L'ex capo di gabinetto del Mic
Caso Spano, l’omofobia della destra e i silenzi della sinistra
Le accuse dell’ex parlamentare dem Paola Concia e di Faraone: “Non una parola in sua difesa, è stato considerato un traditore”
Cronaca - di Paolo Comi
Il conduttore di Report Sigfrido Ranucci è ormai senza più freni. Per promuovere la prossima puntata della sua trasmissione, in programma per domenica ed in cui “svelerà” cosa si nasconde dietro la nomina a capo di gabinetto del Mic di Francesco Spano, sostanzialmente colpevole di essere gay e di avere in passato lavorato per il Pd, continua da giorni ad affidarsi alle peggiori illazioni, lasciando intendere l’esistenza di chissà quali particolari torbidi. La conseguenza delle iniziative di Ranucci sono state le dimissioni questa settimana di Spano il quale, dopo giorni di silenzio, ha deciso di rilasciare ieri una intervista alla Stampa.
“Io credo che sia legittimo, per ciascuno di noi, non condividere e financo disapprovare le scelte altrui, ma il rispetto per la vita degli altri, e per l’altro a prescindere, è un principio di civiltà invalicabile”, ha esordito Spano. “Prima ancora della nomina – ha aggiunto – era già partito un processo di discredito personale e professionale che è andato ben oltre il legittimo diritto di critica delle scelte altrui”. In una chat romana di FdI, svelata dal Fatto, Spano era stato infatti indicato come “pederasta”. “L’epiteto che mi viene rivolto – ha replicato Spano – è gravissimo nella sua portata lessicale e, ancor più, nel significato. Ma quello che è diventato insopportabile è stata la continua macchiettizzazione della mia persona e della mia vita privata da parte di certa stampa e di certa società cosiddetta ‘civile”. “Se posso usare un’espressione alta, direi che la mia coscienza politica si inserisce nella tradizione del cattolicesimo democratico. E forse recuperare un po’ di quella scuola aiuterebbe tutta la politica odierna”, ha poi concluso Spano.
Che tutto ruoti intorno all’omossessualità di Spano lo ha confermato apertamente, sempre ieri, il deputato meloniano Federico Mollicone, potentissimo presidente della Commissione cultura di Montecitorio. Mollicone ha negato di aver avuto in passato contrasti con il ministro Alessandro Giuli per la nomina di Spano, sottolineando però che quest’ultimo non proveniva “dal nostro mondo”. Circostanza che aveva quindi generato il “nervosismo del partito” di cui aveva parlato Giorgia Meloni. “Però lo ha scelto Giuli, si sarà fidato della sua capacità tecnica”, ha quindi ricordato Mollicone, secondo cui “il governo e il Parlamento devono essere giudicati sul merito delle politiche e dei provvedimenti”.
Dall’opposizione a prendere posizione su quanto accaduto è stata l’ex parlamentare del Pd Paola Concia. È “una brutta storia: e in questa storia ne ho per tutti, a destra come a sinistra. A destra sono colpevoli di una manifesta e inqualificabile omofobia. A sinistra chi ha pensato a difendere Spano?”. “È stato offeso, vituperato. Quelli di FdI lo hanno definito pederasta, un termine orribile oltre che antico. Chi della comunità Lgbtq+ lo ha difeso? Pochissimi, non i nomi noti. Eccetto Ivan Scalfarotto, non mi viene in mente nessun altro”, ha proseguito Concia, per la quale Spano è considerato da sinistra “un traditore, un’intelligenza che va con il nemico. Nessuno ha pensato semplicemente che è bravo e per questo Giuli lo ha preso con sé. Roba da strapaese”.
Tesi sostenuta dal presidente dei deputati di Italia viva Davide Faraone: “Che la classe dirigente di FdI sia omofoba e razzista è un dato di fatto. A destra dovrebbero prevalere i valori liberali, e invece qui non c’è nulla di liberale. Prima ancora del servizio di Report, la nomina di Spano era già diventata un caso per il suo orientamento sessuale, parlamentari di Fratelli d’Italia avevano detto che era inopportuna. È una cosa non degna di un paese civile”. “Difendo il fatto che Giuli aveva dimostrato autonomia rispetto al metodo militare di Meloni e di Fratelli d’Italia di scegliere la classe dirigente. Dopodiché c’è una ipocrisia della sinistra che non dice una parola. Per molto meno si sono realizzate carriere di eroi e di eroine, ma siccome si trattava di uno nominato da un ministro di destra, non meritava difesa”, ha infine aggiunto Faraone. Sullo sfondo restano dunque le pulsioni retrograde della peggiore destra che non si pone nemmeno il problema, con queste reazioni scomposte, di mettere in crisi il loro governo.