L'anarchico nemico numero uno
Cospito seppellito al 41bis, ma per Cantone è il pericolo numero uno
Nel discorso di inaugurazione del nuovo anno giudiziario il Procuratore di Perugia salta indietro di cinquant'anni e ci riporta alla strategia della tensione
Giustizia - di Frank Cimini
Nella sua relazione in vista della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario 2025 il procuratore capo della Procuratore di Perugia, Raffaele Cantone, per illustrare i pericoli derivanti dal terrorismo nella fase attuale, dopo aver citato il fenomeno islamico, che in verità in questo paese ha prodotto zero attentati, si concentra sul fronte interno.
Il procuratore, da tempo magistrato molto mediatico, se la prende ovviamente con gli anarchici e, pur avendo in mano molto poco di concreto, lancia l’allarme: «È fatto notorio come nella zona del Folignate operi da tempo un gruppo anarchico in contatto con il noto ideologo detenuto in carcere per altri reati, Alfredo Cospito. Il gruppo cui si fa riferimento è ancora attivo ed operativo, sia pure soprattutto con attività di affissioni di manifesti inneggianti alle attività rivoluzionarie e con manifestazioni di protesta a sostegno dei compagni detenuti». Bum! Il messaggio di Cantone, nonostante la sua procura sia oberata di inchieste di altro genere, è molto chiaro. Alfredo Cospito sepolto vivo e torturato al 41bis è il nemico pubblico numero uno.
Ma l’allarmismo del tutto ingiustificato sul tema della sovversione che non c’è, essendo infinitamente inferiore alla repressione, arriva anche da altre parti. A L’Aquila la Digos, con il coordinamento della procura distrettuale, ha eseguito due mandati di perquisizione nei confronti di due cittadini residenti a Pescara e a Lecco, ipotizzando nei loro confronti il delitto di istigazione alla commissione di reati con finalità di terrorismo. “I due cittadini, tramite il proprio account” – dice il comunicato degli inquirenti – “avevano pubblicato delle frasi particolarmente allarmanti, nelle quali si faceva riferimento a ‘figure politiche’ e alla necessità di ricorrere a ‘un po’ di sano terrorismo, giusto per defascistizzare questo governo’, a commento di un post nel quale veniva affermato che ‘ormai in Italia servirebbe qualcuno in grado di ristabilire l’ordine, di combattere il fuoco con il fuoco. Le Br'”. Il comunicato informa che con le perquisizioni sono stati rilevati ulteriori messaggi di interesse investigativo, costituito da frasi dall’inequivoco contenuto minatorio.
Insomma, questi apparati anti-eversione in toga e in divisa hanno poco lavoro, causa la mancanza di materia prima. E quindi devono trovare motivi per giustificare la loro esistenza e i costi. La sensazione però è che essendo questo il tenore delle investigazioni se mai un giorno emergesse una qualche forma di sovversione sarà così diversa che impiegherebbero un bel po’ di tempo a capirci qualcosa.