Il partito scricchiola

Che fine farà Forza Italia: la nuova padrona è Marina Berlusconi, il rapporto con Marta Fascina e Antonio Tajani

La premier vuole che Forza Italia resista fi no alle Europee, per provare a sancire l’alleanza tra Ppe e Conservatori. Ma tutto è nelle mani di Marina...

Editoriali - di David Romoli

14 Giugno 2023 alle 13:00

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Che fine farà Forza Italia: la nuova padrona è Marina Berlusconi, il rapporto con Marta Fascina e Antonio Tajani

La premier arriva ad Arcore in serata, doveroso omaggio al fondatore della destra che l’ha portata a palazzo Chigi ma anche primo tentativo di saggiare quell’acqua torbida che è Forza Italia senza più il suo fondatore, leader e padrone. Il siciliano Micciché è tassativo: “Non c’è FI senza Berlusconi”. Gasparri è più ottimista: “Berlusconi è irripetibile ma FI proseguirà il suo lavoro”. Tajani, il delfino, assicura che il partito proseguirà sulla strada indicata dal capo scomparso, e ci mancherebbe che dicesse altro essendo la sua leadership pietra miliare di quella “strada”. La realtà è che nessuno sa davvero che fine farà FI. Le incognite sono numerose e nel giro di pochi giorni Meloni si aspetta la risposta almeno alle domande più impellenti.

La prima e fondamentale è se FI sarà in grado di esistere, cioè se i figli accetteranno di sobbarcarsi le fidejussioni per 92 milioni già a carico dell’estinto e passate a loro. Senza quei quattrini non ci sarà più motivo di interrogarsi sul futuro di un partito che semplicemente svanirà da un giorno all’altro. Il tesoriere Messina, anche lui ultraottantenne e proprietario del simbolo, è ottimista: “Il partito deve sopravvivere, lo dobbiamo a Berlusconi”. Le intenzioni della famiglia sono meno chiare e diventeranno senza dubbio oggetto di una trattativa serrata con la premier, in nome degli interessi dell’azienda. Nella miglior tradizione berlusconiana.

Meloni ha tutto l’interesse nel mantenere in piedi Forza Italia e nel sostenere la leadership del vicepremier Antonio Tajani, meglio se a tempo indeterminato, comunque sino alle elezioni europee. La scomparsa della formazione italiana legata al Ppe indebolirebbe moltissimo le chances dell’auspicata nascita di una nuova maggioranza Popolari-Conservatori a Strasburgo. Se si dovrà arrivare all’unificazione FdI-FI, per evitare una scomposta diaspora degli azzurri, molto meglio che sia a urne europee chiuse. Qui interviene però la seconda incognita, la capacità dell’attuale coordinatore Tajani di tenere unito un partito che ormai aveva un solo collante: Silvio Berlusconi. Gli esordi non autorizzano molto ottimismo.

Ieri era stato convocato da Messina il comitato di presidenza, per l’approvazione del rendiconto. All’odg ci sarebbe dovuta essere anche la ratifica delle nomine già decise da Berlusconi, fortemente punitive per l’area frondista Ronzulli-Cattaneo e destinate a premiare invece l’area governista dello stesso Tajani ma anche della quasi-moglie Marta Fascina. Tutti pensavano che, a funerale non ancora celebrato, questo punto sarebbe stato posticipato anche perché Tajani stava trattando con Cattaneo per evitare lacerazioni. A sorpresa dalla mail di Messina è partita invece anche una seconda comunicazione, della quale il tesoriere giura di non sapere niente, che inseriva nell’odg le nomine.

Sono state così ratificate le promozioni di dirigenti come Alessandro Battilocchio, legatissimo a Tajani, e di Tullio Ferrante, vicinissimo invece a Fascina. Gli esponenti dell’area Ronzulli l’hanno presa malissimo. La tensione che si prevedeva destinata a salire in pochi giorni si è impennata immediatamente e in questa situazione non è affatto certo che Tajani riesca a tenere le redini saldamente sino alle elezioni dell’anno prossimo. Renzi si sta dando molto da fare per sedurre i frondisti come Ronzulli, Cattaneo o il segretario regionale toscano Stella. Se il tallone di ferro dei governisti li spingerà a mollare gli ormeggi per tentare la sorte con l’ex premier di Rignano il contraccolpo su un partito già allo sbando potrebbe essere letale.

Il ruolo di Marta Fascina è un’ulteriore incognita. Sulla carta doveva il suo peso, immensamente cresciuto negli ultimi mesi, solo al suo rapporto con il gran capo e dunque ora dovrebbe ritrovarsi senza più alcun potere. “Brillava di luce riflessa e quella luce ora non c’è più”, sibila un parlamentare azzurro di rilievo. Non è detto che sia così però, perché in questi mesi Fascina ha legato moltissimo con la vera nuova padrona di Fi, Marina Berlusconi: dunque non è affatto escluso che resti nella cabina di comando a fianco di Tajani. In ogni caso, se la situazione non lascerà altra via d’uscita, la premier probabilmente giocherà in anticipo e molto a malincuore la carta del partito unico anche prima delle Europee.

Sono scenari molto diversi quelli che si prospettano e nessuno può dire oggi quale diventerà realtà o se ne spunteranno di nuovi e imprevisti. L’esito finale, però, è sempre lo stesso: nella destra fondata da Silvio Berlusconi il “centrismo” dello stesso padre fondatore non avrà più alcuno spazio reale. Sarà sempre più la destra di Giorgia Meloni, nazionalista e radicale anche se capace di muoversi con estrema prudenza tattica e senza bruciare i tempi. Qualcosa di molto diverso dalle coalizioni del Cavaliere.

14 Giugno 2023

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