La serie in sei episodi
L’eterno ritorno del Gattopardo: l’armi, gli amori, la restaurazione
Nei panni del Principe Kim Rossi Stuart, Angelica è Deva Cassel, Saul Nanni è Tancredi, mentre Benedetta Porcaroli interpreta Concetta. “Visconti? Il nostro è uno sguardo nuovo”
Spettacoli - di Chiara Nicoletti

Non è solo il progetto di punta di Netflix Italia del 2025 ma è il più promosso dalla casa madre tra quelli internazionali in arrivo. Annunciata in pompa magna durante la conferenza annuale di presentazione dei progetti tenutasi a Los Angeles meno di un mese fa, la serie Il gattopardo tratta dall’omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa sta finalmente per arrivare in piattaforma, dal 5 marzo in tutti i paesi dove è attivo il servizio di streaming. In 6 episodi che variano in durata, tra i 50 minuti e l’ora esatta, l’opera è diretta a ben sei mani.
Alla regia Tom Shankland, Giuseppe Capotondi e Laura Luchetti, alla scrittura Richard Warlow e Benji Walters. Una produzione Indiana Production e Moonage Pictures che vede Kim Rossi Stuart nei panni del patriarca Don Fabrizio Corbera, quel Principe di Salina che nel capolavoro di Luchino Visconti del 1963, Palma d’Oro a Cannes, aveva il volto e le imponenti fattezze di Burt Lancaster. Accanto a Rossi Stuart, a comporre la famiglia del Principe detto Il Gattopardo, Benedetta Porcaroli nel ruolo di Concetta, figlia prediletta del nobile siciliano e Saul Nanni nelle vesti del nipote Tancredi, ruolo che aveva definitivamente consacrato Alain Delon nel panorama internazionale e nel cuore degli spettatori italiani, già rapiti da Rocco e i suoi fratelli di Visconti tre anni prima. Infine, tra i ruoli da menzionare c’è quello di Angelica, figlia del ricco neo-borghese e desideroso di ascensione nobiliare Don Calogero Sedara, affidato a Deva Cassel, figlia d’arte di Vincent Cassel e Monica Bellucci, chiamata al più difficile dei compiti: interpretare un personaggio sensuale, iconico, memorabile soprattutto per la messa in scena che ne ha fatto l’indimenticata ed indimenticabile Claudia Cardinale.
Ma bando ai paragoni. Alla conferenza stampa della serie, alla presenza di cast, sceneggiatori, registi e produttori e tenutasi nel salone dell’Hotel Plaza, lo stesso utilizzato dalla serie per la famosa scena del ballo ( e del valzer) la Vice Presidente per i contenuti italiani di Netflix Tinny Andreatta rimarca sin dall’introduzione che la fonte principale è stato il grande capolavoro di Tomasi di Lampedusa. “La base di partenza è stato il romanzo, ogni lettura che ne viene fatta è unica e poi sono passati tanti anni dal film di Visconti, noi parliamo all’attualità del libro e attraverso lo sguardo di oggi possiamo rileggerlo in un modo unico, la trasposizione seriale permette di portarne fuori la ricchezza e costruire qualcosa di più ampio, di approfondire la psicologia dei personaggi. Al centro di questa storia c’è la figura iconica del Principe di Salina, testimone di un’epoca di transizione, un personaggio che è a cavallo di due momenti, assolutamente attuale. È anche una grande saga familiare, un racconto intimo del rapporto del patriarca con i personaggi della famiglia”.
Coerente con le dichiarazioni di Tinni Andreatta è senza dubbio la scelta del cast, a partire da Kim Rossi Stuart che non assomiglia certo a Burt Lancaster ma che dal libro ha attinto l’essenza del Principe: “Quando ho letto la sceneggiatura mi sono confrontato con questa immagine mastodontica, due metri di uomo dalla grande superbia e forza – spiega Rossi Stuart – mi sembra che in un passaggio del libro si racconti che i suoi passi facessero traballare i mobili”. Aggiunge: “Io mi percepisco esile, fragile, insicuro. All’inizio mi son detto che sarebbe stato un triplo salto mortale. Poi ho letto il libro e ho avuto accesso al mondo interiore del Principe, un intellettuale sopraffino, che io non sono, ma così ne ho scoperto anche la fragilità, più facile da approcciare. Ho lavorato tanto alla profondità della voce e un po’ mi è rimasta. In ultimo, sarà trascendentale ma mi sono sentito emotivamente trascinato da questo personaggio e mentre siamo qui in questa sala dove abbiamo girato una delle scene più coinvolgenti, è bello per un attore sentirsi trasportati al di là del proprio raziocinio e la propria volontà”.
Se nel film di Visconti il ruolo del protagonista se lo giocavano Lancaster e Delon con le incursioni di Cardinale, nella serie Netflix il fuoco si concentra dove il regista di Ossessione si era tenuto a distanza: Concetta. Benedetta Porcaroli ha raccolto lo scettro di un personaggio poco raccontato anche da Tomasi di Lampedusa ed ha dunque avuto meno eredità difficili da onorare e più sfumature da esplorare: “Io forse sono l’unica che ha dovuto lavorare più di immaginazione, oltre al copione meraviglioso perché non c’era molto di Concetta – dichiara – ho immaginato la sua necessità di creare distanza da questo superuomo, il padre, con cui ha una sorta di vincolo d’amore incondizionato rispetto ai codici dell’epoca. Mi è piaciuto immaginare che lei si porti dentro una rivoluzione che faccia da contraltare a questo padre e che sia l’unica che riesce a instaurare un dialogo con lui. Mi piaceva l’idea che nel tramonto di un personaggio, da una sua costola, uscisse questa creatura nuova”. “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi” è la più celebre frase del romanzo di Tomasi di Lampedusa pronunciata da Tancredi.
Parte da questo pensiero Saul Nanni per raccontare la sua esperienza: “Rappresento la gioventù che vuole prendersi tutto, qualcuno che cerca il suo posto nel mondo. Un personaggio così unico, così classico, che pronuncia questa frase così iconica, la forma che cambia senza cambiare la sostanza, un concetto contemporaneo ed un onore per me metterlo in scena”. Porta sul piccolo schermo una nuova versione di Angelica, con un carisma e una sensualità totalmente diverse da quelle di Claudia Cardinale che l’ha preceduta, Deva Cassel si racconta: “Sono stata conquistata dalle tante sfumature di Angelica. È una ragazza che viene da un passato umile ma che è stata educata a entrare in questo cerchio nobiliare. Lei tenta di tutto per farne parte e poi trova Tancredi. Tiene nascosta la sua sensibilità e vive attraverso gli occhi del padre. Ha iniziato ad usare la sua bellezza per rendere orgoglioso il padre ma anche per rendersi indipendentemente da lui e scrivere la propria storia”.
Quasi a fine incontro con la stampa due domande rimangono inevitabili oltre al già affrontato confronto con il film di Luchino Visconti. Una sicuramente viene rivolta a Deva Cassel che, pur portando il suo personale approccio ad Angelica, ha dovuto comunque sostenere sulle spalle il peso, forse, della responsabilità di replicare un personaggio iconico. Cassel replica: “Quello di Claudia Cardinale è un nome intoccabile e sacro. Per me è stato un onore incarnare questo personaggio partendo dal libro perché a quello alla fine ci siamo ispirati. Avevo visto il film tanti anni fa e ho preferito non riguardarlo. Era una storia lontana e io mi sono affidata tanto a Laura Luchetti e Giuseppe Capotondi per superare la pressione di questo compito”.
Infine un quesito un po’ nella mente di tutti: perché una serie tratta da un libro così radicalmente siciliano ed italiano e legato alla storia d’Italia è stata affidata nella regia e nella sceneggiatura ad un team a maggioranza non italiana? A fugare ogni dubbio, come era stato per inizio incontro, ci pensa nuovamente Tinni Andreatta: “Abbiamo scelto le location, i costumi, gli attori all’insegna dell’eccellenza. Sugli sceneggiatori invece, il progetto ci è stato portato da Indiana e Moonage già con la scrittura di Richard Warlow. Appena entrata a Netflix l’ho letto e mi sono innamorata della sua visione. Con Tom Shankland abbiamo parlato delle sue idee sulla serie e le sue parole ci hanno convinto che avrebbe realizzato Il Gattopardo più fedele allo spirito della Sicilia”.