La storia
Scrive “professione latitante” sui social, ma lo è davvero: arrestato dai carabinieri
Cronaca - di Redazione Web
Professione: “Latitante”. Non è ironia da social ma la verità. Alla voce ‘soprannomi’ si era ribattezzato “Totò Riina”. Ed è così che i carabinieri lo hanno trovato e arrestato. Ed è finita la fuga del 24enne del sassarese che si era reso irreperibile dopo la condanna definitiva a 4 anni a 9 mesi. Ma la trovata sui social lo ha tradito e così è stato rintracciato e arrestato a Olbia dai carabinieri della compagnia di Ozieri.
LaPresse ha riportato l’assurda vicenda. I primi di maggio era giunta la sentenza definitiva emessa dalla sezione per i minorenni della Corte d’Appello di Cagliari: il quasi 24enne, sarebbe dovuto entrare in carcere per scontare una condanna definitiva pari a 4 anni e 9 mesi di reclusione per reati commessi nel giugno 2016, quando – ancora 17enne, ristretto nell’Istituto Penale per Minori di Quartucciu nel cagliaritano – si era reso responsabile di gravissimi delitti contro la persona e contro l’incolumità pubblica. All’indomani della sentenza, il ragazzo – già conosciuto dai militari dell’Arma di Ozieri – si era subito reso irreperibile e, pur mantenendo un basso profilo negli spostamenti, si era mosso liberamente su tutto il territorio regionale; aveva decantato sui propri profili social il suo stato di latitanza: “Sono un latitante haahaha…” aveva scritto ed alla voce soprannomi si era ribattezzato “Totò Riina”.
Nonostante le espressioni di scherno, i carabinieri di Ozieri si erano subito messi all’opera con una minuziosa attività informativa che, già dalle prime battute, aveva dato i suoi frutti suggerendo la città di Olbia quale possibile nascondiglio del giovane ricercato; così, per diversi giorni, in maniera discreta, erano iniziati gli estenuanti servizi di osservazione. Finalmente, dopo ore di osservazione, l’inaspettato risultato: da solo e incappucciato con una felpa, il ragazzo è stato notato ieri sera dagli uomini dell’Arma; raggiunto, ha cercato di dissimulare la propria identità, ma è stato subito scoperto dal comandante della stazione del suo paese d’origine che lo ha riconosciuto chiamandolo per nome e arrestandolo. Ora è in carcere per scontare la sua pena.