Con alcune anteprime a San Valentino

Bridget Jones – Un amore di ragazzo: il quarto capitolo dal 27 febbraio al cinema

Bridget Jones 4 si prende la briga attraverso un umorismo da commedia romantica di analizzare, ancor più di come aveva fatto in passato, lo stato delle relazioni sentimentali e le disparità di trattamento

Spettacoli - di Chiara Nicoletti

10 Febbraio 2025 alle 23:17

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Bridget Jones – Un amore di ragazzo: il quarto capitolo dal 27 febbraio al cinema

A 9 anni dall’ultimo capitolo e ben 24 anni dal primo, dal 27 febbraio, con alcune anteprime a San Valentino, torna al cinema Bridget Jones, il personaggio più famoso interpretato dalla due volte premio Oscar Renée Zellweger. Si intitola Bridget Jones – Un amore di ragazzo, sarà distribuito da Universal Pictures e con il terzo film a fare da eccezione, è di nuovo fedele al libro di Helen Fielding che, ahimè, già nel 2013 aveva condannato i fan ad un tristissimo colpo di scena: la morte dell’amato Mark Darcy, storico personaggio interpretato da un altro premio Oscar, Colin Firth.

Ritroviamo Bridget Jones vedova, con due figli, lo scapolo impenitente ma ormai tendente al patetico Daniel Cleaver (Hugh Grant) ormai grande amico e babysitter all’occorrenza e gli amici di sempre che ormai sono famiglia. È bloccata, Bridget, sopravvive e va avanti con il pilota automatico. Allo scoccare del quarto anniversario dalla morte del marito, la sua comunità di affetti, compresa l’esilarante ginecologa interpretata dal terzo premio Oscar nel cast, Emma Thompson, la sprona a tornare a vivere e rimettersi in gioco, lavorativamente e sentimentalmente. Se riprendere a lavorare come produttrice televisiva è cosa mediamente facile, meno scontata è la giungla delle relazioni amorose, a partire dalle app di dating online.

Sono sempre due gli uomini nella vita di Bridget Jones, se prima c’erano Mark e Daniel, questa sarà la volta del giovane “toy boy” interpretato dall’ormai conosciutissimo Leo Woodall, già visto nelle serie White Lotus e One day e del professore di scienze del figlio di Bridget, il candidato all’Oscar nel 2014 per 12 anni schiavo Chiwetel Ejiofor. Con quest’ultimo, Woodall e il regista Michael Morris, Renée Zellweger è sbarcata a Roma per incontrare noi giornalisti ed i fan accorsi all’anteprima nella centralissima Piazza della Repubblica. In apertura della conferenza stampa, l’attrice premio Oscar per Judy (film biografia sulla Garland) ha introdotto le sfide che la sua eroina austeniana dovrà affrontare: “È un’avventura quella che viviamo con Bridget con ciascun nuovo capitolo, l’abbiamo amata per vent’anni ma adesso sta affrontando delle cose che sono un po’ più forti da un punto di vista emotivo, in particolare il dolore per una perdita” spiega. “Ci sono alcune cose che non sono cambiate, il suo carattere e la sua essenza rimangono sempre presenti. E come dico spesso ho sempre la sensazione che lei non sia mai troppo lontana da me perché parlo di lei praticamente ogni giorno e quando vado in giro tutti vogliono condividere con me la loro esperienza su Bridget Jones. Questo è un regalo per me, avere la possibilità di chiacchierare e di parlare con persone magari che non conosci ma con le quali hai immediatamente qualcosa in comune, mi fa sentire estremamente fortunata”. Hanno tutti dei consigli da propinare a Bridget, come spesso succede anche nella vita, il mondo intero sa cosa le ci vuole per riprendersi dal torpore, dal lutto, dal caos. Abbracciarlo questo caos ma soprattutto, citando il film, fare un rebrand di se stessa, rinnovarsi.

Zellweger commenta questo concetto: “Riguardo alla questione del rebranding di Bridget, è interessante perché spesso il concetto di “marchio” che si crea attorno a una persona non ha nulla a che fare con chi è davvero. Non devi necessariamente fare una cosa stupida per essere etichettato come “quello che fa cose stupide”. A volte è qualcos’altro, completamente scollegato da te, che cambia la percezione che gli altri hanno di chi sei. Spesso il modo in cui il pubblico ci percepisce non dipende da ciò che facciamo realmente, ma dalla narrazione che si crea attorno a noi. Ecco perché il rebranding accade molte volte nel corso della vita, anche se non sempre in modo autentico. Cresciamo, cambiamo, impariamo cose nuove, e questo inevitabilmente ci trasforma”. Il quarto capitolo di quella che potremmo tranquillamente definire ormai una saga, si prende la briga attraverso un umorismo da commedia romantica, a volte molto inglese e perfino sboccato, di analizzare, ancor più di come aveva fatto in passato, lo stato delle relazioni sentimentali, le disparità di trattamento, lo sguardo della società sulle coppie di età diversa, cougar, vedove, toy boy. Il punto di vista su questi elementi è ovviamente quello di Bridget e il suo filtro. Bridget che (forse) non ha più tempo per le futilità. Rimarca Zellweger::Le cose su cui ci facciamo mille paranoie lungo il nostro percorso di vita cambiano nel tempo, i valori cambiano, la società cambia, e anche i messaggi che riceviamo cambiano. È successo anche a Bridget: alcune idee che aveva in passato su se stessa, sulla maternità, sul ruolo della donna, si sono evolute. Oggi non c’è più tempo per le superficialità o per le insicurezze che magari prima la scoraggiavano. Ora c’è una prospettiva diversa, un nuovo scopo”. 

Lungo tutti e quattro i film, da quel 2001 in poi, attorno all’impacciata protagonista, ci sono sempre stati due uomini. Lo scontro Mark Darcy – Daniel Cleaver delle prime due pellicole ha prima lasciato spazio alla rivalità con un nuovo personaggio interpretato da Patrick Dempsey e infine, tolto, per ovvi motivi, Darcy dall’equazione, ne sono spuntati fuori altri due. Per quanto lo si voglia pensare, a volte dispregiativamente, un film al femmile, Bridget Jones qualcosa da dire anche sul maschile ce l’ha. Confermano Zellweger ed anche i suoi colleghi. Prendendo infatti il personaggio di Hugh Grant, dimostrano il cambiamento che sta attraversando anche la controparte: “Guardiamo al personaggio di Daniel Cleaver nel primo film – spiega l’attrice. Quando lo incontriamo per la prima volta, lui è quello che è: la rappresentazione di un certo tipo di uomo che, nel corso della storia, è sempre stato accettato con la mentalità del ragazzaccio, inguaribile playboy, che fa ciò che vuole e detiene il potere. Ma in questo nuovo film, quando lo rivediamo, lui è ancora affascinante, ma non è cambiato affatto. Parla nello stesso modo, si affida ancora a quelle vecchie e antiquate idee sulla dinamica tra uomini e donne. Però questa volta non ha più potere. Sembra un dinosauro ridicolo. E non è fantastico? È una grande cosa. Penso che sia meraviglioso per la società. Immagina quanto sarebbe noioso se non cambiassimo mai. È molto meglio continuare ad andare avanti piuttosto che tornare sempre indietro. Il modo in cui pensiamo ai ruoli maschili nelle relazioni è cambiato. Gli uomini oggi sono più liberi di esprimere le proprie emozioni, di essere più vulnerabili, senza che questo li renda meno attraenti o carismatici. Per molto tempo, la nostra cultura non ha riflettuto questo cambiamento. Ma ora è possibile che le persone si vedano rappresentate e si sentano ispirate in un modo più positivo”. Interviene nella discussione Chiwetel Ejiofor che, parlando del suo personaggio, dice la sua: “io direi che gli uomini di questo quarto capitolo ci mostrano come i tempi siano cambiati e gli sia permesso, finalmente, di essere più emotivi, di esprimere i loro sentimenti senza per forza dover mostrare chissà quale mascolinità e questo lo trovo molto liberatorio. È stato molto bello per me poter interpretare un personaggio che è capace di comunicare i suoi sentimenti e nonostante ciò continua ad essere carismatico e attraente”. 

10 Febbraio 2025

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