Rebus alleanze per il centrosinistra e il Pd di Schlein: le divisioni con 5 Stelle e Terzo Polo in vista dei ballottaggi

Politica - di David Romoli

17 Maggio 2023 alle 18:00

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Rebus alleanze per il centrosinistra e il Pd di Schlein: le divisioni con 5 Stelle e Terzo Polo in vista dei ballottaggi

Per il Pd di Elly Schlein la sfida delle amministrative comincia davvero solo ora e sarà una partita difficile, nella quale la nuova segretaria dovrà impegnarsi a fondo. Si giocherà essenzialmente sull’esito dei ballottaggi nelle tre città toscane in bilico, Siena, Pisa e Massa e ad Ancona, il capoluogo delle Marche dove la sinistra governa ininterrottamente da trent’anni ma che è ormai circondato da una destra dilagante: guida la Regione, ha stravinto anche alle politiche. Da un paio di settimane chiunque parli del voto ad Ancona si sente in dovere di citare Stalingrado e l’abusatissimo parallelismo già dice tutto.

Senza perdere il senso delle proporzioni è vero che, anche simbolicamente, difendere una delle principali “roccaforti rosse” avrebbe per il Pd un valore enorme. I pronostici erano infausti, la destra puntava alla conquista già al primo turno: averla costretta al ballottaggio è per il Pd già un sospiro di sollievo. Il candidato della destra, Daniele Silvetti, è in testa con il 45,11%, quella del Pd Ida Simonella insegue con il 41,28%. Ma il terzo piazzato, Francesco Rubini, candidato di una lista civica di sinistra, ha conquistato il 6,11%. I giochi sono quindi tutt’altro che fatti.

In Toscana non si tratta di difendersi con le unghie e con i denti ma di riconquistare piazze dolorosamente perse cinque anni fa. A Siena, quella dove i sondaggi erano più favorevoli al Pd, la sfida è invece apertissima. La candidata della destra Nicoletta Fabio è in vantaggio di misura, 29,5%, giusto due decimali in più della rivale Anna Ferretti. Qui però la lista civica di Fabio Pacciani ha ottenuto il 22% e passa dei consensi: saranno quegli elettori a decidere un braccio di ferro che per il Pd è fondamentale. A Pisa, l’altra piazza toscana espugnata dalla destra nel 2018, poche decine di voti, forse una quindicina, comunque non più di 40, hanno salvato il partito di Elly Schlein da una batosta al primo turno. Sempre che il riconteggio, chiesto e ottenuto dalla destra, non obblighi ad assegnare subito la torre pendente alla destra. Sul candidato Pd-M5S, Paolo Martinelli, convergeranno però i voti della sinistra radicale di Ciccio Auletta, che al primo turno ha superato il 6%. Michele Conti, sindaco uscente, resta il favorito ma la partita non è chiusa.

Il percorso è in salita anche a Massa l’unica città in cui entrambi gli schieramenti si sono presentati divisi. Lega e Fi unite sono al 34,8% con il sindaco uscente Francesco Persiani, Pd e Asv ferme al 30,8% con Enzo Ricci. Su di lui confluiranno certamente i voti del M5S e Up ma la destra potrebbe incassare il molto più cospicuo consenso finito nelle mani del terzo arrivato, Marco Guidi, FdI. Con Pisa e Massa quasi ipotecate dalla destra per il Pd diventa dunque essenziale affermasi almeno a Siena.

Nei risultati già definitivi al primo turno il Pd ha centrato un bersaglio grosso confermando subito la vittoria a Brescia col 55%, nonostante la presenza di una lista M5S-Sinistra. Trattandosi di una delle città più ambite, con il Pil più alto d’Italia, la soddisfazione della sindaca neoeletta Laura Castelletti e della leader del Pd è giustificata. Il centrosinistra si è aggiudicato anche Teramo una delle poche piazze dove tutta la sinistra si presentava unita e dove il sindaco uscente Gianguido D’Alberto ha vinto facile col 54%. Prevista, e dunque un po’ meno cocente la sberla di Latina, seconda città del Lazio, commissariata dopo essere stata conquistata dal centrosinistra. Il ribaltone è rovinoso, la candidata della destra Matilde Celentano l’avversario con il 70%. Ma Latina è da sempre una piazza di destra, dove prima il Msi e poi An erano fortissimi. L’anomalia, in questo caso, era stata la vittoria del centrosinistra. Altrettanto scontati i successi della destra a Treviso, sindaco Mario Conte confermato con il 65% e Sondrio, Marco Scaramellini è stato eletto con il 58,2%. In bilico Brindisi, dove però la coalizione di governo parte con 10 punti di vantaggio e Vicenza, dove il sindaco Rucco è in testa ma con solo due soli punti di scarto sul Pd.

Il conto, in questa tornata elettorale, si farà solo alla fine. Di certo la destra ha tenuto le proprie posizioni ma FdI non conferma i risultati delle elezioni e dei sondaggi nazionali, il che spiega la prudenza della premier, che commenta come presidente del consiglio e non come leader di partito. Meloni si dichiara soddisfatta ma non calca la mano, forse anche per non infierire su una Lega travolta quasi ovunque: “Il risultato è un’ulteriore spinta all’azione di governo. Il consenso degli elettori ci sprona ad accelerare sulla realizzazione del programma di riforme economiche, sociali e istituzionali”. La leader della destra sa perfettamente che le amministrative di domenica e lunedì non hanno indebolito ma neppure rafforzato le sue posizioni.

Per Elly Schlein il quadro è più accidentato. Di inversione di tendenza per il momento non si può parlare ma al Nazareno, a pochissimi mesi dal cambio della guardia, neppure ci speravano. La caduta è stata però frenata e i segnali in questo senso potrebbero moltiplicarsi nei ballottaggi. Il problema è l’assenza di una coalizione credibile e creduta: non solo perché nella stragrande maggioranza dei comuni in cui si votava Pd, 5S e centristi si sono presentati divisi ma anche e anzi soprattutto perché i 5 Stelle escono dalla prova letteralmente massacrati. È la dimostrazione di quanto delicata sia la costruzione di un alleanza non solo decisa a tavolino, dove il compito è già arduo, ma anche accettata dagli elettori, che è peggio.

La coda sanguinosa del voto è tutta interna all’ex Terzo Polo. A Siena la lista sostenuta da Renzi ha superato il 7%, quella sponsorizzata da Calenda non è andata oltre l’1,22. Come ciliegina sulla torta al cianuro Renzi ha colto l’occasione per annunciare il passaggio alla sua Italia viva di una deputata, Naike Grupponi, e di una segretaria regionale, Giulia Pigoni, già di Azione. Calenda la ha presa malissimo: “Questo è uno scippo e faccio notare a Grupponi che una comunicazione preventiva sarebbe stata più elegante”. La realtà è che se per sapere chi ha vinto queste elezioni bisognerà attendere i ballottaggi, chi le ha perse è invece chiaro: Conte, Salvini e Calenda.

17 Maggio 2023

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