Ancora emergenza 5 giorni dopo
Valencia, il “pozzo di morte” nel parcheggio del centro commerciale: indefinito il numero dei dispersi per l’alluvione
I sommozzatori sono entrati in quello che è diventato una piscina di fango marrone. "Un cimitero lì sotto". Sale a 213 il conto delle vittime, ancora evidente la devastazione, Comuni isolati
Cronaca - di Redazione Web
Ospitava oltre cinquemila posti auto il parcheggio sotterraneo di un grande centro commerciale a Valencia. Squadre di sommozzatori cercano i dispersi tra acqua e fango. Si temono molte vittime. Per i media spagnoli è un “pozzo di morte“, un cimitero di acqua e fango. Sale ancora intanto il numero dei morti per l’alluvione che in settimana ha colpito il Sud-Est della Spagna: 213. Ancora indefinito il numero dei dispersi.
Il parcheggio è il più grande della città. Ed è finito completamente sott’acqua. È diventato una piscina di fango marrone. I militari dell’Unità di emergenza dell’esercito (Ume) sono riusciti a entrare con i vigili del fuoco soltanto quattro giorni dopo la catastrofe, dopo aver drenato per 24 ore con le pompe idrovore quattro metri cubici di acqua.
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I sommozzatori ci si sono immersi praticamente alla cieca. Ancora indefinito il numero di persone che aveva provato a riprendere la propria auto mentre l’alluvione ha trasformato Aldaya in un’enorme palude martedì sera. Secondo alcune stime, al momento della catastrofe, al centro commerciale Bonaire c’erano 650 persone almeno, esclusi i dipendenti delle attività. Alcuni hanno parlato di “un cimitero lì sotto”.
A cinque giorni dalla catastrofe è ancora piena emergenza nella Comunità di Valencia. Il premier Pedro Sanchez richiama all’unità e invia altri 10mila militari. Si scava nel fango senza sosta. Ancora evidente la devastazione nelle zone colpite. Strade e case sommerse, travolte dal fango, automobili distrutte, accatastate in strada. Alcuni Comuni sono ancora isolati.
Migliaia i volontari, enorme la macchina del volontariato che si è messa in moto. Gli appelli richiamano altre persone ancora a dare una mano, servono braccia per affrontare il caos della devastazione scatenata dall’alluvione Dana. Tra le poche storie a lieto fine, che fanno ben sperare, quella di una donna salvata dopo esser sopravvissuta dopo aver passato tre giorni intrappolata.