L'ultimo viaggio dell'architetto
Martina Oppelli morta in Svizzera, in Italia le era stato negato il suicidio assistito: l’ultimo appello per una legge
Martina Oppelli è morta in Svizzera, dove è stata costretta a recarsi per poter accedere al suicidio medicalmente assistito. L’architetto triestino di 50 anni, affetto da sclerosi multipla da oltre 20 anni, per tre volte si era vista negare in Italia il suicidio assistito.
Ad assisterla nella sua battaglia e a comunicare il suo decesso è stata l’Associazione Luca Coscioni, che sui social ha pubblicato un video contenente l’ultimo appello politico di Martina Oppelli registrato in Svizzera poco prima di morire.
Accompagnata da Claudio Stellari e Matteo D’Angelo, iscritti a Soccorso Civile, associazione per le disobbedienze civili sul fine vita di cui è rappresentante legale Marco Cappato, Martina da tempo era ormai totalmente paralizzata a causa della malattia. “Negli ultimi tempi le sue condizioni di salute erano gravemente peggiorate, ma non abbastanza per la sua Asl di riferimento. Secondo l’azienda sanitaria, non avrebbe avuto alcun trattamento di sostegno vitale in corso, nonostante la completa dipendenza dall’assistenza continuativa dei caregiver e da presidi medici”, spiegano dall’Associazione Coscioni.
L’ultimo “no” alla sua richiesta di suicidio medicalmente assistito era arrivata lo scorso 4 giugno col diniego di verificare le condizioni per accedere alla procedura. Per l’architetto triestino e i suoi legali infatti sussistevano tutte e quattro le condizioni individuate dalla Corte costituzionale per il suicidio assistito: sofferenza intollerabile (fisica o psicologica), patologia irreversibile, trattamenti di sostegno vitale e capacità di prendere decisioni libere e consapevoli.
Di fronte ai continui rifiuti, Martina Oppelli si è quindi rivolta alla Svizzera. Proprio per questo il suo ultimo video è di fatto un appello ad una politica che da anni si rifiuta di legiferare sull’argomento, lasciando alla Corte Costituzionale il compito in questi anni chiarire con le proprie sentenze il quadro di intervento.
Rivolgendosi ai “gentili parlamentari e concittadini tutti”, Martina Oppelli ricorda come “più di un anno fa feci un appello a tutti voi affinché venisse promulgata e approvata una legge, una legge sensata che regoli il fine vita, che porti a un fine vita dignitoso tutte le persone, malate, anziane, ma non importa, prima o poi tutti noi dobbiamo misurarci con la fine della nostra vita terrena. Sì, questo appello è finito nel vuoto. Ogni dolore è assoluto e va rispettato”.
L’architetto triestino usa toni sferzanti nel suo video. “Scusate il disturbo – dice nel filmato Oppelli -, me ne vado in silenzio, io miro all’oblio, non cercavo la fama, forse cercavo solo di evitare la fame in questi anni, lavorando onestamente, pagando le tasse onestamente, pagando anche i contributi di chi mi assisteva giorno e notte in questo paese onestamente. Perché sono dovuta venire qui all’estero? Perché non ce la facevo più ad aspettare, non ce la facevo più. Per piacere fate una legge che abbia un senso e che non discrimini nessuna situazione plausibile”.