Per "motivi umanitari"
Guerra in Congo: i ribelli dell’M23 annunciano cessate il fuoco, centinaia i corpi in decomposizione seppelliti in sacchi di plastica
L'annuncio unilaterale dei miliziani. Non è chiaro se si ritireranno da Goma, la città nel Kivu del Nord conquistata la settimana scorsa. Hanno escluso la continuazione dell'avanzata
Esteri - di Redazione Web

Annunciato, dopo giorni di avanzata che aveva fatto pensare a una tensione indirizzata nella peggiore direzione, dai ribelli dell’M23 un cessate il fuoco unilaterale nella regione della Repubblica Democratica del Congo Orientale per motivi umanitari. Centinaia di migliaia gli sfollati, centinaia i morti e migliaia i feriti causati dall’offensiva che aveva portato i militanti fino a Goma, capoluogo della Regione di Kivu Nord, la città che avevano dichiarato occupata.
Il cessate il fuoco è stato dichiarato in vigore a partire da oggi martedì 4 febbraio. I miliziani hanno escluso di avere intenzione di allargare l’avanzata ad altre aree del Paese anche se la settimana scorsa avevano lasciato intendere proprio questo. “Chiariamo che non abbiamo intenzione di catturare Bukavu o altre aree. Tuttavia, ribadiamo il nostro impegno a proteggere e difendere la popolazione civile e le nostre posizioni”, si legge nel comunicato del portavoce dei ribelli Lawrence Kanyuka.
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Le organizzazioni umanitarie avevano definito la situazione molto grave. Le agenzie internazionali hanno diffuso nei giorni scorsi fotografie con gli operatori della Croce Rossa che seppelliscono i corpi in decomposizione delle vittime, chiusi in sacchi di plastica, nel cimitero di Goma. L’offensiva del gruppo M23 si era intensificata nelle ultime settimane, aveva provocato più di 400mila sfollati, ma era in corso in realtà da mesi.
I ribelli dell’M23 sono prevalentemente di etnia Tutsi e rivendicano un ruolo protettivo nei confronti dei Tutsi congolesi: è il gruppo che venne massacrato nella carneficina del genocidio del Ruanda nel 1994 dalla maggioranza hutu. Il gruppo si è costituito nel 2012, il nome si riferisce al 23 marzo del 2009, la data dell’accordo che mise fine a una precedente rivolta, che però i ribelli lamentano non venne rispettato nei termini dell’integrazione dei Tutsi nell’esercito e nell’amministrazione della Repubblica congolese.
Il conflitto nella regione dura da anni e sono stati dichiarati almeno una mezza dozzina di cessate il fuoco e tregue tra le parti, sistematicamente violati. Secondo le Nazioni Unite, circa quattromila miliziani provenienti dal Ruanda hanno sostenuto l’avanzata dei ribelli dell’M23. Oltre cento gruppi si contendono quella porzione del territorio ricchissima di minerali preziosi – come il coltan, il tantalio e lo stagno – per la tecnologia utilizzata in tutto il mondo oltre che di oro.