La strage nell'Egeo

Il naufragio diventa assistito, la normalizzazione delle tragedie

“Assistito” dalle autorità europee e nazionali, che al cordoglio per ogni strage in mare non hanno mai fatto seguire un cambio di approccio nel governo delle migrazioni. Zero coraggio, solo repressione

Editoriali - di Riccardo Magi

16 Giugno 2023 alle 15:30

Condividi l'articolo

Il naufragio diventa assistito, la normalizzazione delle tragedie

Il Segretario Generale dell’ONU, Antonio Guterres, di fronte all’immane tragedia avvenuta al largo delle coste greche, dove è naufragato un peschereccio con a bordo 750 persone, è tornato a dichiarare: “Ogni persona in cerca di una vita migliore merita sicurezza e dignità”. Guterres si era già espresso con parole simili dopo l’orribile naufragio avvenuto nel febbraio scorso sulle coste calabresi, a Cutro, ma le parole, nemmeno le migliori, le più sincere, risultano confortanti se non sono seguite da un cambio di approccio, da scelte radicali e coraggiose, da parte delle Istituzioni europee e dai governi nazionali.

A Cutro, nella tragedia annunciata, persero la vita sotto i nostri occhi oltre novanta persone, nell’indifferenza dei partiti della maggioranza, dei Ministri e della Presidente Meloni, che, in un orrendo rimpallo di responsabilità e con annunci tanto roboanti, quanto vani, farneticava a proposito di persecuzione terracquea degli scafisti di tutto il mondo, tra le altre cose confondendo i trafficanti di esseri umani con la manovalanza, spesso essa stessa vittima di questi ultimi.

Quante altre dichiarazioni come queste dovremo ascoltare prima che i Paesi europei, Italia in primis, prendano atto che la repressione non è lo strumento adeguato per governare una grande questione sociale quale il fenomeno delle migrazioni globali? A maggior ragione se l’approccio repressivo finisce per sminuire l’imperativo assoluto del soccorso in mare. Perché dopo tanti anni di discussioni e di polemiche che hanno visto il tema dell’immigrazione al centro di una costante manipolazione demagogica, uno dei danni più gravi riportati dal nostro sistema istituzionale e di valori è proprio il logoramento dell’obbligo/virtù del salvataggio della vita umana.

Siamo di fronte a una oggettiva normalizzazione di queste tragedie, una nuova forma di “banalità del male” che si sta radicando nella nostra società dopo aver attecchito proprio grazie a un discorso pubblico che ha alimentato la percezione dell’immigrazione come fenomeno non governabile, un’invasione inarrestabile e devastante per la sicurezza dei cittadini e per la qualità della vita degli italiani. Ciò anche a dispetto dei numeri e delle evidenze.

Al contrario, un approccio strategico e di governo troverebbe nella gestione dei flussi migratori la grande opportunità di cui tutti i Paesi dell’Unione europea hanno bisogno, vista la tragicità degli squilibri demografici nel mondo, e, soprattutto, del crollo delle nascite che riguarda più degli altri il nostro Paese, con conseguenze nefaste sulla tenuta dei conti pubblici da qui ai prossimi cinquant’anni, sulle pensioni, sulla sostenibilità della spesa sanitaria e quindi sul futuro delle prossime generazioni.

Servono strumenti normativi rigorosi che sappiano far incontrare la domanda di lavoratori che viene dal nostro sistema produttivo con la spinta migratoria, per questo investire in servizi di accoglienza, formazione e inclusione lavorativa dovrebbe essere una priorità tra le azioni politiche dei nostri governi, ma nulla di tutto questo accadrà finché saremo prigionieri di un racconto falso e ingannevole. Sui grandi partiti di area progressista, più che sugli altri, grava questa responsabilità, perché finora non hanno saputo reagire a questo racconto presentando una visione alternativa, inermi davanti allo smantellamento delle fondamenta su cui si regge la democrazia e lo Stato di Diritto, a partire dal salvataggio in mare, dall’accoglienza dei richiedenti asilo, dal principio del non-refoulement.

Oggi, di nuovo, piangiamo le vittime dell’ennesimo “naufragio assistito” dalle autorità europee e nazionali ma piangiamo anche l’Europa che si avvia a morire nel suo spirito e nel suo senso storico, politico e civile più profondo se, come pare, nel nuovo Patto europeo per la migrazione e l’asilo vi sarà spazio per i rimpatri accelerati ma non per una missione europea di salvataggio in mare con l’impiego di mezzi e risorse comuni.

*Segretario di +Europa

16 Giugno 2023

Condividi l'articolo