Il sogno del "capitano"
Ossessione Viminale, Salvini ci riprova per tornare agli Interni: Meloni (tramite Fazzolari) lo stoppa
Mentre governo e maggioranza sono impegnati nell’approvazione della legge di bilancio, uno sprint finale che ha visto sabato 28 dicembre il via libera tra le proteste delle opposizioni per la mancata discussione nell’aula del Senato, un modus operandi da “monocameralismo di fatto”, Matteo Salvini ha pensieri per una sola cosa: il sogno di far ritorno al Viminale.
È questa la vera e propria ossessione del vicepremier, leader della Lega e ministro di Infrastrutture e Trasporti, tra l’altro dicastero economicamente di peso in questo esecutivo targato Meloni.
Ma la fresca vittoria in tribunale a Palermo nel caso Open Arms, dove i giudici hanno rigettato la richiesta di condanna a 6 anni di reclusione per il sequestro dei migranti a bordo della nave della Ong spagnola, ha riacceso Salvini e la sua voglia di tornare agli Interni, dove era già stato ai tempi del primo governo Conte, quello giallo-verde con i 5 Stelle che gli è costato proprio il processo di Palermo.
Ipotesi rilanciata più volte da Salvini dopo l’assoluzione per la vicenda da Open Arms, ma sempre rispedita al mittente dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che non ha alcuna intenzione di mettere in mezzo qualsiasi idea di rimpasto e di sostituire al Viminale Matteo Piantedosi, che d’altra parte ha svolto “un ottimo lavoro”, Meloni dixit.
Eppure anche oggi, mentre sono già forti le turbolenze in maggioranza per la Manovra, Salvini è tornato alla carica. “Quando uno fa il ministro dell’Interno e si occupa della sicurezza degli italiani, gli rimane dentro per tutta la vita. Se andrò al Viminale nel 2025? Siamo tutti nelle mani del buon Dio. Il ministro dell’Interno l’ho fatto e penso discretamente”, le parole pronunciate oggi da Salvini.
L’assoluzione per il caso Open Arms inoltre, aggiunge, “toglie le scuse soprattutto alla sinistra che diceva ‘Salvini non può occuparsi di immigrazione perché sotto processo’. Ho tante cose da portare avanti al ministero dove sono, ma occuparsi della sicurezza degli italiani è qualcosa di bello e importante”. Quanto a Piantedosi, l’attuale ministro degli Interni “ha tutta la mia fiducia”, dice Salvini, ma poi aggiunge che sulla questione “ragioneremo sia con Giorgia sia con lui”.
Parole che sono come fumo per gli occhi per la premier. Da una parte la volontà di non mettere mano alla squadra di governo, per tenere sotto il livello di guardia le tensioni già alte tra Lega e Forza Italia nella lotta per il ruolo di “seconda gamba” della maggioranza, dall’altra la necessità politica di non lasciare il tema della “guerra ai migranti” a Salvini e al Carroccio, dopo che d’altra parte Fratelli d’Italia si è intestata il Patto Italia-Albania sul tema.
Questa volta però Meloni non parla, affida il suo pensiero al fedelissimo sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari. Per l’autore del programma di governo di FdI “non c’è preclusione su nulla, ma di rimpasto non si è mai parlato. Il rimpasto si fa quando l’attività del governo ne trarrebbe giovamento, ma ad oggi non mi sembra che ci sia questa esigenza”, le sue parole.