La valanga nera

Ballottaggi amministrative, il flop dell’alleanza tra Pd e M5S

Editoriali - di Giulio Seminara

30 Maggio 2023 alle 13:00 - Ultimo agg. 30 Maggio 2023 alle 16:28

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Ballottaggi amministrative, il flop dell’alleanza tra Pd e M5S

Fossimo armocromisti della politica diremmo che nelle città italiane adesso va di moda il nero, nonostante l’estate incombente. Alla fine non c’è stata nessuna spallata ai danni del governo presieduto da Giorgia Meloni, uscita invece rafforzata dal secondo turno delle elezioni amministrative, con quarantuno comuni coinvolti. Tra i sette capoluoghi chiamati al ballottaggio nelle giornate di domenica e ieri, la coalizione di centrodestra ha prevalso in ben cinque: Ancona (unico capoluogo di regione in ballo), Brindisi, Siena, Pisa e Massa.

In particolare la riconferma della destra al governo delle tre città toscane storicamente “rosse” rappresenta un vero e proprio smacco per il Pd e la segretaria Elly Schlein che in queste settimane ha molto creduto nella riconquista degli ex feudi. La destra ha ottenuto buoni risultati anche in Sicilia, dove invece si è svolto il primo turno di diversi comuni, come in Sardegna. Su tutti il trionfo, con oltre il 60% delle preferenze, in prima battuta a Catania, che diventa la più grande città amministrata da un sindaco di Fratelli d’Italia. Il nuovo primo cittadino etneo è l’avvocato penalista Enrico Trantino, figlio di Enzo, storico volto del Msi ai tempi di Giorgio Almirante e poi sottosegretario negli anni 90 con Alleanza nazionale.

Insomma, la fiamma missina continua ad ardere forte, a dispetto dei tanti che in Italia e in Europa vorrebbero spegnerla per sempre. Così l’impresa del giovane capogruppo dem in regione Veneto Giacomo Possamai, capace di espugnare Vicenza battendo il sindaco uscente Francesco Rucco dopo una campagna molto civica e volutamente priva di leader nazionali sul modello dell’ex calciatore Damiano Tommasi a Verona, non basta a far sorridere il Nazareno. Ed Elly Schlein è costretta ad aspettare le elezioni europee dell’anno prossimo per ottenere una rivincita nel duello con Meloni e tentare di dare uno scossone all’esecutivo.

La segretaria deve inoltre deve fare i conti con il flop dell’alleanza Pd-M5s, proposta in modo scostante nei territori e vincente in pochi casi, come a Teramo. In particolare pesa la sconfitta di Brindisi, dove l’amministrazione uscente era di centrosinistra e il candidato fortemente voluto da Giuseppe Conte, l’avvocato Roberto Fusco, si è fermato al 46%, mentre lo sfidante di centrodestra Giuseppe Marchionna ha vinto con il 54%. E pensare che la corsa di Brindisi è stata l’unica partita di queste amministrative che ha realmente interessato il leader del M5s.

L’unico capoluogo di regione conteso in queste elezioni era Ancona, espugnata dal centrodestra dopo oltre tre decenni di amministrazioni di centrosinistra. Il neosindaco Daniele Silvetti si è imposto con oltre il 51% ai danni dell’assessora uscente democratica Ida Simonella, ferma al 48%. A confermare la portata storica del cambio di governance della capitale marchigiana la stessa presidente Meloni: “Abbiamo ottenuto conferme importanti, e qualche vittoria che potrebbe definirsi storica, come ad Ancona, conferma del fatto che non esistono più le roccaforti e che i cittadini sanno fare le loro scelte, valutando i programmi e le persone”. Ci sono diverse ex roccaforti rosse in Toscana. A Pisa è stato riconfermato sindaco con circa il 52% dei consensi Michele Conti, di area Fratelli d’Italia.

Lo sfidante Paolo Martinelli, sostenuto da Pd e Movimento 5 stelle, si è fermato al 47%. Il sindaco Conti, che non aveva passato il primo turno per appena 15 voti, ammette la dimensione nazionale della sfida sotto la Torre “Schlein e Conte volevano trasformare la nostra città in un laboratorio politico nazionale che ha fallito. Noi da qui possiamo essere un punto di ripartenza per la Toscana del 2025 insieme alle altre città conquistate dal centrodestra”.

Infatti adesso per il Pd si pone il tema della difesa della regione rossa, dichiaratamente obiettivo di conquista della destra. A rafforzare questo progetto le riconferme elettorali a Siena e Massa. Nella città segnata dalla crisi del Monte dei Paschi di Siena il centrodestra ha eletto Nicoletta Fabio, prima donna alla guida del comune, con oltre il 52% dei voti. La candidata sostenuta dal Pd Anna Ferretti si è invece fermata a poco meno del 48%, indebolita anche dal fuoco amico proveniente da diverse sigle civiche afferenti al centrosinistra. Anche dietro la sindaca Fabio c’è un imprinting politico molto forte da parte di Fratelli d’Italia, partito interessato a guidare la regione dopo le elezioni del 2025. Eppure proprio i meloniani avevano messo in difficoltà il centrodestra a Massa, non sostenendo la ricandidatura del sindaco uscente Francesco Persiani, di area leghista, e preferendo al primo turno la corsa solitaria.

Ieri invece Persiani è stato riconfermato alla guida della città con oltre il 54% dei consensi, staccando lo sfidante del centrosinistra Enzo Romolo Ricci, fermo al 45%. Un tris di sconfitte preoccupante per il Pd, tanto che il segretario regionale Emiliano Fossi ieri ha lanciato un allarme chiaro: “E’ tempo di cambiare il Pd. Non siamo riusciti a invertire le sconfitte degli ultimi anni nei capoluoghi, che restano alla destra”. Al contrario Francesco Torselli, capogruppo di Fratelli d’Italia in regione, “prenota” l’ex feudo rosso: “il centrodestra unito vince anche in Toscana e si candida prepotentemente a governare la Regione nel 2025”.

Il centrodestra non vince a Terni, dove però non vince neanche il centrosinistra. A conquistare il capoluogo umbro con oltre il 54% dei voti è infatti l’imprenditore Stefano Bandecchi, presidente della Ternana e proprietario di Unicusano. Il suo profilo è civico, ma certamente non di sinistra. Ad arrivare secondo l’esponente di Fdi Orlando Masselli, fermo al 45%. Un’altra brutta notizia per il centrosinistra viene da Sestri Levante, città in provincia di Genova storicamente “rossa” e adesso passata al centrodestra, per la gioia del presidente della Liguria Giovanni Toti:Cade un’altra roccaforte rossa della nostra regione, si conferma la voglia di futuro e buona amministrazione”. Non era una regione “rossa”, ma il Pd poteva andare meglio anche in Sicilia. A Catania, dove pure bastava il 40% + 1 dei voti per vincere al primo turno come in tutta l’isola, il meloniano Enrico Trantino accede a Palazzo degli Elefanti con oltre il 60% dei consensi.

Il candidato di Pd e M5s Maurizio Caserta rischia di non arrivare al 30%. A Trapani il sindaco Giacomo Tranchida, civico con venature di centrosinistra, è vicino alla riconferma, mentre è certo del bis il primo cittadino di Ragusa Giuseppe Cassì, civico e trasversale. A Siracusa, stando agli exit pool, dovrebbero andare a ballottaggio il candidato del centrodestra Ferdinando Messina, e il primo cittadino uscente Francesco Italia, esponente di Azione.

Rischia di restare fuori dai giochi la candidata del centrosinistra Renata Giunta, sostenuta da democratici e pantastellati. Dietro il candidato di Italia Viva Giancarlo Garozzo, già sindaco. Nella città con il teatro greco attivo più importante d’Italia va plasticamente in scena la tragedia politica di un mondo, l’opposizione al governo Meloni, popolato da partiti divisi e spesso in lotta tra loro. E intanto la premier sorride.

30 Maggio 2023

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