Il governo impugna la legge autonoma

Meloni bastona Salvini: su Trento e Friuli è strappo totale nel governo sul terzo mandato

Anche se i padani minimizzano, lo strappo in cdm è il preludio di una guerra totale con FdI che punta a prendersi anche il Friuli di Fedriga

Politica - di David Romoli

20 Maggio 2025 alle 11:30

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Foto Roberto Monaldo / LaPresse
Foto Roberto Monaldo / LaPresse

Prima o poi doveva succedere: dietro le divisioni più vistose ma in realtà inoffensive della maggioranza se ne nasconde una che sembra locale, dunque quasi secondaria, ed è invece molto più seria delle altre: quella sul terzo mandato. Su quel fronte la premier non è disposta a cedere di un millimetro. Lo aveva dimostrato con l’impugnazione della legge della Campania sul terzo mandato, che ha impallinato automaticamente ogni speranza del vicerè veneto Zaia di correre per la quarta volta. Lo ha confermato ieri impugnando la legge della Provincia autonoma di Trento che avrebbe aperto la porta al terzo mandato del presidente Maurizio Fugatti. Lo strappo è pieno e per una volta innegabile.

I ministri della Lega hanno votato contro. Il partito che esprime vicepremier e ministro dell’Economia si oppone apertamente a una scelta dalla premier. Salvini minimizza: “Non c’è nessun problema. Sono questioni locali”. Fugatti fa fuoco e fiamme però concorda: “È un atto contro l’autonomia del Trentino. I ministri della Lega hanno cercato di difendere le prerogative del nostro territorio ma io di questioni nazionali non mi occupo”. La sentenza della Corte che ha dato ragione al governo e abbattuto la legge campana di De Luca si estende automaticamente al Veneto ma non al Trentino, provincia a Statuto speciale. Al contrario sia Fugatti che le parlamentari leghiste Cattoi e Testor sostengono che proprio la sentenza della Corte costituzionale sulla Campania “tra le righe” affermi che le autonomie speciali “hanno potere legislativo esclusivo su questa materia”. Proprio perché riguarda regioni e province a Statuto speciale la decisione della Corte, in questo caso, si rifletterà automaticamente anche sul Friuli-Venezia Giulia il cui governatore leghista, Fedriga, mira anche lui al terzo mandato. Proprio il nesso fra Provincia di Trento e Regione Friuli spiega in realtà il terremoto che ha all’improvviso travolto la regione guidata da Fedriga.

Domenica gli assessori di Lega, Lista Fedriga e FI hanno rimesso il mandato. Non sono dimissioni ma la disponibilità a procedere su quella strada se così deciderà il governatore e se non si risolverà il contenzioso con FdI. Il casus belli è un’intervista nella quale il ministro tricolore per i Rapporti col Parlamento Ciriani esprimeva giudizi durissimi sulla gestione dell’ospedale di Pordenone, ancora non operativo pur essendo stato inaugurato a dicembre. In realtà l’indignazione per l’attacco di Ciriani è soprattutto la scusa che permette a Fedriga di preparare il terreno per crisi e nuove elezioni a breve. Fedriga può infatto candidarsi per la terza volta se la giunta cadrà prima di essere arrivata a metà legislatura. Tutto lascia dunque pensare che il governatore voglia aspettare l’esito del braccio di ferro sulla Provincia di Trento per poi, se necessario, dimettersi e tornare al voto prima di aver superato il termine di metà legislatura. Ma la vicenda del Friuli è traversata anche dagli scontri di potere locali: si spiegano così le dimissioni anche degli assessori azzurri, nonostante FI sia da sempre il partito più ostile, persino più di FdI, al terzo mandato.

Non senza alcune buone ragioni l’opposizione tuona contro il governo e urla che quando un vicepremier vota contro il suo governo aprire la crisi sarebbe doveroso. In realtà non ci sarà alcuna crisi. Lo stesso cdm con una mano ha bastonato la Lega, con l’altra ha approvato il ddl sui Lep, passo avanti fondamentale per dare il via all’autonomia differenziata di Calderoli, o a quel che ne resta dopo i tagli chirurgici della Consulta. Sul tema, però, si è fatto sentire ieri, e a voce molto alta, anche Sergio Mattarella. Ieri, in Veneto, il presidente ha esortato a colmare “gli intollerabili divari tra i diversi sistemi sanitari” e ha affermato che l’autonomia è “efficace e vantaggiosa per le collettività quando comporta l’esercizio di funzioni e competenze secondo una ragionevole applicazione dei principi di sussidarietà, adeguatezza e differenziazione”. Una richiesta chiara di procedere con massima cautela sull’autonomia.

Ma anche se una crisi sul Trentino e il Friuli non è nel novero delle possibilità reali la ferita resterà aperta. Perché di mezzo c’è il Veneto: anche senza potersi candidare direttamente Zaia è determinato a confermare comunque la guida leghista della roccaforte bianca. Giorgia è altrettanto decisa a strappare la Regione alla Lega. Tra tutti i guai della maggioranza proprio questo rischia di rivelarsi il più spinoso.

20 Maggio 2025

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