Il convegno di Antigone

La riforma penitenziaria compie 50 anni: facciamo il punto sui diritti dei detenuti

Oggi e domani a Roma il convegno di Antigone con studiosi ed esperti della pena in Italia. E le testimonianze di chi il carcere l’ha vissuto in prima persona

Giustizia - di Rachele Stroppa

13 Febbraio 2025 alle 14:00

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Photo credits: Clemente Marmorino/Imagoeconomica
Photo credits: Clemente Marmorino/Imagoeconomica

Sono passati 50 anni dal momento in cui venne attuata la grande riforma penitenziaria con la Legge 354 del 26 luglio 1975 recante le “Norme sull’ordinamento penitenziario e sull’esecuzione delle misure privative e limitative della libertà”. Uno dei propositi principali della Legge penitenziaria era quello di colmare un’enorme lacuna esistente sotto il profilo giuridico rispetto all’esecuzione penale; all’epoca, infatti, era ancora vigente il regolamento fascista del 1931, contenente una serie di disposizioni tramite le quali ci si limitava a regolare la condotta delle persone private della libertà negli istituti di pena. Con la legge del 1975, il detenuto finalmente acquisisce una specifica soggettività giuridica, in quanto viene identificato e definito come un soggetto titolare di diritti ed aspettative. Di pari passo viene anche istituita la Magistratura di Sorveglianza come organo giurisdizionale con funzioni di controllo e di tutela dei diritti delle persone detenute.

A 50 anni dall’entrata in vigore della Legge e alla luce della delicata fase che oggi sta attraversando il sistema penitenziario in Italia, è doveroso e quanto mai urgente riflettere collettivamente in merito all’impatto prodotto dalla riforma penitenziaria la quale, tra l’altro, ha rappresentato un modello per altri ordinamenti penitenziari europei, come quello spagnolo e tedesco. In che stato versano i diritti delle persone detenute in Italia oggi? In che modo si è declinato nella prassi penitenziaria lo spirito riformatore della Legge del 1975? La tensione costante tra disciplina e rieducazione, tra premio e castigo, su cui si articola l’ordinamento penitenziario del ‘75, in che rapporto si pone con i diritti delle persone detenute oggi?

Per rispondere a questi interrogativi urgenti l’Associazione Antigone ha organizzato per oggi 13 febbraio e domani 14, presso la Casa Internazionale delle Donne a Roma, un convegno a cui prenderanno parte i principali studiosi ed esperti della pena in Italia. Come non potrebbe essere altrimenti, conteremo anche con le testimonianze dirette di chi il carcere l’ha vissuto in prima persona. Nel primo tavolo di lavoro Luigi Ferrajoli, Mauro Palma e Claudio Sarzotti analizzeranno proprio il momento storico in cui è avvenuta la riforma penitenziaria. A seguire dialogheremo con gli esperti sul rapporto tra correzionalismo e costituzionalismo, soffermandoci, in particolare, sull’efficacia del trattamento penitenziario e la validità dell’ideale rieducativo. Sino ad ora quest’ultimo è risultato essere più un esercizio retorico che un insieme di pratiche reali capaci di sostenere il reinserimento sociale della persona detenuta.

Il tavolo successivo sarà invece dedicato ad un’analisi del carcere pre-riforma, di matrice fascista, per ribadire con forza la necessità estrema di continuare a prendere le distanze da quel tipo di modello carcerario, ma non solo. Il carcere, infatti, è sempre e comunque lo specchio della nostra società; un’istituzione totale in grado di replicare, con maggiore intensità, le dinamiche che riguardano in primo luogo la società “libera”. Utilizzando un’espressione propria della sociologia del diritto italiano, possiamo infatti affermare che l’universo penitenziario ha da sempre rappresentato un “osservatorio privilegiato” della società tutta. Partendo da questa premessa, nella seconda giornata di lavori, proveremo ad approfondire proprio il rapporto che intercorre tra la società contemporanea – in continua evoluzione sotto molteplici punti di vista – e un modello carcerario che invece di guardare avanti, sembra essere sempre più nostalgico dei tempi passati, quelli in cui nel contesto carcerario il paradigma disciplinare era l’unico possibile.

Foucault ha sempre sostenuto che l’intelligibilità del presente è e deve essere storica. La funzione della storia è quella di attivarsi per rendere conto del presente. È proprio adottando l’approccio genealogico ed una prospettiva in grado di coniugare riflessioni giuridiche, sociologiche, ma anche politico-culturali, che durante questo importante convegno Antigone intende ragionare sul presente del carcere italiano, ma soprattutto sul futuro e sugli orizzonti che devono guidare l’evoluzione del sistema penitenziario in Italia.

*Associazione Antigone

13 Febbraio 2025

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