Troppi decreti, Mattarella striglia i presidenti delle camere: “Ora basta”

Politica - di David Romoli

27 Maggio 2023 alle 18:22 - Ultimo agg. 27 Maggio 2023 alle 18:38

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Troppi decreti, Mattarella striglia i presidenti delle camere: “Ora basta”

Stavolta non è solo un richiamo via lettera ai presidenti delle Camere, come dopo il dl Milleproroghe. Stavolta il capo dello Stato ha espresso le sue rimostranze a viva voce, convocando i presidenti delle Camere La Russa e Fontana sul Colle. Incriminata era la pratica, tanto pessima quanto comune, di riempire i decreti di emendamenti, senza andare per il sottile quanto a coerenza. Non è un’invenzione di questo governo e di questa maggioranza, al contrario è un malcostume sempre più universalmente diffuso. Ma il capo dello Stato ritiene che questa non sia una giustificazione per proseguire nella china anche perché, come si è premurato di segnalare a chiare lettere ai due presidenti, in questa legislatura non può neppure essere addotto l’alibi accampato in molte di quelle precedenti, la necessità di usare decreti ed emendamenti agli stessi per aggirare le difficoltà dovute alla fragile maggioranza al Senato. Stavolta la maggioranza c’è ed è solida in entrambe le Camere, dunque sta ai presidenti riportare la situazione sotto controllo decidendo quali emendamenti accogliere e quali dichiarare inammissibili.

La convocazione segnala che la pazienza del presidente è quasi esaurita, anche perché il richiamo era già stato mosso più volte, per lettera e anche di persona con la stessa Giorgia Meloni. E perché il capo dello Stato si trova ormai di fronte decreti persino raddoppiati rispetto a quelli che aveva autorizzato. Il prossimo passo, ha fatto chiaramente capire, potrebbe essere quello estremo: il rinvio di una legge alle Camere. L’obiettivo di Mattarella è probabilmente più ampio. L’inquilino del Quirinale è consapevole di quanto l’abuso della decretazione d’urgenza, troppo spesso accoppiata al voto di fiducia, formi una micidiale tagliola che spoglia le Camere delle loro prerogative. Martella sin dalla scorsa legislatura su questo tasto dolente nella speranza di restituire al potere legislativo la sua funzione, completamente scippata dall’esecutivo. I dati di questa legislatura sono chiari: 27 decreti, 5 leggi ordinarie. Ma il quadro reale è molto più squilibrato, non dalla nascita di questa legislatura ma da ben prima. Anche le leggi ordinarie partono infatti spesso dal governo e le poche leggi di iniziativa parlamentare che vengono approvate sono quasi sempre di secondaria importanza. La cruda realtà è che di leggi di iniziativa parlamentare davvero rilevanti ne vengono approvate un paio appena per ogni legislatura e trattandosi appunto di una Repubblica parlamentare, nella quale al Parlamento spetterebbe il compito di legiferare, non c’è male.

I moniti del capo dello Stato non sono mai serviti a niente e stavolta le cose non andranno diversamente, almeno per quanto riguarda l’abuso della decretazione d’urgenza, essendo tutte le forze politiche interessate a mantenere questa situazione: quelle di maggioranza perché sono al governo, quelle d’opposizione perché sanno che prima o poi toccherà a loro ricorrere all’abuso. Ma per chi sta al governo oggi il rischio di un conflitto col Colle, che sin qui Mattarella ha fatto di tutto per evitare, non è certo una buona novella. Tanto più che si accompagna a una nutrita raffica di altri nodi che rischiano di diventare scorsoi. Il primo e più incombente è il Pnrr. Fitto aveva chiesto ai ministri di consegnargli due giorni fa tutte le proposte di modifica del Piano, in modo da poterle presentare alla Commissione europea entro il 31 maggio. Non è stato accontentato. Le proposte dei ministeri ancora non ci sono e un indirizzo strategico capace di indirizzare e renderecoerente il Piano riscritto non c’è.

Bruxelles, sul tema, è conciliante. Ma sui tempi inizia a perdere la pazienza e la lentezza dei ministeri coinvolti conferma quanto sia difficile presentare una seconda versione del Piano credibile per l’Europa e quanto improbo sarà comunque realizzarla. La marcia verso gli obiettivi prosegue a passo di lumaca. Un nuovo Piano potrà risolvere alcune difficoltà ma certo non tutte e il Fmi martella avvertendo che sarebbe “consigliabile” una ulteriore riduzione del debito ma “necessaria” la “completa e tempestiva implementazione del Pnrr”. Al momento si tratta di un puro miraggio.

27 Maggio 2023

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