordarlo dovrebbe almeno studiarlo per tentare di comprendere in modo meno superficiale e sbrigativo quale feroce trappola mentale consenta di restare indifferenti, o quasi, alla vista di cadaveri che galleggiano, di corpi di bimbi che punteggiano le onde o ricamano le spiagge delle nazioni che si affacciano sul Mediterraneo.

Nel 1976, dopo la sconfitta militare del Vietnam del Sud da parte del regime comunista del Vietnam del Nord, decine di migliaia di persone che temevano di essere considerate compromesse con il regime filoamericano e corrotto di Saigon o anche solo desiderose di libertà e democrazia decisero di fuggire attraverso l’unica via di cui disponevano, il mare. Con imbarcazioni di ogni genere, in modo precario, pericoloso affrontarono, non le onde quasi sempre miti del nostro mare, ma quelle impetuose dell’Oceano Pacifico per collocarsi lungo le rotte delle navi trasporto ed essere tratte in salvo. Li chiamarono per sempre boat people.

C’era qualcosa di geniale in quel termine, di empatico, di accattivante, di commovente. Un popolo intero si identificava con le proprie fragili barche, piene di donne e di bambini, con pochi viveri di scorta, destinati ad andare alla deriva e a morire di stenti quando le correnti bizzarre e imprevedibili imponevano un tributo di vite. Nel giugno 1979, quando quella tragedia di mare durava da tre anni nell’indifferenza europea, due tra i più importanti intellettuali del tempo, provenienti da fronti ideologici e politici completamente avversi, Jean-Paul Sartre e Raymond Aron, si presentarono all’Eliseo e chiesero al presidente francese Valéry Giscard d’Estaing di fare qualcosa per il boat people vietnamita, per quel popolo che affogava in mare, spesso senza aiuto, spesso senza che neppure qualcuno se ne accorgesse.

A sbloccare la situazione in Italia fu il presidente della Repubblica Sandro Pertini che, al cospetto di quel mare plumbeo e feroce, a fronte di quelle stesse immagini chiese al capo del governo, Giulio Andreotti, di fare qualcosa, di tentare di salvare quella gente così lontana, dall’altra parte del mondo. Una missione umanitaria della Marina Militare Italiana salpò per quelle acque e, nell’estate del 1979, gli incrociatori Vittorio Veneto, Andrea Doria e la nave appoggio Stromboli si diressero nel sud-est asiatico con il compito di portare assistenza ai profughi sudvietnamiti. Le tre navi percorsero 12mila chilometri in mare aperto per giungere innanzi alle coste vietnamite.

Si racconta che la Marina militare utilizzò i suoi tre interpreti (tra i quali due sacerdoti messi a disposizione dalla Chiesa italiana) per recapitare un messaggio di speranza e di fiducia ai naufraghi: «Le navi a voi vicine sono della Marina Militare Italiana e sono venute per aiutarvi. Se volete potete imbarcarvi sulle navi italiane come rifugiati politici ed essere trasportati in Italia. Attenzione, le navi ci porteranno in Italia, ma non possono portarvi in altre nazioni e non possono rimorchiare le vostre barche. Se non volete imbarcarvi sulle navi italiane potete ricevere subito cibo, acqua e assistenza medica. Dite cosa volete e di cosa avete bisogno».

L’ammiraglio De Donno, che comandava la missione, raccontò in un’intervista: «Ricordo ancora i loro occhi: c’era il dolore di aver lasciato tutto, il senso di smarrimento, le incognite del futuro. E la sofferenza atroce, in molte donne, nell’aver subito violenze». In tutto la Marina militare percorse 2640 miglia marine, perlustrando 250mila chilometri quadrati di Oceano. La missione, durata dal 4 luglio al 20 agosto 1979, salvò 907 persone, tra cui 125 bambini; non molte forse, ma tante, tante davvero in quelle condizioni e a quella distanza. Dove siano finiti quegli intellettuali, quella politica, quel mondo è difficile a dirsi e con esso c’è da chiedersi dove sia finito l’orgoglio dell’essere uomini di questo tempo.

 

16 Giugno 2023

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