La classifica del Sole 24 Ore
Ad Agrigento sono scomparse le librerie: ultima provincia d’Italia alla voce cultura
Dentro il girone delle città più deboli, la Capitale della Cultura 2025 consegue il primato negativo assoluto proprio alla voce “cultura”, per il bassissimo indice di lettura
Cronaca - di Ammiraglio Vittorio Alessandro
La statistica del Sole 24 Ore colloca Agrigento al 96° posto, su 107 province, per la qualità della vita e possiamo star certi che, se a fissare gli indicatori statistici fossero stati i vecchi, i malati e i bambini, saremmo sprofondati ancora di più. Dentro il girone delle città più deboli, la Capitale della Cultura 2025 consegue, in particolare, il primato negativo assoluto (centosettesima) proprio alla voce “cultura”, per il bassissimo indice di lettura (anche gli impianti sportivi ci spingono in fondo alla classifica, ma si sa, mens e corpus vanno insieme).
Anche se a Bergamo, prima in classifica, non vivrei soprattutto perché lontana dal mare e dai cannoli – vero è che poco m’immergo e che mangio il cannolo, per una mia irrisolta questione con la ricotta, soltanto quando mi fissa insistentemente da una pasticceria – trovo grave che ad Agrigento, leggendo poco, non frequentiamo, passando per la ricchezza della parola scritta, mondi diversi dal nostro, e che le parole stesse ci siano ostili. Non leggiamo, forse, perché tutti impegnati a scrivere romanzi o poesie, esposti anonimi, tanti post.
La penuria di librerie è un tratto quasi esclusivo degli agrigentini (e provincia), un vanto che non amiamo esibire, così come pudicamente non ostentiamo i quotidiani venduti ancor meno dei Rolex – e, del resto, in questa lontana provincia, nessuno distribuisce più, per esempio, La Stampa, Il Foglio, Avvenire, l’Unità, il Manifesto. A Bagheria (Palermo), per esempio, resiste la libreria di una mia amica, lontana compagna di scuola, non grande ma ben fornita, in cui sono i libri a venirti a cercare affacciandosi dagli scaffali, come da noi i cannoli e le miscate.
Qui, nonostante qualche residuo eroismo, non si contano le librerie scomparse all’improvviso: una Mondadori, una di De Leo, quella delle Paoline con una tra le più laiche vetrine al mondo. Non so se c’entri la classe dirigente (secondo me, sì) ma essa sembra comunque non incupirsene: pazienza per il centosettesimo posto e avanti tutta con la Capitale. Noi, intanto, continuiamo a scrivere, a scriverci, con sempre meno parole e sogni nel carniere, talvolta con toni definitivi. Per iniziare a leggere c’è sempre tempo.