Il processo al centro sociale

Processo Askatasuna, crolla il teorema della Procura di Torino sull’associazione a delinquere: “Il fatto non sussiste”

Cronaca - di Redazione

31 Marzo 2025 alle 16:37

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Processo Askatasuna, crolla il teorema della Procura di Torino sull’associazione a delinquere: “Il fatto non sussiste”

Indagini lunghe due anni, ma che in realtà sono andate a ritroso fino al 2009, e l’accusa gravissima di aver formato una associazione a delinquere: il risultato finale è stato invece quello di una sostanziale sconfitta per il teorema della Procura di Torino.

In un Palagiustizia di Torino blindato il collegio dei giudici chiamato a decidere sul “processo Askatasuna” ha infatti assolto i sedici imputati legati al noto centro sociale del capoluogo piemontese alla sbarra per associazione a delinquere, con i giudici che li hanno assolti perché “il fatto non sussiste”.

Era questa l’accusa più grave per sedici dei 28 imputati legati al centro sociale Askatasuna a processo per una serie di reati tra cui violenza privata, estorsione, rapina, sequestro di persona, resistenza a pubblico ufficiale, incendio e danneggiamento.

Le condanne

Al termine del processo di primo grado dieci imputati sono stati assolti e altri 18 condannati: la sentenza più pesante è stata quella nei confronti di Umberto Raviola, 4 anni e 9 mesi, quella più lieve a cinque mesi. Si tratta in ogni caso di condanne per singoli episodi.

Per gli imputati, di età compresa tra i 23 e i 79 anni, il procuratore aggiunto Emilio Gatti e il pubblico ministero Manuela Pedrotta avevano chiesto condanne per un totale di 88 anni di reclusione.

La tesi della Procura torinese è che, in particolare i 16 imputati per l’accusa più grave, avessero costituito “un’associazione a delinquere, con organizzazione verticistica, capillare distribuzione dei ruoli e dei compiti tra i vari partecipanti, basi logistiche ed operative, avente come programma il compimento di azioni violente in occasioni di iniziative di protesta”.

Il centro sociale Askatasuna

Askatasuna, parola che in basco significa “libertà”, da ormai 30 anni è il più importante centro sociale torinese

Noto per la sua militanza politica e per la sua vicinanza alla battaglia No Tav, ma anche per il ruolo sociale e culturale che riveste nella città: non a caso il Comune ha avviato lo scorso anno per riconoscere la sua sede, un palazzo occupato in corso Regina Margherita, come “bene comune”.

Il processo Askatasuna

Il processo contro i suoi esponenti di vertice, a partire dagli storici militanti come Giorgio Rossetto (condannato a 3 anni e 4 mesi, ne erano stati chiesti sette), e Umberto Raviola (condannato a 4 anni 9 mesi, ne erano stati chiesti 7), ha avuto una genesi contorta.

La prima ipotesi di reato formulata dalla Procura, che coinvolgeva una settantina di persone, era infatti quella di “associazione eversiva”: secondo l’accusa i vertici di Askatasuna avrebbero infatti ideato un piano per portare avanti la lotta armata e mantenere alta la tensione contro le forze dell’ordine e lo Stato, nascondendo dietro le iniziative sociali l’obiettivo reale di procurarsi il sostegno dell’opinione pubblica per le azioni violente.

Tesi che si era scontrata con i “no” del giudice istruttore prima e del Riesame poi, costringendo la Procura a riformulare l’accusa e passare dunque da  associazione sovversiva, reato punito con pene dai 5 ai 10 anni di carcere, ad associazione a delinquere, punita con la reclusione da 3 a 7 anni.

di: Redazione - 31 Marzo 2025

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