Farine di insetti negli alimenti, così stiamo già mangiando grilli e tarme (senza saperlo e senza polemiche)
Salute - di Carmine Di Niro
Le farine di insetti da contrapporre ai prodotti alimentari “della tradizione”. Assieme alla effimera battaglia sulla cosiddetta “carne sintetica”, che in realtà andrebbe definita carne coltivata, quella della farina di insetti è l’ennesima polemica in senso nazionalpopolare del governo Meloni e del suo ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida.
L’attenzione sulle farine di insetti si ripropongono ciclicamente nel dibattito italiano quando vengono prese decisioni dalla Commissione europea per l’autorizzazione e la messa in commercio di prodotti destinati al consumo umano a base di farine insetti: dalle larve di Tenebrio molitor (o larva gialla della farina), di Locusta migratoria (in forma congelata, liofilizzata, in pasta o in polvere) e di larve di Alphitobius diaperinus (o verme della farina minore), fino al via libera esteso lo scorso gennaio 2023 anche all’Acheta domesticus (o grillo comune) prodotta dall’azienda vietnamita Cricket One, che ora può ufficialmente essere utilizzato sotto forma di farina in prodotti da forno, dolci, cioccolato, salse, sostituti della carne e bevande venduti al supermercato o serviti al ristorante di tutti i Paesi Ue.
Nell’ottica di una stretta contro i via libera europei, il governo Meloni ha lo scorso 23 marzo firmato quattro decreti interministeriali che prevedono un’etichetta con provenienza del prodotto, i rischi connessi al consumo e il quantitativo di farine di insetti presente, oltre a scaffali appositi dove possono essere esposti all’interno dei negozi.
Una stretta che però sembra arrivare fuori tempo massimo: gli insetti sono da tempo presenti sulle nostre tavole, anche se spesso mascherati dietro sigle incomprensibili per i consumatori, come nel colorante E120 prodotto con le cocciniglie raccolte sui fichi d’india del Perù o delle isole Canarie, dal colore rosso acceso e finito per questo negli yogurt alla fragola che troviamo nei supermercati.
Altra parola da tenere a mente è carminio. Il Resto del Carlino sottolinea che si trova nella gelatina alimentare animale. Secondo uno studio del Centro per lo sviluppo sostenibile e dell’università di Milano un italiano consuma in media inconsapevolmente circa mezzo chilo di insetti all’anno: magari mangiando una barretta di cioccolato, che può contenere fino a otto pezzetti di insetti. particelle minuscole tollerate perché impossibili da eliminare, spiega il quotidiano.
La polvere di grillo, così come i prodotti già autorizzati in precedenza dall’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, è in realtà già indicata chiaramente nell’elenco degli ingredienti di un prodotto alimentare proprio per volontà europea, con l’aggiunta anche di un avviso per le persone allergiche.
La diffusione di farine a base di insetti, considerata una grossa novità per le tavole occidentali, è in realtà una tradizione millenaria per altre culture: secondo la FAO circa 2,5 miliardi di persone nel mondo mangiano regolarmente insetti. La stessa Organizzazione Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura stima che queste farine potrebbero sostituire senza particolari problemi dal 25 al 100 per cento della farina di soia o di pesce impiegata per i mangimi animali. A beneficiarne sarebbe il pianeta: la loro produzione avviene infatti con un minore impatto ambientale rispetto per esempio alle coltivazioni di soia.