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Ilaria Salis in manette in cella, il post violentissimo del portavoce di Orbán: “In Ungheria piena deriva autoritaria”

Il fotomontaggio pubblicato sui social da Zoltan Kovacs mentre Salis era ospite di Fabio Fazio: “Dovresti essere qui, non in una televisione”. La risposta: "Tutta l’Europa democratica comprenda la gravità"

News - di Redazione Web

10 Febbraio 2025 alle 12:58

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FOTO DA X (Zoltan Kovacs)
FOTO DA X (Zoltan Kovacs)

Post violentissimo del portavoce di Viktor Orbán, presidente dell’Ungheria: si chiama Zoltan Kovacs e sul social X ha condiviso un’immagine, evidentemente artefatta, anche piuttosto male, della parlamentare europea Ilaria Salis in stato di detenzione, con le manette ai polsi e le mani sulle sbarre, in tuta arancione di carcerata. Salis era stata candidata all’Europarlamento da Alleanza Verdi Sinistra dopo esser stata arrestata e incarcerata a Budapest con l’accusa di aver partecipato al pestaggio di tre militanti di estrema destra durante il Giorno dell’Onore che riunisce nella capitale dell’Ungheria nostalgici neonazisti di tutta Europa.

“Dovresti essere qui, non in una televisione”, ha scritto Kovacs mentre Salis veniva intervistata da Fabio Fazio alla trasmissione Che tempo che fa, dove ha presentato il suo libro appena pubblicato, Vipera, edito da Feltrinelli, in cui ha raccontato la sua detenzione in Ungheria. “Ho fatto 15 mesi di carcere preventivo, senza che sia stato portato nessun elemento. Se ci fossero stati degli elementi a fondamento di queste accuse, il processo si sarebbe concluso molto prima. Per il governo ungherese, questo è un processo politico. Sono stata bersaglio di dichiarazioni pesanti anche da parte del premier Orban, vengo descritta come una delinquente, una terrorista che merita una pena esemplare”, ha detto da Fazio.

 

Il governo di Budapest lo scorso ottobre aveva chiesto la revoca dell’immunità parlamentare di Salis. Già tempo fa il vice primo ministro e segretario della Lega aveva accusato la sinistra, paragonando la candidatura a quella del generale Roberto Vannacci con il Carroccio. “Se qualcuno decide legittimamente di candidare una persona che è in carcere all’estero con accuse pesantissime, perché non dovrebbe chiedere il voto agli italiani anche un uomo che ha servito e difeso l’Italia nel mondo, dall’Iraq all’Afghanistan?”, aveva dichiarato al Corriere della Sera.

A confermare la linea il capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Affari Esteri e Difesa al Senato, Michele Barcaiuolo: “Ci auguriamo che non si ceda alla narrazione di chi, dopo aver partecipato a scontri violenti, cerca di passare per vittima. Fratelli d’Italia continuerà a denunciare ogni tentativo di riscrivere la storia a uso e consumo della propaganda politica della sinistra”.

 

Qualora l’assemblea dovesse approvare il processo, Salis resterebbe deputata ma il suo processo nel tribunale di Budapest dovrebbe riprendere. Lei chiede un processo giusto ed equo e di non doverlo affrontare a Budapest. Rischia una condanna a 24 anni di carcere. L’Alta Corte della Germania ha negato l’estradizione di una militante indagata all’Ungheria, così come aveva fatto la quinta Corte d’Appello di Milano con Gabriele Marchesi, altro italiano accusato dei pestaggi nel Giorno dell’Onore.

La risposta di Salis al post

“Questo signore si chiama Zoltan Kovacs ed è segretario di Stato ungherese e portavoce del primo ministro Orbán. Tale signore, in preda a un’evidente frustrazione, si esprime in questi termini nei confronti di una cittadina italiana ed europea, di una deputata del Parlamento Europeo. In un vero Stato di diritto, nessuno può essere dichiarato colpevole prima di un verdetto della magistratura. Ma in Ungheria, come ampiamente dimostrato, questo principio elementare appare del tutto estraneo al governo”.

“C’è però qualcosa di ancora più inquietante: nella democrazia illiberale di Orban, gli oppositori politici non devono avere diritto di parola. Secondo il signor Kovacs, infatti, io non dovrei poter parlare in televisione ma stare in prigione. Ancora. Lì dove ho già trascorso, da innocente, 15 mesi in via cautelare. Rinchiusa e trattata come un animale. Gli oppositori politici devono essere ridotti al silenzio, con la forza o, quando non è possibile esercitarla, con la minaccia”.

“Ogni volta che prendo parola, in Parlamento o sui media, vengo attaccata sistematicamente da esponenti del governo ungherese o dai loro alleati di estrema destra, che non si limitano agli insulti, ma arrivano a invocare per me una pena esemplare. Nonostante queste continue pressioni, continuerò a testa alta a difendere gli ideali in cui credo. Oltre agli antifascisti, auspico che tutta l’Europa democratica comprenda la gravità di ciò che sta accadendo in Ungheria, un paese ormai in piena deriva autoritaria. Un pericolo per tutti noi”.

 

10 Febbraio 2025

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