Il ricordo

Chi era Vittorio Vidali, combattente ritenuto autore del primo attentato a Trotzky

Antitrotskista, stalinista, antisovietico, fantasioso, triestino, ma soprattutto combattente. In Messico, in Spagna e poi negli Usa dove cercò di salvare Sacco e Vanzetti

Cultura - di Duccio Trombadori

2 Giugno 2023 alle 16:00

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Chi era Vittorio Vidali, combattente ritenuto autore del primo attentato a Trotzky

Vittorio Vidali (1900-1983), personaggio leggendario, figura eccellente del cominternismo comunista, combattente e agitatore rivoluzionario in mezzo mondo, protagonista della guerra civile spagnola, odiato dai trotzkisti perché ritenuto autore in Messico del primo attentato alla vita di Trotzky

Lo conobbi nel 1970 a Muggia, sua città Natale, dove mi ero recato per conto della Federazione Giovanile Comunista Italiana (FGCI). Era un uomo franco, gioviale, robusto come un portuale triestino, sempre pronto alla battuta sardonica (“Io dietro l’attentato a Trotzky…? Fandonia – mi disse – perché se ci fossi stato io, l’attentato non sarebbe fallito…!”. Parlava aperto e libero, Vittorio Vidali. Tutto il contrario di un burocrate abbottonato quale il mondo comunista (e non solo) ci ha abituato a conoscere e sopportare. Tutto il contrario del funzionario “staliniano” prodotto in serie dalla fabbrica dei quadri di partito.

Tanto che quando ci fu da raccontare il tempo della “giustizia rivoluzionaria” e delle repressioni staliniane, toccò proprio allo “stalinista” Vidali essere il più esplicito e sincero nel prendere le distanze dagli arbitrii e dalla violenza della dittatura: fu Togliatti, in una drammatica riunione di Direzione (Dicembre 1961), a deprecare gli accenti “antisovietici” adottati da Vidali nel burrascoso Comitato Centrale del PCI in cui Amendola venne esautorato dalla commissione di organizzazione. Uomo contraddittorio e molto controverso, su Vidali se ne sono dette tante, ivi comprese calunnie e infamità di avversari e nemici politici. Ma la sua figura di coraggioso esponente della lotta socialista non è stata intaccata..

Di famiglia operaia, Vidali si diplomò in ragioneria e, nel maggio del 1917, entrò a far parte della Gioventù socialista. Nel 1921, con il Congresso di Livorno e la nascita del PCd’I, divenne membro della Federazione giovanile comunista e dell’Esecutivo del Partito comunista a Trieste. Sulla vita di combattente rivoluzionario di Vidali, sulla sua attività giornalistica e di saggista, una ricchissima documentazione è stata raccolta (per decisione di Enrico Berlinguer), alla Fondazione “Istituto Gramsci”. Libri e documenti ordinati da Laura Weiss testimoniano dell’impegno di Vidali a partire dal 1921, (quando fu arrestato la prima volta, per aver partecipato all’occupazione del cantiere San Marco), della sua permanenza da clandestino in Austria, in Cecoslovacchia e in Germania, del suo rientro in Italia, del suo ferimento per mano dei fascisti ad Alessandria, del suo passaggio ad Algeri.

Nei documenti si può apprendere della espulsione di Vidali dagli Stati Uniti (vi era approdato col nome di copertura di “Enea Sormenti”), dove si era impegnato per salvare Sacco e Vanzetti, del suo passaggio in Messico dove sarebbe tornato nel 1927 (dopo un periodo in Unione Sovietica dove sarebbe diventato “Carlos J. Contreras”). In Messico Vidali avrebbe incontrato Tina Modotti che, sino al 1942, sarebbe stata la sua compagna; sempre in Messico fu prosciolto da ogni responsabilità per l’eliminazione di Leone Trotzky. Troppo lungo sarebbe ricordare tutti i trasferimenti di questo “rivoluzionario professionale”, ma un accenno almeno occorre fare al ruolo di primo piano avuto da “Carlos Contreras” nella guerra in difesa della Repubblica democratica spagnola.

Fu “Contreras”, infatti, che con Enrique Castro Delgado, creò il “Quinto Reggimento”, al quale si dovette la difesa di Madrid dagli attacchi franchisti, sino a che l’eroica formazione non confluì nelle forze militari regolari. Fu lui che fondò e diresse il quotidiano per i combattenti Milizia Popular; fu sempre lui che (ferito in un bombardamento aereo), restò al suo posto di combattimento sino all’estrema difesa della Catalogna nel febbraio del 1939. Passato in Francia dopo la vittoria dei franchisti, Vidali (sconsigliato dal tornare nella Russia di Stalin), tornò a New York e di qui a Città del Messico, dove riprese un’intensa attività politica e giornalistica (redigeva, per il quotidiano El Popular, una vivace e documentata rubrica intitolata “La settimana nel mondo”).

Superando le difficoltà frapposte dalle autorità militari americane al suo rimpatrio, Vidali poté tornare a Trieste soltanto il 20 aprile 1947, trovandovi una situazione esplosiva tra Italia e Jugoslavia, che si risolse soltanto nell’ottobre del 1954 con la spartizione del “Territorio Libero di Trieste”. Col passaggio della città sotto la sovranità italiana, Vidali fu nominato segretario di quella Federazione autonoma del PCI.

Già eletto consigliere comunale, nel 1958 il dirigente comunista divenne deputato e nel 1963 senatore della Repubblica, incarico istituzionale che ricoprì sino al 1968. Vice presidente della Associazione dei combattenti antifascisti di Spagna e presidente del Circolo “Che Guevara”, da lui fondato a Trieste, Vidali ha dedicato i suoi ultimi anni a una importante produzione di libri in gran parte autobiografici, stampati dagli Editori Riuniti, da Vangelista editore e da La Pietra.

2 Giugno 2023

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