Il caso
Sulla vicenda della Taverna a Santa Chiara: Manfredi e l’arte di non dire
A quattro giorni dal fatto, il primo cittadino solo oggi ha ritenuto necessario ascoltare la sua versione, acclarata da un esplicito filmato
Cronaca - di Giulia Milanese

Al netto di qualche minuscolo taglio, che non apporta modifiche al senso del discorso, di seguito la trascrizione di quanto Manfredi ha sentito di dire stamattina, dopo quattro giorni dalle vicende della Taverna Santa Chiara e dopo un lungo e affollato presidio, ieri sera, sotto la sua casa istituzionale.
“…Diverso è il tema di una discussione che c’è stata tra delle persone in cui sembrava che si volesse criminalizzare un intero popolo, cioè da un lato o dall’altro. Io credo che noi dobbiamo essere sempre una città del dialogo e che dobbiamo sempre lavorare con fermezza però senza dare spazio a nessuna intolleranza. Quindi chiunque agisca con intolleranza io non lo trovo accettabile. Questo non vuole significare una dichiarazione nei confronti della ristoratrice che incontrerò oggi. Noi su questo argomento dobbiamo essere molto chiari, molto netti, ma non dobbiamo fare strumentalizzazioni”.
Ma andiamo ad analizzare.
“Sembrava si volesse criminalizzare un intero popolo, da un lato o dall’altro”: il riferimento è all’affermazione dei turisti che denunciano di essere stati cacciati dal locale perché ebrei. O perché Israeliani? Di quale intero popolo parliamo? Ponendo come punto fermo che la proprietaria del ristorante fa esplicito riferimento ai sionisti – non un popolo, ma un insieme eterogeneo di persone che condividono una posizione ideologica – il sindaco utilizza un imperfetto che forse vuole lasciare spazio a qualche speranza di ravvedimento, ma che certamente gli si addice. Da un lato o dall’altro.
“…chiunque agisca con intolleranza io non lo trovo accettabile. Questo non vuole significare una dichiarazione nei confronti della ristoratrice”. Nessun ravvedimento, dunque. Ancora la sensazione è che si stia dando per buona la versione dei turisti, mantenendo sulla ristoratrice l’ombra che l’intolleranza venga dalla sua parte. D’altronde, a quattro giorni dal fatto, il primo cittadino solo oggi ha ritenuto necessario ascoltare la sua versione, peraltro acclarata da un esplicito filmato.
“Noi su questo argomento dobbiamo essere molto chiari, molto netti”. Eppure, al di là dei proclami, la scelta delle parole del sindaco appare evidente: una mancanza di chiarezza e fermezza che non è neutra, è una scelta politica. E, in questo caso, appare come una forma di tutela dell’ambiguità. La confusione linguistica è tanta quanto l’incapacità di affrontare la questione a viso aperto.