A Homs

Bomba nella moschea alawita durante la preghiera del venerdì: 8 morti nell’attentato terroristico, ancora violenze settarie in Siria

La rivendicazione dell'attacco contro "infedeli e apostati" da parte del gruppo sunnita Saraya Ansar al Sunna. Almeno una ventina ai feriti nelle esplosioni

Esteri - di Redazione Web

26 Dicembre 2025 alle 19:11

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Syrian security forces inspect the damage after an explosion in the Imam Ali bin Abi Talib Mosque in a predominantly Alawite area of the Wadi al-Dhahab neighborhood in Homs, Syria Friday, Dec. 26, 2025.(AP Photo)
Syrian security forces inspect the damage after an explosion in the Imam Ali bin Abi Talib Mosque in a predominantly Alawite area of the Wadi al-Dhahab neighborhood in Homs, Syria Friday, Dec. 26, 2025.(AP Photo)

Almeno otto persone sono morte in un attentato terroristico a Homs, la terza città più grande della Siria. La bomba è esplosa in una moschea frequentata da fedeli di dottrina alawita. A un anno dalla fine del regime degli al Assad, dopo l’improvvisa e inarrestabile avanzata, l’episodio torna ad accendere i riflettori sulle violenze settarie: quella alawita è la corrente religiosa che era della dinastia al potere, l’attentato è stato rivendicato dal gruppo estremista di corrente sunnita Saraya Ansar al Sunna che ha parlato in un comunicato di un attacco contro “infedeli e apostati”.

Se le vittime accertate sono state otto, una ventina i feriti nell’esplosione durante la preghiera del venerdì nella moschea Imam Ali ib Abi Talib. L’attacco è stato portato nel quartiere Wadi al Dahab, dove vive gran parte della comunità alawita di Homs dove negli ultimi mesi diversi attacchi erano stati attribuiti allo stesso gruppo. Secondo le prime informazioni emerse dalle indagini, alcuni ordigni esplosivi erano stati piazzati all’interno della moschea. Il ministero dell’Interno siriano ha dichiarato in un comunicato che è stato istituito un cordone di sicurezza.

Le violenze settarie sono aumentate nelle ultime settimane in diverse parti della Siria anche se i combattimenti su larga scala si sono attenuati. Lunedì sono scattati scontri tra forze governative siriane e combattenti guidati dai curdi, le Forze Democratiche Siriane. Erano culminate con un cessate il fuoco. Lo scorso marzo alcuni ex militari di minoranza alawita avevano tentato una sollevazione armata contro il nuovo governo al potere, i soldati repressero con efferatezza uccidendo anche bambini e civili. Circa 1.400 vittime, massacri sui quali è stato aperto un processo pubblico.

Già lo scorso giugno Saraya Ansar al Sunna aveva rivendicato un attacco suicida in una chiesa a Damasco. Quella volta erano state uccise 25 persone e altre 60 erano rimaste ferite. L’obiettivo più colpito resta tuttavia quello degli alawiti, associati al potere degli al Assad. Il gruppo è formato da miliziani fuoriusciti da Hayat Tahrir al Sham, il gruppo ribelle guidato dall’attuale presidente della Siria, quell’Al Jolani protagonista di una graduale evoluzione moderata da integralista a capo di Stato accolto alla Casa Bianca dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Si fa chiamare Ahmed al Sharaa oggi.

Il ministero degli Esteri siriano ha definito l’attentato un “tentativo disperato” di destabilizzare il Paese, ha promesso di consegnare alla giustizia i responsabili. In un comunicato ha condannato “questo vile atto criminale” che si è verificato “nel contesto di ripetuti e disperati tentativi di minare la sicurezza e la stabilità e diffondere il caos tra il popolo siriano”. Ribadita la “ferma posizione nella lotta al terrorismo in tutte le sue forme” e confermato che “tali crimini non scoraggeranno lo Stato siriano dal proseguire i suoi sforzi per consolidare la sicurezza, proteggere i cittadini e assicurare i responsabili alle proprie responsabilità”.

26 Dicembre 2025

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