Gli scontri
Tutte le tensioni tra Lega e Forza Italia, il duello infinito Salvini-Tajani: canone Rai, Autonomia, Europa, Ius scholae
Politica - di Carmine Di Niro
Una maggioranza dalle sembianze sempre più simili ad un incontro di pugilato: ai due angoli i vicepremier, pronti a scatenarsi sul ring, al centro col compito di separarli e controllare la regolarità dello scontro la presidente del Consiglio.
È la “royal rumble” del governo Meloni, un esecutivo che nei Consigli dei ministri tiene la barra dritta sulla fedeltà, ma che all’esterno, sui giornali ma anche nelle aule di Parlamento e Commissioni varie, litiga e duella su tutto.
Gli scontri Lega-Forza Italia
Protagonisti delle bizze sono in particolare Lega e Forza Italia, i due “junior partner” della coalizione dominata da Fratelli d’Italia: partiti sempre più distanti nelle battaglie politiche e soprattutto in lotta per lo stesso ruolo, quello di “seconda gamba” della maggioranza che, dalle ultime elezioni regionali, vede gli “azzurri” di Antonio Tajani avere il vento in poppa.
Due anni di governo che hanno visto Lega e Forza Italia duellare su molti temi, con una tensione cresciuta in particolare negli ultimi mesi, ovvero da quando il Carroccio di Matteo Salvini ha iniziato una fase declinante nel consenso.
Il caso Rai e Unicredit
Gli ultimi episodi sono recentissimi. Mercoledì 27 novembre in Commissione bilancio del Senato il governo va sotto perché Forza Italia si sfila: due parlamentari votano assieme alle opposizioni contro l’emendamento della Lega che chiedeva di prorogare, anche nel 2025, la riduzione del canone per la tv pubblica, da 90 a 70 euro.
La motivazione è politica e “familiare”: con 400 milioni di euro in meno di incassi, viale Mazzini potrebbe essere tentata di colmare la perdita alzando il tetto della pubblicità e quello è un campo che solo a nominarlo fa innervosire la famiglia Berlusconi, azionista di maggioranza di Forza Italia.
Non va meglio sull’altro grande caso politico della settimana, ovvero l’offerta di Unicredit per acquisire Banco Bpm. Operazione che non piace a Salvini, che strilla contro “i monopoli” e attacca l’istituto di credito che “ormai di italiano ha poco e niente: è una banca straniera”. Ma soprattutto le mire di Unicrediti su Bpm rischiano di mandare in frantumi il progetto del governo di vendere Montepaschi di Siena a Bpm, così da far sorgere quel terzo polo bancario che “sta a cuore” al segretario della Lega.
Anche qui le distanze con Tajani sono enormi. L’altro vicepremier si sfila nuovamente, schiera Forza Italia con Unicredit e contro l’alleato (e la linea di Palazzo Chigi) sottolineando di essere “per il libero mercato” e ricordando che “la politica non deve immischiarsi in queste vicende”.
La collocazione in Europa
Tajani e Salvini a distanze quasi siderali anche in Europa. A Bruxelles e Strasburgo i due alleati “romani” sono su fronti opposti: Forza Italia è saldamente ancorata al PPE, i Popolari europei che sono l’architrave della maggioranza Ursula, la tedesca von der Leyen prossima alla rielezione a presidente della Commissione europea.
Sull’altro fronte Salvini, che fa opposizione da destra alla Commissione assieme ai Patrioti per l’Europa, il rassemblement di estrema destra formato assieme a Marine Le Pen e Viktor Orban.
L’Autonomia differenziata
Tornando in Italia è oggetto di scontro più nascosto l’autonomia differenziata, la riforma chiave per la Lega, l’obiettivo che il Carroccio non può fallire per non rischiare di scomparire nel nord che per decenni è stato il suo bottino di voti, rappresentandone le sue istanze prima “secessioniste” e poi autonomiste.
Riforma fatta a brandelli dalla Corte Costituzionale e ancora a rischio bocciatura anche per il referendum popolare. E sullo sfondo c’è la questione proprio del disagio di Forza Italia, che pure in CdM ha votato l’Autonomia “turandosi il naso”: una riforma che non piace soprattutto agli amministratori del Mezzogiorno del partito di Tajani, una parte del Paese che nel corso degli ultimi anni è diventata la base elettorale dei post-berlusconiani.
Lo Ius scholae
Anche sui diritti civili le distanze tra alleati sono profonde. Esempio perfetto è la vicenda dello Ius scholae, che la scorsa estate ha visto Forza Italia confrontarsi aspramente con i suoi alleati leghisti e meloniani, salvo poi fare una brusca marcia indietro.
Il partito di Tajani a lungo si era posto su posizioni lontanissime da quelle iper-conservatrici della maggioranza, aprendo alla possibilità di votare un testo che potesse introdurre la cittadinanza italiana da conferire al completamento del ciclo di studi per bambini nati in Italia da genitori stranieri o arrivati nel nostro Paese prima dei 12 anni. Apertura poi naufragata in Parlamento, con Forza Italia che si era rimangiata settimane di aperture sul tema votando contro le proposte delle opposizioni di un testo praticamente identico a quello proposto dagli azzurri.