Il ricordo del segretario di +Europa
Dl sicurezza, no della Consulta al ricorso di Magi: “Il singolo deputato non può sollevare il conflitto”
“Le doglianze relative all’eccentricità del modus operandi del Governo coinvolgono direttamente l’intera Assemblea”, così i giudici salvano l’iter del decreto.
News - di Angela Stella
La Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile il conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato sollevato dal deputato di +Europa Riccardo Magi nei confronti del Governo rispetto all’iter seguito nella deliberazione del cosiddetto decreto-sicurezza, che dunque è salvo grazie a questa decisione della Consulta.
I giudici (Redattore: Antonini) hanno ribadito che “deve essere escluso che il singolo parlamentare sia legittimato a sollevare conflitto di attribuzioni nel confronti del Governo” quando agisce “a tutela di prerogative attribuite dalla Costituzione all’intera Camera a cui appartiene”. Il deputato radicale aveva criticato la “scorciatoia” messa in atto dall’Esecutivo di sospendere il dibattito parlamentare sul disegno di legge sicurezza già approvato alla Camera e al tempo in discussione al Senato per trasformarlo in un decreto legge, in modo da accelerare l’approvazione. La Corte ha rilevato che «le doglianze del ricorrente relative all’eccentricità del modus operandi del Governo coinvolgono direttamente l’intera Assemblea» e che, «d’altronde, in molteplici occasioni questa Corte ha negato l’ipotizzabilità di una concorrenza tra la legittimazione attiva del singolo parlamentare e quella della Camera di appartenenza». Pertanto, “titolare della sfera di attribuzioni costituzionali in ipotesi lese e, quindi, eventualmente legittimata a sollevare conflitto è la Camera di appartenenza del singolo parlamentare e non quest’ultimo”.
Riccardo Magi ha accolto la notizia “con grande rammarico”. Secondo il parlamentare la Corte “scarta, quasi con stizza, il cuore del problema e, a ogni pratico fine, smentisce le aperture che aveva fatto nelle ordinanze n. 17 del 2019 e n. 60 del 2020”. Essa afferma che il deputato singolo non può mai far valere lesioni delle prerogative parlamentari se queste spettano anche all’intera assemblea: “Si tratta di un artificio argomentativo per dire che il singolo parlamentare non ha mai legittimazione a elevare conflitto. Pretendere che un simile conflitto sia elevato dalla Camera intera significa dire che i deputati (e i senatori) di opposizione sono privi di qualsiasi tutela. E dire che si potrebbe trattare solo di prerogative esclusivamente dei parlamentari uti singuli equivale a dimenticare che le prerogative parlamentari di cui all’art. 68 non sono mai privilegi personali ma sono conferite nell’interesse delle Assemblee e della loro indipendenza. Sicché anche in questo caso il singolo non potrebbe elevare conflitto”.
Infine “l’argomento poi che il sottoscritto aveva presentato la pregiudiziale di costituzionalità al disegno di legge di conversione del decreto sicurezza e quindi aveva potuto interloquire è affermazione che smentisce molti precedenti della Corte, la quale ha sempre tenuto a distinguere la discussione su disegni di legge da quelli su decreti legge già emanati e in vigore. Con amarezza – conclude Magi – occorre prendere atto che la Corte ha rinunciato, in questa occasione, a svolgere il suo ruolo di garante della Costituzione”. Per il costituzionalista ed ex parlamentare Pd Stefano Ceccanti, “si conferma la lettura restrittiva delle possibilità di utilizzo del singolo parlamentare. Se si vogliono evitare forzature – aggiungerei io – bisogna riformare e non ricorrere”.