L'ex premier nega le accuse

D’Alema e Profumo indagati per la vendita di navi e aerei militari alla Colombia: perquisiti dalla Digos

Giustizia - di Redazione

6 Giugno 2023 alle 13:41

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D’Alema e Profumo indagati per la vendita di navi e aerei militari alla Colombia: perquisiti dalla Digos

L’indagine della Procura di Napoli sulla compravendita di navi e aerei militari tra Colombia e Italia arriva ad un nuovo punto, una svolta. Questa mattina infatti sono scattate le perquisizioni della Digos per tutti gli indagati: iscritti nel registro vi sono l’ex presidente del Consiglio Massimo D’Alema, l’amministratore delegato di Leonardo Alessandro Profumo, così come l’ex direttore generale di Fincantieri Giuseppe Giordo.

L’accusa dei magistrati partenopei nei confronti degli indagati è che si siano “a vario titolo adoperati quali promotori dell’iniziativa economica commerciale di vendita al governo della Colombia di prodotti di aziende italiane a partecipazione pubblica –  Leonardo, in particolare, aerei M 346 e Fincantieri per Corvette piccoli sommergibili e allestimento cantieri navali – al fine di ottenere da parte delle autorità colombiane la conclusione degli accordi formali e definitivi aventi ad oggetto le descritte forniture ed il cui complessivo valore economico ammontava a oltre 4 miliardi di euro“.

A D’Alema e agli altri indagati viene contestato il reato di corruzione internazionale aggravata, scrive l’Ansa: la forma aggravata viene contestata gli indagati in quanto il reato sarebbe stato commesso con l’ausilio di un gruppo criminale organizzato attivo in diversi Stati, tra cui Italia, Usa, Colombia e anche in altri. I fatti contestati risalgono a una data prossima al 27 gennaio 2022.

L’inchiesta era nata da un esposto presentato dall’Apm – Assemblea parlamentare del Mediterraneo, con sede a Napoli, che chiedeva ai magistrati di verificare il ruolo del broker pugliese Emanuele Caruso e di altre persone, che sarebbero invece coinvolte come sedicenti intermediatori del Governo italiano nel Paese sudamericano attraverso documenti falsi. Altro ruolo chiave sarebbe quello di Francesco Amato, che con Caruso promuoveva progetti per un’organizzazione, la Cooperation America Latina. Caruso e Amato sostenevano di essere in qualche modo patrocinati nelle loro attività: un falso secondo l’allora deputato di Italia Viva, Gennaro Migliore,  e dell’ambasciatore Sergio Piazzi, rispettivamente presidente e segretario generale dell’Apm.

Nell’indagine sono coinvolti anche “Edgardo Fierro Flores capo del gruppo di lavoro per la presentazione di opportunità in Colombia, Marta Lucia Ramirez ministro degli Esteri e vice presidente della Colombia, German Monroy Ramirez e Francisco Joya Prieto delegati della commissione del Senato colombiano”.

Nella ricostruzione della Procura, Amato e Caruso avrebbero operato “quali consulenti per la cooperazione internazionale del ministero degli Esteri della Colombia tramite Giancarlo Mazzotta e riuscivano ad avere contatti con Massimo D’Alema il quale, per il curriculum di incarichi anche di rilievo internazionale rivestiti nel tempo, si poneva quale mediatore informale nei rapporti con i vertici delle società italiane, ossia Alessandro Profumo quale amministratore delegato di Leonardo e Giuseppe Giordo quale direttore generale della divisione navi militari di Fincantieri. Tale operazione era volta a favorire e ottenere da parte delle autorità colombiane la conclusione di accordi per un valore complessivo di oltre 4 miliardi di euro.  Per ottenere ciò offrivano e promettevano ad altre persone il corrispettivo illecito di 40 milioni di euro corrispondenti al 50% della complessiva provvigione di 80 milioni di euro“.

Quest’ultima cifra sarebbe stata da ripartire tra “la parte colombiana” e la “parte italiana” attraverso il ricorso allo studio legale associato americano Robert Allen Law, segnalato e introdotto da D’Alema quale agente e formale intermediario.

Accuse, queste, sempre respinte dall’ex premier. D’Alema in una intervista del marzo scorso aveva parlato anche della telefonata registrata illegalmente tra lui ed Enrico Fierro, paramilitare colombiano, poi pubblicata dal quotidiano ‘La Verità’. D’Alema diceva al suo interlocutore che “è stupido creare problemi. Siamo convinti che riceveremo 80 milioni, questa è la posta in gioco”.

Per D’Alema il colombiano lo considerava “garante dell’operazione. Lamentava che non erano stati pagati. Ho spiegato che l’unica maniera per avere un riconoscimento per il loro lavoro era partecipare a un “success fee”. Ove mai l’affare fosse andato in porto”. Affare che si blocca quando “qualcuno pubblica la telefonata che aveva registrato in maniera illegittima. Per danneggiare le società italiane: non a caso in questi giorni in Colombia sono usciti articoli sulla possibilità di acquistare le navi e gli aerei dalle imprese di altri paesi, in particolare statunitensi

di: Redazione - 6 Giugno 2023

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