L'ex premier nel mirino

L’Italia fabbrica armi, le vende e fa la guerra e poi se la prende con D’Alema…

Lo hanno indagato per le sue consulenze alla Leonardo sulla vendita di armi alla Colombia. Cosa c’è di illegale? Vogliamo proibire il commercio di armi? Benissimo, facciamolo. Ma oggi siamo il sesto paese al mondo nell’esportazione. E il cliente principale è il Qatar

Editoriali - di Piero Sansonetti

7 Giugno 2023 alle 17:41 - Ultimo agg. 21 Giugno 2023 alle 17:41

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L’Italia fabbrica armi, le vende e fa la guerra e poi se la prende con D’Alema…

La procura di Napoli ha indagato una quindicina di persone per una storia di vendita d’armi dell’Italia alla Colombia. Tra gli indagati ci sono anche diversi colombiani, tra i quali l’ex ministra degli esteri Marta Maria Ramirez. Ma il nome eccellente, quello che lancia sui giornali l’inchiesta e dà gloria e ribalta ai Pm, è il nome di D’Alema. Avrebbe avuto un ruolo piuttosto secondario in questa vicenda, e da quel che risulta in nulla illegale, però è D’Alema e indagarlo è un bel colpo.

Ancora più brillante se assieme all’iscrizione nel quadernone degli indagati c’è anche una perquisizione a casa sua. Non si sa bene cosa potessero cercare gli agenti in casa di D’Alema, visto che la vicenda è nota e ben raccontata da tutti i giornali da più di un anno. Non era esattamente una perquisizione a sorpresa. Magari pensavano di trovare una fusoliera di un caccia, o qualche brandello di sottomarino. La vicenda della quale la magistratura ha deciso di occuparsi riguarda una trattativa tra una azienda di Stato italiana, la Leonardo, e il governo colombiano. E infatti tra gli indagati c’è anche Alessandro Profumo, amministratore delegato della Leonardo.

L’accusa –corruzione internazionale – è di avere trattato, attraverso alcuni mediatori, per la vendita di armi prodotte dalla Leonardo al governo della Colombia. Aerei e sottomarini. Per il notevolissimo valore di quattro miliardi. Su questi quattro miliardi, secondo le regole vigenti, c’è una commissione che varia dal 2 al 4 per cento. In questo caso si è applicata la misura più bassa, il 2, e quindi la commissione ammonta a circa 40 milioni. Da spartirsi tra mediatori colombiani, mediatori italiani, consulenti e l’ufficio legale di New York che ha gestito l’affare.

Non si sa in che modo e in che misura sarebbero stati spartiti questi soldi. Che però non sono stati spartiti perché prima che l’affare si concludesse la notizia è arrivata alla stampa italiana che ha fatto esplodere lo scandalo. Chi ha dato la notizia? Qualcuno mormora che sia stato un gruppo concorrente che stava tentando l’approccio col governo colombiano e che si era infastidito per l’interferenza. Comunque quando è scoppiato il caso, i colombiani hanno deciso di tirarsi indietro e l’affare è sfumato. Con un danno per i mediatori e un danno molto più grave per la Leonardo (e dunque per l’Italia) che ha perso un affare da quattro miliardi.

La Leonardo di Profumo negli ultimi due anni era andata a gonfie vele. Tornando largamente in attivo. Pensate che solo nel 2022 aveva aumentato gli utili quasi del 60 per cento, portandoli a un miliardo. Ora i problemi sono due. Il primo è quello dell’illegalità. Non era illegale, ovviamente, per una azienda a partecipazione statale che produce armi, interessarsi alla vendita delle sue armi. Non è illegale utilizzare mediatori e consulenti (D’Alema è stato impegnato come consulente). E le provvigioni non sono tangenti. Perché dopo che le cose sono state tutte chiarite nei singoli dettagli dalla stampa, la magistratura ha deciso di intervenire a rimorchio e di intervenire dopo un anno, e di disporre perquisizioni che possono avere solo l’obiettivo di essere spettacolari? Vecchia questione.

Il secondo problema riguarda le armi. È un problema, direi, di dimensione etica. Gigantesca dimensione etica. La domanda è: è giusto che un paese civile abbia tra le sue imprese strategiche quella della produzione di armi? Sapete, le armi non servono a cucinare, non servono a fare scuole né autostrade, non servono a far cultura o informazione. Servono esclusivamente a uccidere. Le armi migliori, e più care, che rendono di più, sono quelle che uccidono molte persone. E che lo fanno in modo rapido e senza far correre troppi rischi all’uccisore. Capisco che questo sia un modo un po’ spiccio di affrontare il problema. Però è un modo veritiero. O si fa finta che non è così, o si dice che è giusto fare così. Altrimenti bisogna smettere di produrle.

L’Italia in quest’ultimo anno ha passato il tempo a votare per l’invio di armi micidiali in Ucraina. Violando la sua Costituzione. All’inizio aveva detto che mandava solo giubbotti antiproiettile e cose così, poi si è scoperto che inviava ordigni micidiali. Ancora l’altro giorno addirittura i nostri deputati al Parlamento europeo, quasi tutti, hanno votato per autorizzare l’impiego di una parte dei fondi del Pnrr per fabbricare armi da fornire all’Ucraina. Le cifre ufficiali sull’esposizione italiana nel mercato della morte sono impressionanti. L’Italia è il sesto paese al mondo per esportazione di armi, è prima, dopo le cinque grandi potenze (Usa, Russia, Cina, Germania e Francia) davanti a paesi come la Gran Bretagna, la Spagna e Israele.

Non solo, ma l’Italia tra tutti i grandi esportatori di armi è l’unica (insieme alla Corea del Sud) ad avere aumentato nel 2022 la quantità di esportazioni. E l’ha aumentata moltissimo: quasi del 50 per cento. Mentre tutti gli altri paesi, a partire dagli Usa, hanno notevolmente ridotto il traffico. E volete sapere quali sono i paesi principali verso i quali esportiamo le armi? Beh, leggete bene. Il principale è il Qatar. Il secondo è l’Egitto e il terzo è la Turchia. Un quarto delle armi prodotte dall’Italia vengono vendute in Qatar. Pensate a quante lacrime di coccodrillo, a quanta ipocrisia, a quanta malafede nelle campagne sul Qatargate!

La questione non è una piccola questione. Riguarda i princìpi e riguarda gli assetti economici di questo paese. Riguarda anche la sua civiltà. Sapete spiegarmi quale coerenza ci sia tra questi dati sulle armi e l’articolo 11 della Costituzione che vieta all’Italia di pensare alla guerra come un sistema per risolvere le controversie internazionali? Come si fa ad essere fedeli a quell’articolo e poi primeggiare nelle classifiche dei costruttori di morte? Sapete che basterebbe solo per un anno dimezzare le spese militari (non abolirle: dimezzarle) e con i soldi risparmiati si potrebbero risolvere i problemi della fame nel mondo?

Vabbè, ho capito: voi dite che sono un estremista, un pacifista ottocentesco, un utopista, un chiacchierone. Magari avete ragione. Ma allora dov’è lo scandalo di D’Alema? In che consiste? Ve lo dico in che consiste: carburante per la stampa forcaiola e per qualche Procura. Niente di nuovo.

7 Giugno 2023

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