Il documento
Giornalisti uccisi e scomparsi nel mondo, quasi la metà morti a Gaza: il dossier 2025 di Reporter Senza Frontiere
Vittime di guerre e criminalità. Il numero dei giornalisti uccisi è tornato a crescere, secondo il dossier. In Siria il più alto numero di cronisti spariti nel nulla
News - di Redazione Web
Quel bar utilizzato dai giornalisti vicino all’ospedale Al Shifa bombardato e distrutto a inizio luglio. 39 morti, cinque erano giornalisti. Anas al-Sharif era corrispondente di Al Jazeera, dopo la morte era stato accusato dall’esercito israeliano di essere a capo di una cellula di Hamas e di aver “promosso attacchi missilistici contro civili e soldati israeliani”. Saleh Aljarafawi è morto subito dopo l’annuncio del cessate il fuoco: virale il video in cui annunciava la fine delle operazioni militari israeliane. Freddato da una raffica di colpi d’arma da fuoco nel quartiere di Sabra.
Solto alcune delle storie di questo genere e filone, e infatti quasi la metà dei giornalisti uccisi nel corso dell’anno 2025 sono morti a Gaza, nella Striscia assediata da Israele nella reazione militare in risposta ai massacri di Hamas del 7 ottobre 2023. 67 in tutto i giornalisti uccisi secondo il bilancio annuale – dal primo dicembre 2024 al primo dicembre 2025 – pubblicato oggi da Reporter Senza Frontiere.
- Saleh Aljafarawi: il giornalista palestinese ucciso a Gaza dopo il cessate il fuoco, le voci del complotto tra Israele e Hamas
- Gaza, la lettera della giornalista palestinese uccisa al figlio 12enne: “Quando avrai una figlia, chiamala come me”
- Ancora una strage di giornalisti, così muore la voce di Gaza: l’attacco all’ospedale Nasser
- Gaza, altri giornalisti uccisi in un attacco israeliano: Anas al-Sharif e la campagna diffamatoria: “È un capo di Hamas”
“Il numero dei giornalisti uccisi (dal primo dicembre 2024 al primo dicembre 2025) è tornato a crescere, a causa delle pratiche criminali delle forze armate regolari e non e della criminalità organizzata” si legge nel documento secondo il quale “i giornalisti non muoiono, vengono uccisi”. Il 79% dei giornalisti uccisi sono stati vittime della guerra o della criminalità organizzata, il 43% è morto nella Striscia di Gaza. Lo scorso agosto, secondo i calcoli calcoli del progetto Costs of War della Watson School of International Public Affairs della Brown University risultavano essere circa 270 i giornalisti e operatori dei media morti dall’inizio della risposta israeliana. Almeno 192 secondo il Committee to Protect Journalists.
“Voglio che tu tenga la testa alta, che studi, che tu sia brillante e distinto, e che diventi un uomo che vale, capace di affrontare la vita, amore mio. Non dimenticare che io facevo di tutto per renderti felice, a tuo agio e in pace, e che tutto ciò che ho fatto era per te. Quando crescerai, ti sposerai e avrai una figlia, chiamala Mariam come me. Tu sei il mio amore, il mio cuore, il mio sostegno, la mia anima e mio figlio, colui che mi fa alzare la testa con orgoglio. Sii sempre felice e conserva una buona reputazione”, le parole scritte da Mariam Abu Daqa dopo esser stata uccisa in un attacco a Khan Younis.
“Se queste parole vi giungono, sappiate che Israele è riuscito a uccidermi e a mettere a tacere la mia voce – aveva scritto Anas al-Sharif – Ho vissuto il dolore in ogni suo dettaglio, ho assaporato la sofferenza e la perdita molte volte, eppure non ho mai esitato a trasmettere la verità così com’è, senza distorsioni o falsificazioni, affinché Allah possa testimoniare contro coloro che sono rimasti in silenzio, coloro che hanno accettato la nostra uccisione, coloro che ci hanno soffocato il respiro e i cui cuori sono rimasti insensibili ai resti sparsi dei nostri bambini e delle nostre donne, senza fare nulla per fermare il massacro che il nostro popolo ha affrontato per più di un anno e mezzo”.
Si conferma un Paese difficile per i giornalisti il Messico, dove secondo il dossier i numeri sono tornati a salire facendo segnare un picco, il 2025 è risultato l’anno più mortale degli ultimi tre. 503 intanto i giornalisti detenuti in tutto il mondo. Quello che fa segnare il numero più alto di giornalisti scomparsi è la Siria, dove un anno fa cadeva il regime della dinastia al-Assad, molti dei giornalisti arrestati o catturati sotto la dittatura restano ancora oggi introvabili.