La riforma
Medicina, addio test di ingresso per la laurea: come cambia l’accesso alla facoltà e il numero chiuso
News - di Redazione
Le facoltà di Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Protesi dentaria e Medicina veterinaria restano a numero chiuso, ma scomparirà il test di accesso. È la novità sull’università decisa dalla Commissione istruzione del Senato, presieduta dal leghista Roberto Marti, che ha dato il via libera alla riforma che dovrà passare per il voto del Parlamento e poi delegata al Governo.
Come si accede all’Università di Medicina
Le intenzioni della maggioranza è quella di introdurre la novità già a partire dall’anno accademico 2025-26, ovvero il prossimo. La riforma prevede l’abolizione del numero chiuso al primo semestre, consentendo così di fatto l’iscrizione a tutti gli aspiranti medici senza passare dalle forche caudine del test d’ingresso.
Come avverrà dunque la selezione? Per tutti sarà fondamentale lo svolgimento del primo semestre universitario: gli studenti svolgeranno diversi esami, che saranno indicati dal governo, e al termine dei sei mesi si valuteranno i voti.
Chi ha superato una certa media potrà proseguire gli studi di Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Protesi dentaria e Medicina veterinaria. Chi verrà invece escluso potrà decidere di ritentare l’anno seguente o iscriversi ad altre facoltà, portandosi dietro gli esami superati. Di fatto dunque la selezione verrà spostata dopo sei mesi.
La riforma dell’Università
“Questa giornata rappresenta un passo storico per garantire a tutti i ragazzi l’opportunità di diventare professionisti in ambito medico. Il fabbisogno di futuri nuovi medici è di 30mila professionisti i più nei prossimi sette anni. Per soddisfarlo abbiamo già aumentato i posti disponibili per i corsi di laurea in medicina e chirurgia e veterinaria. Ma con oggi rivediamo completamente i criteri di selezione. Per il primo anno aboliamo il numero chiuso e i test d’ingresso, ma prevediamo un semestre-filtro con esami caratterizzanti, i cui risultati saranno comunque riconosciuti per percorsi formativi alternativi. In questo modo non solo investiamo nelle giuste aspirazioni dei nostri ragazzi, ma garantiamo anche una preparazione di qualità attraverso un’offerta formativa d’eccellenza”, spiega in una nota il ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini.