Il concerto a Napoli
Raiz canta Sergio Bruni al conservatorio di San Pietro a Majella: “Felice di esibirmi nel tempio della musica napoletana”
Il cantautore ha presentato il suo ultimo lavoro dedicato a uno dei grandi maestri della tradizione partenopea. Ad accompagnarlo in questo nuovo viaggio artistico, i bravissimi Radicanto. E il futuro? "L'anno prossimo con gli Almamegretta celebreremo i 30 anni dell'album 'Sanacore' e poi, chissà, vedremo quali novità potranno nascere"
Interviste - di Andrea Aversa
Il concerto è stato emozionante ed ha entusiasmato il pubblico che ha affollato l’auditorium del conservatorio di San Pietro a Majella di Napoli. Un successo per Gennaro Della Volpe, in arte Raiz, cantautore e frontman degli Almamegretta che ha presentato il suo ultimo lavoro pubblicato lo scorso anno: il disco dedicato al Maestro Sergio Bruni, ‘Si ll’ammore è ‘o ccuntrario d”a morte” e realizzato insieme ai suoi compagni di viaggio, in questa nuova e stimolante avventura, i Radicanto (con i quali Raiz ha già collaborato in passato). Loro sono Giuseppe De Trizio (chitarra classica e arrangiamenti), Adolfo La Volpe (chitarra elettrica), Giovanni Chiapparino (fisarmonica), Francesco Corrado De Palma (batteria) e Giorgio Vendola (basso). Il titolo dell’album, riarrangiato per l’occasione con note che richiamano il tango, è tratto dal testo di uno dei capolavori cantati e musicati da Bruni: Carmela, scritta dal poeta napoletano Salvatore Palomba. L’iniziativa è rientrata all’interno della kermesse di eventi Note d’Archivio per il Miglio della Memoria organizzata dalla Soprintendenza archivistica e bibliografica della Campania.
Raiz canta Sergio Bruni al conservatorio di Napoli
Artista poliedrico, Raiz, oltre ad essere un cantautore è anche attore (noto per aver recitato in ‘Passione‘, ‘Ammore e Malavita‘, ‘Mixed by Erry‘ e la serie tv di successo ‘Mare Fuori‘) e scrittore (ha pubblicato nel 2021 la raccolta di racconti ‘Il bacio di Brianna‘). Evidente la sua soddisfazione nell’essersi esibito nel conservatorio napoletano, quello che lui ha definito, “il tempio della musica classica napoletana. Un luogo ritenuto inavvicinabile per chi come me ha sperimentato generi musicali diversi. Di conseguenza, questa occasione è una sorta di consacrazione che arriva dopo anni di carriera. Un percorso musicale, il mio, non certo concentrato su questo tipo di musica. Ma con il tempo ci sono arrivato e quindi sono molto felice di esserci. Devo riconoscere che ho avuto anche già molti riconoscimenti dai ‘Bruniani’, di solito molto rigidi – giustamente – rispetto a quello che Sergio Bruni rappresenta. Ovviamente la mia è una reinterpretazione di ciò che il Maestro Bruni ha realizzato ma comunque molto fedele a quella originale“.
La musica, Napoli e gli Almamegretta
La musica di Raiz è sempre stata orientata alla sperimentazione e all’unione di generi musicali nuovi e diversi ma senza mai dimenticare le radici napoletane. “La chiave – ha spiegato il cantautore a l’Unità – è la curiosità. Io sono una persona curiosa, sempre pronta ad esplorare nuove cose. Poi sono uno a cui piace andare fino e in fondo e che ama studiare. Nel caso di Sergio Bruni tutto è nato da una passione, da un’idea che ho sempre avuto dentro di me. Poi la cosa è pian piano maturata e il lavoro e l’impegno hanno poi fatto si che si sviluppasse un progetto che a sua volta si è concretizzato in questo disco“. Non è un caso che gli Almamegretta siano stati un gruppo musicale innovativo all’interno del panorama artistico italiano. “Gli Almamegretta – ha spiegato Raiz – sono la mia casa, la mia famiglia, il progetto al quale ho dato di più in termini anche di idee e resilienza, quando le cose sono andate male dopo che avevamo raggiunto la popolarità. Tutti noi abbiamo svolto e abbiamo continuato a svolgere un determinato tipo di lavoro. Ad oggi ci siamo resi conto di essere stati una band seminale che ha creato qualcosa di nuovo. Erano gli anni ’90 e oggi siamo consapevoli che chi fa musica non può non passare per gli Almamegretta. Così come è stato per noi, ad esempio, con Pino Daniele. Il progetto è molto vivo e abbiamo organizzato un tour celebrativo per i 30 anni dell’album ‘Sanacore’. Se nel frattempo arriverà qualche buona idea degna di essere pubblicata allora lo faremo. Altrimenti, va bene così“.
Il Raiz attore e i progetti futuri
Proprio rispetto a ciò è ed è stata la musica napoletana, Raiz ha le idee molto chiare: “Oggi c’è una grande continuità rispetto al passato – ha detto il vocalist – Magari ora bestemmierò ma un marziano vedrebbe tante analogie, ad esempio, tra Pino Daniele e Geolier se consideriamo la black music, la melodia napoletana e i testi in napoletano. Ancora di più tra Geolier e noi, visto che con gli Almamegretta abbiamo sperimentato il rap e l’hip-hop 30 anni fa. Oggi i ragazzi sono anche meno ingenui e lavorano in un contesto molto più rodato e consapevole. Sono sempre molto aperto nei confronti delle novità. E quello che ascolto in linea di massima mi piace. Se proprio devo dirti qualcosa che non preferisco, lo andrei a trovare in certi testi, spesso troppo legati alla malavita e a contesti violenti. Io in passato ho scritto due pezzi, come ”O bbuono e ‘o malamente’ sulla criminalità e ’47’ sulla morte di un camorrista ma non sono stati un’esaltazione di questa retorica che elogia la criminalità. Retorica nei confronti della quale sono assolutamente contrario“.
L’incontro inatteso e gli aneddoti del passato
Rispetto al cinema, invece, Raiz ha iniziato il suo percorso molti anni prima dell’exploit avuto con Ammore e Malavita e Mare Fuori. “Io ho sempre fatto nel mio piccolo teatro – ha raccontato Della Volpe – Ho lavorato molto con una compagnia di Lecce che si chiama Koreja (Teatro Stabile d’Innovazione del Salento, ndr) con la quale abbiamo portato in giro per molto tempo uno spettacolo di Brecht. Ho sempre fatto qualcosina ma come ‘underground e b-side’ rispetto al mio lavoro riservato alla musica. Ho fatto anche qualche cameo in alcuni film“. Poi c’è stata una sorpresa, si è avvicinato un uomo che ha mostrato una foto a Raiz: era Enzo Petrone, bassista degli Osanna, storica e avanguardistica progressive rock band napoletana degli anni ’70 (tra i primi in Italia ad andare in scena con trucchi, costumi e coreografie particolari). Da quel momento l’intervista si è trasformata in una conversazione con protagonisti tantissimi aneddoti del passato. Così ho potuto scoprire che Raiz anche grazie a Petrone ha mosso i primi passi (“retribuiti“, ha specificato ridendo Della Volpe) nel mondo della musica, grazie alla sua voce, unica e riconoscibile. “Ma poi non ha mai avuto paura di tentare – ha dichiarato Petrone – Se gli dicevi, fai da Luca Carboni ai Queen, per lui non c’erano problemi. Ricordo ancora il primo locale dove suonammo, il Kiss Cafè“.
Conversazione con il Maestro
Durante il concerto Raiz ha recitato un dialogo immaginario, tra lui e il Maestro Sergio Bruni. Quest’ultimo era noto per aver avuto un carattere un pò spigoloso e nonostante le figlie avessero fatto sapere a Raiz di aver apprezzato il suo disco-omaggio dedicato al papà ormai scomparso, il cantautore ha voluto chiedergli cosa ne pensasse. E Bruni gli avrebbe risposto: “Raul, Raiz, come ti chiami? Vabè, insomma, alla fine il disco non è poi venuto così male“. E il Maestro avrebbe avuto ragione ancora una volta.