Passa il decreto Pa
Sì al “bavaglio” alla Corte dei Conti sul Pnrr, il governo incassa la fiducia alla Camera
Politica - di Carmine Di Niro
Come ampiamente prevedibile visti i numeri di Montecitorio, il governo di Giorgia Meloni incassa la fiducia sul decreto Pubblica amministrazione, provvedimento che al suo interno prevede gli emendamenti che ridimensionano il ruolo della Corte dei Conti nel “controllo concomitante” sulle spese del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Sul provvedimento, al voto della Camera, l’esecutivo aveva deciso di porre la questione di fiducia nella giornata di lunedì, annunciata dal ministro Paolo Zangrillo: decreto approvato oggi con 203 voti a favore, 134 contrari e 3 astenuti. Dopo l’esame degli ordini del giorno e il voto finale, il testo passerà all’esame del Senato per essere convertito in legge, pena la decadenza, entro il prossimo 21 giugno.
Con le modifiche volute dal governo la Corte eserciterà le sue funzioni di controllo sulle modalità di spesa dei soldi del Pnrr “a consuntivo”, cioè alla fine, e non più durante l’iter, come appunto previsto dal controllo concomitante.
La discussione in Aula ha visto toni forti dall’opposizione, in particolare da Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, con l’ex ‘Terzo Polo’ di Azione e Italia Viva che pur non votando la fiducia ha assunto una posizione diversa in particolare sul “bavaglio” alla Corte dei Conti.
“Avete usato questo decreto come cavallo di Troia per mettere il bavaglio a chi vi richiama alle vostre responsabilità. Il Pnrr è un bene comune di questo Paese”, ha sostenuto la vicepresidente vicaria del gruppo del Partito democratico alla Camera, Simona Bonafé.
Duro anche il Movimento 5 Stelle: “Non possiamo avere alcuna fiducia in chi pensa che per curare la febbre la soluzione è buttare via il termometro. Era un decreto che poteva occuparsi di Pa, di aiutare i Comuni. E’ diventato un decreto che serve a far regolare i conti tra il ministro Fitto e la Corte dei Conti e a nascondere i fallimenti del governo“, ha detto il deputato pentastellato Dario Carotenuto.
Come detto, su posizioni diverse il gruppo Azione-Italia Viva. Carlo Calenda, leader di Azione, si era detto infatti favorevole all’intervento dell’esecutivo sulla Corte dei Conti ma non ha votato la fiducia al provvedimento, così come tutto il gruppo parlamentare. I centristi hanno infatti preferito porre “una questione di metodo“, ovvero contestare “il combinato disposto tra abuso della decretazione di urgenza e uso della fiducia toglie al Parlamento la possibilità di migliorare e discutere un provvedimento normativo che ha carattere di urgenza“, ha detto in Aula la deputata Valentina Grippo.
Dalle fila della maggioranza invece la deputata della Lega Tiziana Nisini ha ricordato che, se le opposizioni “gridano allo scandalo”, la norma sulla Corte dei Conti “è stata voluta da Draghi e Conte. In quei Governi, Pd e 5 Stelle erano presenti. La coerenza parla e ci dice che le loro critiche sono deboli, strumentali e fanno male al Paese. Bene, dunque, la strada indicata da questo Governo. L’Italia ha bisogno di una riforma dei controlli: se ne fanno troppi e molti sono inefficaci. Questo non lo diciamo noi ma Sabino Cassese, presidente emerito della Corte Costituzionale”.