Più manette per i diversi e i poveracci: il garantismo deve fronteggiare un nemico in più con Meloni

Editoriali - di Iuri Maria Prado - 20 Maggio 2023

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Più manette per i diversi e i poveracci: il garantismo deve fronteggiare un nemico in più con Meloni

Tutto si può dire, tranne che alla destra che si insediava al governo qualche mese fa non fosse stata concessa una notevolissima linea di credito anche da parte di osservatori non propriamente amici, o addirittura avversari, che tuttavia confidavano nella presenza e nella capacità di influenza di qualche indizio liberale in quel sostanziale complesso reazionario. Speranze vane. Specie in materia di giustizia, infatti – ma, con sguardo più largo, in ordine a ciò che orrendamente si dice “idea di società” -, la destra di governo ha immediatamente preso a esercitarsi nell’offerta di soluzioni politiche neppure soltanto conservatrici (che in un Paese che avrebbe assai poco da conservare sarebbero a dir poco indesiderabili), ma di deciso carattere recessivo praticamente in ogni ambito del vivere civile e sociale della cosiddetta “Nazione”.

Pochi mesi di governo hanno con abbondanza dimostrato che le quotidiane amenità ministeriali sul destino etno-centrico della patria, l’elevazione a protocollo esecutivo di un italianismo simultaneamente tronfio e straccione, la sguaiata rivendicazione di un riordino sociale che la fa finita con gli immigrati anteposti agli italiani, con “la questione rom” e con le lingue forestiere lasciate libere di contaminare le purezze della nostra didattica, non erano gli episodi di ridicole intemperanze di cui si rendeva responsabile un personale politico poco sorvegliato: ma denunciavano una cultura.

Quella che non casualmente ma sistematicamente offre prova di sé stessa addebitando a un deputato nero di avere una suocera indagata e una moglie con le borse di lusso, accusando la controparte politica di tenere bordone alla mafia e ai terroristi perché visita un detenuto al 41 bis, reclamando il pugno di ferro per le zingare che avrebbero una gravidanza dietro l’altra per scampare il gabbio, facendo del proprio profilo social il mattinale che riporta lo stupro a patto che a commetterlo sia l’africano, la rapina a condizione che a farla sia il clandestino, l’aggressione sempre che il responsabile non sia un italiano bianco di famiglia tradizionale.

Sulla giustizia, in particolare, questa piega ormai compiutamente realizzata della effettiva fisionomia della destra di governo non potrebbe essere più evidente. I pochi conati di ipotesi liberale affidati a qualche comunicato eccentrico di un Guardasigilli che ha deluso solo gli illusi erano puntualmente contraddetti da una pratica di governo che ha attuato con esattezza il precetto elettorale della donna che sarebbe diventata presidente del Consiglio (“garantisti nel processo e giustizialisti nella pena”): col dettaglio che sulla metà buona, le garanzie nel processo, non si capisce dove e come il governo sia intervenuto.

Se dall’equanimità giustizialista che reclama più manette per tutti si passa a un sistema ricondotto a giustizia con più manette per i diversi e per i poveracci vuol dire soltanto che il garantismo deve fronteggiare un nemico in più.

20 Maggio 2023

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